“Surfuru sugnu!”<>Zolfo sono!

(Foedera respectanda!)

Filiciuzzu ‘u Tabacchinaru doveva recarsi a Catanzaro Marina per sbrigare una faccenda presso quella Delegazione dei Monopoli di Stato.

Va da ‘Ntuani, ‘u trainieri, che era solito fare la spola Girifalco-Catanzaro Marina e viceversa.

Toc, toc!, bussa alla porta del carrettiere. ‘Ntuani quella sera era andato a letto prima del solito perchè l’indomani si doveva alzare presto per scendere alla Marina a fare un carico di zolfo.

-        Cu è?, chiede ‘Ntuani sedendosi sul letto.

-        Sugnu iu!, Filiciuzzu ‘u tabacchinaru!

Al che ‘Ntuani si alza, s’infila i pantaloni e mentre con una mano se li tiene stretti ed alti alla vita con l’altra apre la porta.

-Dicitimi, Filiciuzzu miu!, chiede ‘Ntuani.

-        Sianti ‘Ntuani!, domani matina aju mu scindu a la Marina pe nn’ affara urgente a la Delegazione e mi hai de dara nu passaggiu.

-        Impossibila!, cu tuttu lu cora, Filiciuzzu miu!, vui sapiti quantu vi stimu! No vvi puazzu favorira, domani aju nu carricu pisanta e l’animaleddha a malappena lla ‘fa.

Di rimando Filiciuzzu:

-        Tu mi hai de providira pecchì iu aju mu scindu urgentemente a la Marina. E pua … carrichi nu quintala de menu de surfuru ca ti pagu iu pe lu saccu chi non puarti!

La mattina seguente di buon’ora i due partono per la Marina.

La strada è polverosa. Si sentono gli scalpitii della bestia e il caratteristico rumore della breccia che si sbriciola, si sfarina sotto le ruote ferrate del traino. La tratta Girifalco-Catanzaro Lido viene, infatti, asfaltata a fine anni ’50 del secolo scorso.

Per vincere la monotonia i due parlottano del… più e del meno.

I fortini, fortificazioni antiaeree, ora lunotti di cemento rimasti a cappello delle colline degradanti verso il mare – mute sentinelle di tempi di cui per niente si auspica il ritorno – fanno sì che i discorsi di Fliciuzzu e ‘Ntuani vertano sulla Seconda Guerra Mondiale appena conclusasi.

-        Eh!, Filiciuzzu! La guerra ni portau pitittu, paura, peducchi!

E, chissu fu nenta, ‘Ntuani miu!, Ti ricuardi li lampi chi vidiiumu de Cirifarcu quandu bombardavanu a la Marina! Chi vittumu nui! Ah!, sì, n’ aroplanu ni lanzau nu bidona chi catta a li carrusi.

-Filiciuzzu miu! Mussuluangu ni ruvinau!

-A mia lu dici? Lu sacciu io! La genta pigghia ncridenza puru lu sala! Aju nu libru chinu de debituri!

Sta per albeggiare e sono, già, sul ponte di Corace alle porte di Catanzaro Marina.

Arrivati, ciascuno va per la propria strada – l’uno a sbrigarsi la faccenda alla Delegazione dei Monopoli di Stato, l’altro a fare il carico di zolfo – dandosi appuntamento per il ritorno a una ora dopo mezzogiorno al ponte sul  Corace dopo il passaggio a livello.

All’ora stabilita, puntuali l’uno e l’altro, convengono al passaggio a livello e riprendono il viaggio di ritorno.

Il traino è carico di sacchi di zolfo e Filiciuzzu vi si stende comodamente sopra, ‘Ntuani, invece, seduto al suo abituale posto di guida del ….. veicolo.

Di tanto in tanto echeggiano gli schiocchi dello staffile che ‘Ntuani manda in alto, in aria per incitare la bestia ad andare piu svelta.

-Vai Baruna, vai ca sta scurando e nui simu ancora pe via!, grida ‘Ntuani al povero animale.

Superato il bivio di San Floro e doppiata la curva del Saponificio Costa alla salita  di Malaidi l’equino dà segni di non farcela a tirare il carretto per l’erta.

D’altronde i carrettieri in quel tratto erano soliti  scendere e dare, …. una mano alle loro bestie. E cosi fa ‘Ntuani che sceso dal carretto  si dà a spingere e nel contempo chiama Filiciuzzu perché scenda e lo aiuti.

Ma, Filiciuzzu, memore di quanto era stato pattuito, stendendosi ancor di più, quasi volesse confondersi tra i sacchi di zolfo, mormora:

-        Surfuru sugnu!……..

La frase – Surfuru sugnu!- entrò nell’anedottica locale.

E divenne sinonimo di lealtà, di fedeltà. Ad essa si ricorre ogni qual volta si voglia dare ad intendere che si è di  parola, che si tiene fede agli impegni presi.

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