Nel passato la Chiesa era solita concedere ad alcune famiglie l’indultum oratorii privati, cioè l’autorizzazione a istituire, ciascuna nella propria abitazione, un oratorio privato. Il concessionario, dunque, da buon cristiano, attendeva in casa propria sua sponte et suo commodo, alle pratiche religiose come se si fosse recato o trovato in chiesa. Ed ancora, non era raro il caso che nelle chiese, alle nobiltà locali, fosse riservata una posizione privilegiata. A Girifalco, infatti, sotto le due arcate che precedono l’abside nell’ex chiesa dei Padri Predicatori di San Domenico, ora Parrocchia di Santa Maria delle Nevi, vi erano due palchetti o matronei dai quali gli Ottimati del luogo potevano assistere indisturbati alle funzioni religiose. In alcuni oratori privati si godevano benefici spirituali, quali le indulgenze plenarie(77976),lincentia confitendi et comunicandi (34264), licentia sumendi SS.Eucharistiam (44050). Singolare, poi, la concessione dell’oratorio a Luigi Sanseverino di Bisignano e Conte si Saponara, della cui esecuzione, essendo il principe in lite con il Vescovo, viene incaricato l’Arciprete.(34415).Una particolare attenzione alla principessa di Squillace, Lucrezia de Cardines, alla quale viene concesso l’oratorio privato perché novantenne.(33716).Dapprima i beneficiarii dell’indultum oratorii privati furono le famiglie titolate e quelle che per tradizione, censo, posizione sociale ecc. erano ritenute nobili. In seguito l’indultum fu concesso anche alle famiglie emergenti, che, pur non potendo vantare una tradizione di nobiltà, a testimonianza degli “Ordinari Diocesani” vivevano more nobilium. Però, mentre in origine la concessione (vedi i Milano num.ri 69510-69616-79129) dell’oratorio privato costituiva un privilegio riservato alla nobiltà di vecchia data e titolata, per le famiglie emergenti o, meglio dire, per i borghesi-galantuomini, veniva a rappresentare un attestato, un riconoscimento del social status raggiunto, così come oggi può rappresentare l’onorificenza conferita da un ordine cavalleresco o commendatario. Altra categoria ammessa ad usufruire dell’oratorio privato, però, in caso di infermità fu quella degli ecclesiastici. Dalla rilevazione, che siamo riusciti a fare sul “REGESTO VATICANO PER LA CALABRIA” di Padre Francesco Russo, siamo indotti adire che la Chiesa nel passato concedeva con estrema facilità l’oratorio privato. Ne abbiamo, infatti, individuati circa un migliaio riferiti ad un arco temporale che va dal 10 luglio 1617 al 17 dicembre 1861! Oggi, poi, alcune concessioni potrebbero apparire del tutto originali. Al duca di Montalto, N.V.Antonio Aragona et Moncada, perchè ammalato, fu concesso il permesso di ascoltare la Santa Messa che si celebrava nel suo oratorio, attraverso la finestra della sua camera da letto(…qui gravi infirmitate detentus, lectodecumbere cogitur, datur licentia audiendi Missam in eius oratorio,cubiculo vicino, ita ut per fenestram audire possit et ecclesiastica sacramenta sumere valeat…30885 Reg.Vat.). Analoga concessione del Vescovo di Squillace a Pasquale Grande di Torre di Ruggiero(..qui in parietedomus suae habitationis habet fenestram, ex qua in sacram aediculam
eidem domui adiacentem prospectus habet, datur licentia audiendiMissam ex dicta fenestra…76085 Op.Cit.). Non vi era uniformità di modi nell’approntare gli oratori, essendo la loro realizzazione legata a vari fattori relativi alla disponibilità di locali, di mezzi e, non ultimo, alla fastosità che gli si voleva dare. Nella maggior parte dei casi gli oratori privati consistevano in semplici altari, che a volte venivano incassati in armadi a muro così come ci è pervenuto quello dei Caracciolo di Girifalco (ora proprietà della famiglia De Vinci-Palaia).In rari casi, invece, gli oratori privati erano delle vere e proprie cappelle come quella della famiglia Benincasa di S. Giovanni in Fiore nell’omonimo palazzo,ora sede dell’Asilo Infantile, fondazione voluta ed istituita dagli eredi della predetta famiglia. I Benincasa, inoltre, si apprende da strumenti notarili, nel secolo XVIII esercitavano il jus patronatus con diritto di nominare il sacerdote sulla cappella di San Francesco Saverio nella Chiesa Parrocchiale. Sul Regesto di Padre Russo al n°76268, datato 5 dicembre 1845, è riportata la concessione dell’oratorio a beneficio di alcuni componenti della famiglia e che integralmente trascriviamo: Archiepiscopo Cusentin. Simile indultum proRosa, Ursula. Barbara, Catherina et Maria Antonia Benincasa, sororibusterrae S. Ioannis in Fiore, Cusentin dioc. Dat. Ut s. Secr. Brev. 5073,n.202. Supplica e testimoniali dell’Arciv. Pontollo. 5 nov. 1845. E’ evidente che si tratti di rinnovo dell’autorizzazione della quale i Benincasa erano già da tempo beneficiari. Concessionari dell’indultum oratorii privati furono anche i Lopez, altra famiglia sangiovannese, che nei primi decenni del secolo XIX s’imparentò con i Benincasa. I Lopez emersero tra fine settecento ed inizio ottocento divenendo, per le sostanze accumulate, notabili proprietari galantuomini (Cfr.Martucci – Le nozze di donna Michelina – Rubbettino). La posizione economica raggiunta permetteva ai Lopez di condurre un tenore di vita tale da essere annoverati fra i nobili e consentire loro la concessione dell’oratorio privato, status symbol della posizione sociale raggiunta:Vicario Capitulari ecclesiae Cusentin. Pro Fidele, Antonio, Francisco Saverio, FranciscoAntonio et Paulo Antonio Lopez, germanis fratribus, et Rachele,Seraphina, Rosa Xaveria et Catharina, eorum sororibus, ac Maria Arcuri,eorum matre, de terra S. Ioannis in Floribus, Cusentin. Dioc., qui morenobilium vivunt, indultum oratorii privati in civ. Et dioc.Cusentin. Dat.Romae, apud S. Petrum, sub anulo Pisc., die 30 Aprilis 1833, an.3°.Exponi nobis. Secr. Brev. 4859, f.513. Al f.528 la supplica; al f.529testimoniali del Vic .Cap. Del Vecchio. Le concessioni dell’indultum oratorii erano strettamente nominali, ma non era raro il caso che dei benefici spirituali godessero altre persone legate da stretti vincoli di sangue e in alcuni casi(79632) venivano estesi al personale della casa e talvolta ai lavoratori delle terre del signore…………………………………………………………………………………………………………..
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Fino agli anni ’60 del secolo scorso, la Chiesa dell’Addolorata, rispetto all’abitato, era in posizione marginale, extra-moenia.
Le contrade Braconi e Colajerni, ora rispettivamente Via Braconi e via A.Volta non erano ancora state edificate, urbanizzate. Vi si accedeva alla Chiesa da Via Marconi. Nei giorni della “Settina” per Via Marconi era un allegro vociare misto ad un rumore di passi più o meno svelti per la delizia dei “Cruciari” , i residenti di via Marconi,che in quei giorni si sentivano all’attenzione del mondo.
I fedeli affluivano soprattutto dalle contrade di Braconi e di Colajerni, percorsi, si, non tanto agevoli ma alternativi perché più brevi, naturalmente fra i mugugni più o meno manifesti dei proprietari che mal sopportavano che per i loro campi si aprissero varchi e passaggi.
Abbiamo presente ancora la bella visione che guardando giù dal Sagrato dell’Addolorata coglievamo per l’ampia distesa di Braconi.
Il biondeggiare delle sue restoppie riluceva ai raggi del sole che volgeva all’Occaso. I suoi sentieri brulicavano di figure che andavano distinguendosi man mano che procedevano in avanti. Erano giovani, adulti ed anziani, uomini e donne che provenivano dalle zone basse del paese cioè quelli della Cannaletta, dei Parriadi, di Piazza S. Rocco che per raggiungere l’Addolorata preferivano quel percorso breve rispetto agli altri.
Della costruzione della Chiesa non abbiamo notizie sicure, ma un dato è certo. Nella “Lista di carico”della Cassa Sacra compilata all’indomani del sisma del 1783 non risulta iscritta fra le “fabbriche di culto” rilevate all’epoca.
La “Settina dell’Addolorata” veniva e viene celebrata con solenni funzioni religiose: ora con la celebrazione della Messa seguita da letture devozionali intercalate da canti, mentre prima che entrassero in vigore le disposizioni del Concilio Vaticano II venivano cantati i Vespri seguiti dalla Benedizione Eucaristica. L’Arciprete Don Ciccio Palaia faceva venire il Predicatore, di solito un religioso conventuale.
Per dovere di cronaca, una sera, durante la predica avvenne un fatto increscioso. Si era nel periodo della “Guerra Fredda” e anche dai pulpiti a volte in maniera più o meno velata, qualche frecciata contro le formazioni politiche di sinistra.
E avvenne che “mastro Vincenzo Palaia” una sera interruppe il Predicatore invitandolo a non fare politica dal pulpito. Apriti Cielo! Scandalo!, interrompere in Chiesa un predicatore! Mastro Vincenzo Palaia fu denunciato all’autorità giudiziaria.
Ricordiamo come quella sera Don Ciccio Palaia scendeva dall’Addolorata a passi svelti e gli si notava in viso lo sdegno! Ma mastro Vincenzo Palaia anche se militava nelle file del Partito Comunista non era un mangiapreti, tutt’altro! viveva, si può dire, all’ombra di don Ciccio del quale aveva una grande considerazione,ammirandone la preparazione, la dottrina! Non ricordiamo l’epilogo della faccenda, ma passati i bollori del momento, pare la comprensione sia prevalsa.
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La Settina dell’Addolorata richiamava nella zona moltitudine di popolo…..
-ragazzi,giovinetti,giovani perdi-giorno- per motivi non religiosi, ma di divertimento.
E l’interesse era concentrato nel burrone che corre a pochi passi “’u cafuna dell’Addolorata”.
Il burrone corre per un terreno ricco di marna detta jzzo o gesso di bassa qualità. Quindi le pareti del burrone erano e sono costituite da strati friabili.
Il burrone veniva letteralmente invaso e le sue pareti aggredite con ogni mezzo o utensile atti ad estrarre dalle friabili pareti, lastre, pezzi di jzzo.
Era uno spettacolo osservare quella moltitudine di cavatori in erba, l’alacrità si…. Toccava!
Ricavato il proprio pezzo i più bravi si cimentavano ad abbozzare figure umane, i meno bravi ad accenni lineari…….
L’AZATA
(Da un “pastone redazionale” apparso sul numero 4 del 1999 di Pagine Bianche)
Da tre secoli, nel pomeriggio di Martedì grasso, a Girifalco si porta in processione la statua di San Rocco, il suo protettore.
Questa commistione del sacro col profano è sempre stata motivo di perplessità ed ha sollevato dubbi e interrogativi circa le ragioni che sono all’origine della particolarissima cerimonia.
La giornata di martedì, che chiude il periodo di Carnevale ed apre le porte a quello di quaresima, è, infatti, una giornata “godereccia” che certo non si adatta alla riflessione e al raccoglimento nella preghiera.
Col tempo si è persa la memoria e la consapevolezza del motivo di questa processione, che, per la devozione con la quale viene celebrata e la grande partecipazione popolare, ha sempre costituito uno dei segnali della profonda religiosità dei girifalcesi.
Nel tempo sono state azzardate molte interpretazioni, ma tutte appaiono frutto di virtuosismi intellettuali. Qualcuno la volle in qualche modo legata al Carnevale (ad un periodo di spensieratezza ne segue un altro di
riflessione e di penitenza) e si credette anche di intravedere un parallelismo etimologico fra l’Azata (1) (alzare le carni) e Carnevale (carnem levare).
Ma un documento del XVII secolo, giacente nell’Archivio Diocesano di Squillace e riportato alla luce dal compianto Turuzzo Sinatora e a noi consegnato in fotocopia, fa giustizia di tutte le interpretazioni finora avanzate sull’Azata.
Dalla Bolla si evince che in origine l’Azata fu istituita come festa di ringraziamento a San Rocco per avere liberato Girifalco dalla peste: secondo la credenza popolare, infatti, San Rocco, nella potenza della sua intercessione, si alzò sull’umanità sofferente e allontanò da essa il letale morbo che in quel periodo (siamo nel 1600) aggrediva uomini, animali e cose.
Nella supplichevole richiesta del popolo di Girifalco, trascritta nella Bolla, si legge tra l’altro:<Nell’anno della natività del Signore 1657, il 25 del mese di marzo… il Sindico,Università et huomini della Terra di Girifalco umilissimamente espongono a V.S.R. ma come havendo edificato una chiesa vicino le mura di detta terra sotto titulo di S.to Rocco per la grazia ricevuta da
N.S. di essere stati liberati dalla peste che gli ha sin qui con molta mortalità fieramente vessato, desiderano erigere detta chiesa in Confraternita di Laici… de sacchi e con le infrascritte prerogative et privileggi, la supplicano però a degnarsi di erigere canonicamente della Confraternita e di concederli oltre le solite … anche le infrascritte grazie che lo riceveranno
per affetto segnalato dalla sua benignità. Ud dues…>
I “privilegi” allora concessi furono quelli di erigere la Confraternita di laici, di celebrare le Quarantore del Santissimo Sacramento, di esporre la Reliquia di San Rocco e di portare la sua statua in processione sia nel giorno della sua festa, sia per altre gravi necessità: funzioni religiose che sono state tramandate fino ai giorni nostri, costituendo un esatto riscontro degli avvenimenti di quel lontano marzo di più di trecento anni fa.
(1) G.Rohlfs Nuovo
Dizionario Dialettale della Calabria
Storia della Chiesa di San Rocco
(….Così come siamo riusciti a leggerla e a trascriverla, or sono molti anni, da un manoscritto).
“Questa Chiesa corre la tradizione che fu eretta la prima volta nel luogo ove adesso si trova per il seguente fatto miracoloso. Trovossi in mezzo il pantano (perchè tale era la natura del luogo) un’effige di S.Rocco dipinta sulla tela che a tutte le quattro estremità terminava con cimosa. Detto quadro si portò nella Chiesa Matrice ch’allora trovavasi nella contrada Pioppi, ed ancora s’osservano i ruderi, perchè non più si costruì dopo che (fu) distrutta dal terremoto del 1783.Si vuole (sempre per tradizione del volgo, non da documenti sicuri) che il quadro trovossi novellamente al pantano dove apparve la prima volta; e ciò avvenne per ben tre volte. Così vedendo i naturali di questo paese pensarono che S.Rocco volesse edificata in tale luogo una chiesa e fin d’allora si fece, non si sa però l’epoca certa della prima edificazione.
Certo s’è che nell’anno 1654 questa chiesa esisteva e fu distrutta dal terremoto in detto anno. Questa prima chiesa dedicata al nostro S. Rocco era più lunga………………….. s’osserva l’antica fondazione proprio all’argine del fiume che scorre dietro d’essa.
Si prova pure che era più lunga da una base che trovavasi proprio dove attualmente esiste la porta tra la Sagrestia e la Chiesa, questa base dimostra essere stata dell’antico arco maggiore. Si ricostruì l’attuale e terminossi l’anno 1665 e risultava d’un millesimo scolpito nella pietra che trovavasi al muro del campanile della parte del vico, quando si restaurò il campanile si disperse. Dopo ricostruita il terremoto del 1783 non l’arrecò, per grazia di Dio, nessun nocumento e ciò si rileva (oltre dalla patria tradizione) dai cenni registrati in occasione di tanto terribile flagello dal Reverendissimo Arciprete D.Giuseppe Bova nel Libro Parrocchiale della Chiesa Matrice.
In questa nuova Chiesa di S. Rocco oggi esistente, sento il dovere descrivere quanto appresso raccomandando ai miei Parenti passare dopo il Signore mi vuole a se, questo libretto a chi mi succederà al governo della Chiesa in parola.
La Chiesa fu eretta per quanto ho potuto scorgere in diverse occasioni sulle fondamenta della prima e fino al 1860 circa restò come s’era compita. Dopo la detta nuova erezione trovavasi più bassa d’adesso ed aveva il soffitto di tavole d’abete tutto piano. Un procuratore per nome D. Costantino Spagnuolo vedendo che gli oboli a S. Rocco andavano crescendo gli saltò in mente migliorare la Chiesa e pria di tutto la fece alzare, e dopo incominciò volta che al presente esiste, e poi in seguito si compì d’altri procuratori della festa del Santo. La volta è costruita di figuline e gesso, e devesi usare cura a non cadere molta acqua dalla tettoia altrimenti può arrecare danno bagnandosi soverchiamente. Il cornicione ha formata l’ossatura di legname e di canne, si deve pure usare vigilanza a non penetrare acqua dai finestroni. I due lati di detti cornicioni che sono…………………………………………………………………cornice dell’altare maggiore sono con ossatura di pietra, e si conoscono perchè gli ornati dimostrano non essere stati fatti a quei due punti (?) da chi fece il resto in gran parte. Sotto il pavimento della Chiesa esistono, proprio nel mezzo alcuni sepolcri che contengono acqua. Attorno della parte di fuori si trova circondata da conduttura per la quale non scorre, ma per mantenersi asciutta la Chiesa per quanto è possibile. Nella Sacrestia quando si fece l’attuale pavimento a mattoni trovossi pure dalla parte interna ……………………..una conduttura da sotto la scala che si scende venendo dalla parte di fuori; e dal muro del levante…………………………………..La prospettiva davanti fu fatta sulla vecchia, però le fondamenta nuove sono meno di quelle del muro vecchio si (?) misero sotto prima di darsi principio alla muratura, alcuni pali di legname di castagno. Il muro di sotto dalla parte che lega al campanile pria di rinnovarsi, mostrava alcune spaccature….che….corrispondevano entro e fuori….queste dell’orchestra in sopra….L’orchestra fu fatta tutta di pianta, mentre il vecchio era di legname….Esso è ben solido….tutto si fece con regola in mezzo alle colonne di fabrica….che servono di sostegno, vi sono grossissimi bastoni di ferro quatrilateri da capo a fondo:. Il campanile fu costruito sopra il vecchio che era sfrantumato però di quanto s’è potuto si prese ogni cura al risarcimento della muratura ed alle fondamenta. Però con mio grande duolo faccio noto che la spaccatura di mezzo la volta della Chiesa comparve dopo la fabbrica che l’accrebbe al frontespizio, e dopo la ricostruzione del detto campanile come pure quella che s’osserva sopra la porta che sì entra all’organo fu la spaccatura causata dalle stesse circostanze.
Tante cose non succedevano in danno, se i capricci secolareschi, non giocavano per lo mezzo, nel formare il Municipio la Commissione per la festa di S. Rocco ed alle vicende dei partiti soggiacque e soggiace la Chiesa di S. Rocco, Iddio sa con quanti miei crepacuora discapito di essa Chiesa. Potrei qui far noto minutamente di tutto quanto successe in rovescio e per quelli che avvennero le mancanze e i discapiti, ma la prudenza non me lo permette. Pria di terminare questa parte che riguarda la costruttura debbo notare che per sotto la scala c’è un segnale vicino alla conduttura di sopra detta che si fece per giungere da sotto la scala alle acque che si trovano nei sepolcri in mezzo della Chiesa come s’è prima notato.
Le cose camminarono male sempre per questa Chiesa che io tanto ho servito, con amore e fedeltà in mezzo a tante sciagure e contradizioni e perchè………………. ……………….. Lo diranno altri per me in posterum . Passiamo ora ad una parte che è assai più interessante delle cose fin qui dette. Riedificata che fu questa Chiesa di S. Rocco il Sindaco di quiell’epoca col popolo fecero istanza ad essere elevata a Chiesa Parrocchiale e fu concesso nell’anno 1672.Pacificamente i Parrochi esercitavano i di loro uffizii fino a l’anno 1832. Si fa noto che il 1797 il trenta Settembre col Piano del Marchese Fuscaldo al Parroco di detta Chiesa oltre le rendite proprie venivano assegnate ducati ottanta come supplemento di congrua. Camminarono le cose nel modo prescritto fino all’anno 1819, in detta epoca Monsignore Montiglia Vescovo della Diocesi di Squillace emanò regolamenti alle Chiese di Girifalco che furono i seguenti.
Tralascio di apportare qui il decreto latino emanato dal Vescovo perchè viene espresso nei seguenti articoli:
Che trovandosi eretta la Comuneria Corale nella Chiesa Matrice di Girifalco, sotto il titolo di S.Maria delle Nevi, sin dal tempo che il Signor Marchese di FuscaldoVicario Generale delle Calabrie, col suo piano annessò tutte le rendite delle Cappelle di S. Pietro, di S. Lucia, di S. Giovanni Battista, di S. Domenica, Ssma Annunciata, S. Rocco, S. Giuseppe, del Ssmo, dell’Immacolata, i monti del Rosario, e di S. Rocco, e d’alcuni beni dei Riformati, che in tutto fanno la rendita di circa annui ducati 415 ed altri ducati 27/24/211 (?) della Curata di S. Rocco, ed altri duicati 40 circa della Chiesa Madre di S. Maria delle Nevi come dalla copia legale presso gli atti dalla quale apparisce ancora, che il numero dei Cappellani Corali oltre l’Arciprete, dovevano essere dieci tutti nativi del Comune di Girifalco, quali come aveano diritto nella partecipazione diritto nella partecipazione delle rendite, così venivano assoggettati a pesi annessi a detta rendita. Resta fermo che il numero dei Cappellani sieno dieci tutti Cittadini oltre l’Arciprete, il quale sia la prima dignità e quello risulterà Vicario perpetuo abbia il primo Luogo presso l’Arciprete e prima dei Cappellani, dei quali il più vecchio di servizio sarà il decano che precederà agli altri otto.
Che tanto le rendite dell’Arcipretura delle Nevi, che della Vicaria Curata di S.Rocco, quanto tutte l’altre rendite delle Cappelle, Monti e Monastero nonchè qualunque jus, ragione, emolumento, diritti di stola, avventizii di qualunque sorta restarò (?) in una sola massa uniti dalla quale, tolto quanto occorre per pesi intrinseci (?) di fondiaria, censi, passivi, mantenimento di colture, liti, manutenzione delle due Chiese della Neve, e di S. Rocco nonchè il mantenimento di culto dell’una e dell’altra in detta massa introiterà ante partem ducati 40 l’Arciprete e ducati 25 il Vicario Curato per ciascuno anno, mettà cioè in danajo (?) e mettà in censi, e fitti, e del restante in massa l’Arciprete abbia a partecipare per due preti e per una il Vicario Curato a pari d’ogni altro Cappellano partecipante.Nei pesi però l’Arciprete e Vicario Curato devono ciascun di loro portare uguale parte di uno dei Cappellani L’introito poi che farà l’Arciprete, Vicario Curato delle scritture ossiano (?) fedi parrocchiali, ne prenderà la doppia l’Arciprete, ed una parte il Vicario Curato, senza che potessero pretendere cosa i cappellani.
Che la Cura risiede principali modo nell’Arciprete e Vicario Curato dipendente dal detto Arciprete nel modo che attualmente si ………………e secondariamente presso tutto il Corpo Clerale con dovere per ciascuna settimana due di essi per turnum impiegarsi alla cura spirituale dell’anime, sempre colla dovuta dipendenza del di loro Capo anche per l’amministrazione dei Sacramenti assistenza ai moribondi ecc.
Che in tutte le Domeniche dell’anno, nonchè nelle solennità di prima classe, nello Ottavario del Corpus Domini, nella Notte di Natale, nei tre giorni ultimi della Settimana Santa, sian tutti vestiti sempre di cotta, mozetta e birretto, recitare in Chiesa l’ufficio divino del giorno che corre, e cantare la messa pro populo per turnum cominciando dall’Arciprete. E se taluno arriverà in coro dopo terminato il primo notturno ancorchè assisterà a tutto il resto sarà puntato (?) di grana cinque per ciascun giorno, eccetto se sarà leggittimamente impedito, per cui viene considerato come presente dai Sacri….., come pure se per tre mesi senza leggittima causa riconosciuta dal Vescovo non interverrà al coro decade costui ipso facto dal diritto di partecipare da Cappellano, e potrà il Vescovo conferire questa sua rata ad altro Sacerdote cittadino.
Che tanto la mesa dell’aurora, quanto la messa ultima nei dì festivi si deve portare (?) per turnum dai Cappellani.E coloro che la faranno da Confessori in tutto l’anno debbono percepire carlini trenta per ciascuno ante partem, eccetto l’Arciprete, e Vicario Curato.E che questi a discrezione dell’Arciprete suddetto e Vicario Curato devono ascoltarle e nella Chiesa Matrice e nella Chiesa di S. Rocco.
Il 6° e il 7° articolo non stimo necessario trascriverli.
Piazzo qui appresso meglio il piano di Fuscaldo copiandolo qui si trova la parte che riguarda Girifalco.
“Copia estratta dal Piano Ecclesiastico formato dal Marchese di Fuscaldo per la Diocesi di Squillace il trenta Settembre 1797.
Girifalco = Le anime sono circa 3023 e sono governate da due Parrochi, cioè dall’Arciprete nella Chiesa Matrice di S. Maria delle Nevi che tiene la rendita particolare di circa annui ducati quaranta, e dal Parroco di S.Rocco, che tiene la rendita di circa annui ducati ventiquattro. Vi esiste un convento di Domenicani colla rendita di circa annui ducati mille settanta. Vi sono le Cappelle Laicali di S. Pietro, di S. Lucia, di S. Giovanni Battista, di S. Domenico, dell’Annunziata, di S. Rocco, di S. Giuseppe, del Santissimo, e dell’Immacolata, i Monti del Rosario, e di S. Rocco ed alcuni beni dei Riformati, ed in tutto fanno la rendita di circa annui ducati 415. Si è appuntato, che al Parroco di San Rocco, oltre le proprie rendite e diritti della sola stola bianca, si paghino ducati ottanta dalla Comuneria, come appresso si dirà, restando tenuto di mantenere la sua Chiesa ed il SS.mo. E si è appuntato benanche che di tutte le rendite delle mentovate Cappelle si eriga nella Chiesa Madre di S. Maria della Neve una Comuneria Ricettizia circa patrimoniale, col numero di dieci Cappellani Corali, compreso l’Arciprete, porzione doppia, oltre le sue particolari rendite e diritti della sola stola bianca: coll’obbligo ad essa comuneria di mantenere la Chiesa ed il SS.mo, e di celebrare le messe delle dette Cappelle nel numero al quale dal Vescovo si ridarranno ; nell’intelligenza che tanto nella prima erezzione, quanto nel caso delle future vacanze, si debbono alla Comuneria ammettere quelli Sacerdoti nativi del paese che il Vescovo crederà più meritevoli.”
Catanzaro 22 Settembre 1893
Visto
Il Prefetto L’Archista
L. Bettioli Raf. Ciaccio
Prima di ritornare al discorso primario giudico opportuno alcuni specificazioni sopra i citati articoli’ ed al piano notato sopra. Quando si facevano le funzioni alle quali dovevano intervenire tutti i Cappellani, il Vicario di S. Rocco non prestava presenza, solo interveniva alle processioni, e le terze domeniche saliva alla Matrice dopo il Santus della Messa cantata per trovarsi pronto al giro che processionalmente faceva e tuttora si fa in esse/alle terze domeniche. Al piano di Fuscaldo si dee notare bene quanto riguarda al Parroco di S. Rocco, perchè con gli statuti di Montiglia v’è qualche contradizione. Dopo aver notato questi articoli ed il Piano Ritorno di bel nuovo a legare il discorso, dissi, che fino al 1832 i Parrochi di S. Rocco pacificamente esercitavano i loro uffizii.Fu allora che passò all’altra vita il Parroco o Vicario Curato D. Francesco Sestito e l’Arciprete Marra D. Luigi fu Bruno s’imposessò dei Libri Parrocchiali di S. Rocco e non più volle restituirli. Monsignor Vescovo D. Andrea Rispoli allora Pastore della nostra Diocesi, ed il suo successore, furono sempre in lotta, per così dire, con tale Arciprete, e oltre che l’ultimo per nome Monsignore Pasquini seguì le norme del suo antecessore, cercava mezzi più stringenti, con tradizioni e quindi nulla sò di preciso per mette…in questi cenni. Dopo la morte del Sestito so che il Marra si volle rendere assoluto padrone in S. Rocco, e i sopra nominati Vescovi, mandarono i seguenti Economi Curati per interromperlo, D. Domenico Pitaro di Torre Ruggero, D. Vincenzo Procopio da Gasperina, D. Salvatore Tolone da qui, D. Gaetano Parise fuori Diocesi. Altri che non so precisare i nomi. E finalmente fu Economo Curato di San Rocco Angelo Marinaro da qui. Il nostro Vescovo D. Raffaele Morisciano dopo il decesso di Marinaro, mise a reggere detta Chiesa I° D. Francesco Saverio Riccio. II° D. Raffaele Maccheroni. Attualmente che sto scrivendo sono io Giuseppe Fodaro che la servo col titolo di Rettore Curato. Per difendere l’oppresione dai……. Arcipreti non escluso l’attuale D. Luigi Marra fu Annibale.
Debbo qui notare cose le quali pajono impossibili essere accadute, e pure son tutte vere. L’Eccellentissimo Nostro Vescovo D. Raffaele Morisciano non era a chiaro della forma della Chiesa, e nel destinare o meglio nel confermarmi rettore di S. Rocco nella Bolletta mi dichiarava di una Chiesa succursale e non Parrocchiale, fu allora che ho conosciuto essere giunto il tempo da me tanto desiderato a manifestare, che la Chiesa di S. Rocco è Parrocchiale, e che per sorprusi, ed abusi di potere fu tutto celato all’Ecc.a …Volle sapere i libri che la rendevano di forma Parrocchiale, ed io gli raccolsi i qui appresso notati:
Bolla di stallazione ed atti dei concorsi dei Parrochi della Chiesa di S. Rocco.
Atti di Matrimoni, e fedi lasciati dai detti Parrochi, e che ritrovansi in Curia.
I Sinodi di Monsignor Quaralt e di Monsignore Notaris, nei quali vi furono, al 1° il Parroco di S. Rocco R. D. Vitaliano Staglianò, al 2° il Rdo Parroco di S. RoccoD. Giuseppe Giampà.
I libri Parrocchiali dal tempo della stallazione, fino la morte dell’ultimo Parroco di S. Rocco D. Francesco Sestito e che dopo il decesso di questo l’Arciprete D. Luigi Marra fu Bruno zio dell’attuale s’imposessò dei detti libri e non li volle restituire ai Curati di S. Rocco.
Il Piano del Marchese di Fuscaldo.
Il Regolamento della Ricettizia.
Il Regio Assenso della Confraternita di S. Rocco, che un tempo esisteva in detta Chiesa, il quale Ferdinando concesse il 1765 dove diceva che la Congrega di S. Rocco dipendeva per le sacre funzioni dal solo Curato di essa Chiesa, non d’altri Parroci.è in mano mia.
Dal timbro parrocchiale ( esso è in Curia).
L’ho pregato a voler ristabilire gli antichi diritti della Chiesa e benignamente accolse la mia supplica: nel comunicare a questo Arciprete, che vuole provvedere di leggittimo Parroco la Chiesa di S. Rocco, furono tali l’opposizioni da esso messe in campo, che le cose hanno dovuto passare alla Sacra Congregazione del Concilio a Roma.Da che partecipò all’Arciprete il Vescovo quanto ò detto, ha passato un anno e tre mesi, cioè dal 7 Novembre dello scorso anno 1896 sino a oggi 3 Febbraio 1897. Speriamo al Signore che le cose camineranno bene per questa Chiesa di S. Rocco, sempre fino adesso tanto ostacolata.
Voglio dire pure qualche cosa come non fu riconosciuto ad avere la sua congrua nel tempo dalla soppressione. Giusto il Piano di Fuscaldo, sopra la massa dei beni delle due Chiese delle Nevi, e di S. Rocco, s’avevano assegnate sulla soppressione le quote curate all’una, ed all’altra Chiesa; alcuni Signori, che avevano le mire a comprare i fondi assegnati a quella di S. Rocco si opposero, e perchè non vi fu chi difendeva i diritti restò spogliata. Voglio qui notare che le Cappelle di S. Rocco, e di S. Giovanni Battista erano fondate in questa Chiesa. Quella del SS.mo e di S. Pietro e di S. Lucia facilissimamente erano nella Chiesa Matrice. L’Immacolata era chiesetta a se, S… pure aveva la Chiesetta propria, l’Annunciata pure Chiesetta nel luogo dove adesso si redificò, e S. Domenica aveva esistente la sua Chiesetta nella contrada dello stesso nome. L’altare di S. Michele Arcangelo che ora si trova in questa Chiesa, si portò da sotto le rovine della Chiesa Matrice, esso era protettore prima di S. Rocco e la famiglia dei Duchi Caracciolo volle che si stabilisse qui l’altare
E la statuetta del S. Arcangelo quale ora l’abbiamo come compatrono. S. Francesco di Paola fu pure trasferito qui dallo stesso luogo, dal Sacerdote D. Vito Migliaccio, che aveva la cura in quel tempo di detto Santo. Qui pure esisteva un tempo l’altare di S. Gregorio con beneficio laicale, ma da tempi assai antichi. L’ho rilevato dal giornaliero libro dove si segnava la quotidiana celebrazione delle messe, il Parroco di S. Rocco Giacomo Fodaro, questo libro che trovasi nelle mie mani porta la data 1696al 1699. Libro del 2° Parroco D. Giacomo Fodaro.
Mi scuso qui con chi leggerà a compatire qualunque errore d’ortografia che potrà trovare; perchè scrivo per dare una memoria, a poco bado alla grammatica, cerco piùtosto racozzare le cose per regola della Chiesa in avvenire.Manifestando che per scrivere le cose che ho espresso, e che spero esprimere m’è costato e mi costerà fatica. Domando pure compatimento se non si troverà l’ordine richiesto nella manifestazione delle cose; ma per quanto posso fò di tutto a non sbagliare la cronologia, che è la parte più essenziale in questo scritto.
Le due parrocchie venivano divise nel modo che descrivo. Il corso Garibaldi già strada Palazzo è il principale corso di questo nostro Paese.Esso divideva le Parrocchie così: La parte che lascia al levante era Parrocchia di S. Maria delle Nevi cioè della Chiesa Matrice, quella che è del ponente era Parrocchia di S. Rocco, voglio proprio descrivere la posizione delle case fin dove si estendevano le Parrocchie prima del terremoto del 1783. La Chiesa Matrice che trovavasi alla contrada Pioppi. La prima abitazione di sua pertinenza era quella che adesso s’abita da Domenico Marinaro fu Rocco, alcuni dicono che v’erano pure le casipole, che seguono andando alla parte del Manicomio allora Convento dei Riformati, e salendo il Corso terminava con la casa dell’Arciprete Bova, oggi Palazzo di D. Pietrantonio Bonelli, seguiva il Convento dei Padri Domenicani con la Basilica di Santa Maria delle Grazie, il resto dei fabbricati si fece dopo. La Parrocchia di S. Rocco incominciava dal Convento dei Padri Riformati che aveva accanto la Chiesa di S. Antonio di Padova e le prime casuppole non più esistono e la casa di Giovanni Tolone seguiva fino al Palazzo Vecchio di Autilitano, così era la divisione a finchè non fece un solo libro l’Arciprete Marra dopo il 1837.
Nella attualità i Sacramenti s’amministrano dalla Chiesa che più si rende commodo tanto a noi, che al Popolo.Le funzioni della Chiesa di S. Rocco sempre si sono eseguite con questo ordine. Tutte le Domeniche la Messa Parrocchiale e la benedizione col SS.mo la sera eccenttuandosi la quarta Domenica di ogni mese, che la sera si fa l’esposizione del Ssmo cool’ostensorio legendosi una meditazione detta volgarmentela buona morte, e questo da tempo immemorabili, giornalmente si fa la benedizione serotina dopo la recita del Rosario. Si fa eccezione delle terze Domeniche e tutti i Giovedì, che si canta il Rosario del Sacramento e si legge ……“Eccoti anima mia”cantandosi alcune strofette dopo ogni atto, sette(?) il ” credo, Gesù mio ecc.” In tutti i primi Lunedì dell’anno si raduna il Clero canta il 1° Notturno dei Morti e le Lodi, e dopo si canta la messa con il Divinissimo esposto dandosi in ultimo la benedizione collo stesso nell’Ostensorio.Di mattina si fanno i tredici Venerdì di San Francesco di Paola. Si fanno di mattina sette Mercoledì a S. Giuseppe, di mattina il novenario dei Morti e poi la notte detta dei Morti interviene il Clero, e si canta tutto l’Uffizio con tutta solennità, e pure la messa colla stessa solennità.Le novene dell’Immacolata e di Natale si fanno pure la mattina.Nei tre giorni ultimi di Carnovale si fanno le Quarantore con grande pompa e solennità. La Quaresima tutte le sere di Lunedì solennissima funzione e nei venerdì l’esercizio della Via Crucis: quando è venerdì di Marzo s’aggiunge dopo, l’antica solenne funzione. Quando in questo Comune viene il quaresimalista i Lunedì e i Venerdi deve predicare in S. Rocco, più i primi quattro giorni degli esercizi deve farli pure in S. Rocco; qui si chiamano missioni, e in dette missioni s’espone la statua della Vergine Santissima dell’Addolorata.. La Settimana Santa. In detta settimana il Giovedì si canta messa solenne e si il Santo Sepolcro, Venerdì e Sabato si funziona pure.Si fanno i Giovedì dello Spirito Santo, la Pasqua; a Pentecoste. Per ordine di Monsignore si introdusse pure la novena dello Spirito Santo del Venerabile nell’Ostensorio. Per S. Michele Arcangelo si fa il novenario precedente la Festa della apparizione ed il triduo nella Festa della Dedicazione; sempre col Venerabile nell’Ostensorio. Nella Festa del Corpus Domini l’ultimo Giovedì, cioè il giorno dell’Ottava si funziona nella detta Chiesa di S. Rocco. Da pochi anni in quà s’è introdotto il mese Mariano.
La festa di S. Rocco titolare della Chiesa e Protettore di questa Patria si celebra incominciando col vespro e siegue l’Ottavario. La mattina con messa cantata semplice, che la celebra il Rettore della Chiesa accompagnandola l’organista, e la sera con solenne funzione.
Da che fu introdotto il Rosario nel mese d’Ottobre per ordine del vescovo si rtecita con più solennità del solito in detto mese. Presso a poco queste sono le funzioni che ordinariamente si fanno nella mentovata Chiesa; mentre ve ne sono alcune che non si possono registrare come stabilite perchè si fanno a divozione particolare, come per esempio la festicciuola della Vergine della Pietra e della Madonna del Carmine. Quella del Carmine io non l’ho lasciata mai, pure che i devoti non si sono prestati a pagare le piccole spese occorrenti.
Voglio pure qui appresso fare un’inventario degli oggetti appartenenti a questa Chiesa di San Rocco fino ad oggi che sto scrivendo, che sono li 20 Novembre 1904, col pensiero d’aggiungere sempre in seguito se se ne faranno altri.
N° 2 Ostensorii d’argento con teche corrispondenti pure d’argento per deporre l’Ostia. quando si deve deporre nel Tabernacolo.
N° 2 pisside con coppe, con parte superiore d’argento e piedi di ottone.
N° 4 calici, tre dei quali contengono le coppe d’argento e i piedi d’ottone, uno, cioè quello di stile moderno è tutto di metallo semplice, le rispettive patene sono tutte e quattro d’argento.
Vi sono N° 2 incensieri con le navette corrispondenti, uno è d’argento e uno è di rame.
N° 3 catini con aspersorii corrispondenti ( detti volgarmente secchietti ) tutti e tre sono di semplice metallo.
N° 3 Croci d’altare di metallo e altre due piccoline in tutto n° 5, quelle di legno non le numero, perchè soggette a consumarsi. ….
Vi sono N° 2 piattine per comunione di rame dorato, e due di semplice rame per uso del Lavabo con un catino di ferro con coperchio per versare l’acqua.
I vasi per l’Oli Santi di piombo (?) usati per il Crisma e Catacumine*, quelli degli infermi son due, uno d’argento con astuccio, ed uno di metallo con dentro di cristallo e pure lo astuccio corrispondente.( * si sono comprati pure d’argento per il c. a catacumeni) I vasetti per conservare gli Oli Santi in liquido son due di metallo in apposita cassettina conservati, mentre quello degli infermi è manchevole. Il bacile per il è di stagno, i due coppini sono di materia diversa.
Ripiglio a scrivere a’ 23 Giugno 1910.
1° I calici son tre non più quattro. Quello di stile moderno (col permesso di Monsignor Vescovo) l’ho cambiato alla Confraternita del Ssmo Rosario con una pissida, pure di stile moderno. E pure v’è una pissidetta di stile moderno per uso di comunichino per i viaticiin tutto sono le pisside N° 4 e v’è pure un………..di metallo per i viatici, ed un altro sicchetto con aspersorio nuovo e con quelli di sopra segnati son pure N° 4.
Lascio qui per inventariare i paramenti e la biancheria ed altro per seguire appresso credendo più opportuno notare qui quel che segue.
Come ho di sopra ho per l’imbroglie del Signor Arciprete e per le sue falcidie la S. Congregazione del Concilio emanò sentenza di non essere parrocchiale questa Chiesa di S. Rocco ex deductis La felice memoria del Eccmo Vescovo D. Raffaele Morisciano voleva che si produceva appello; ma non regevo a combattere coll’Arciprete per le bassezze dimostrate da lui in tale occasione e però mi sono avvilito: scrivo qui appresso il Memoriale che aveva fatto il Defunto Vescovo.
Diocesi di Squillace
Pro memoria circa la qualità Parocchiale della Chiesa Curata di S. Rocco in Girifalco:
Sapientemente il Chiarissimo Relatore, nella Memoria a stampa pr la causa tra il Sacerdote Giuseppe Fodaro, e l’Arciprete Luigi Marra da Girifalco, osserva, ( facc (?): 16 ) la disamina della quistione doveva versare circa la cosa, non circa i vocaboli. E’ dottrina uniforme dei Canonisti, e senza citarne molti, basterà citare il Roux, il quale con tutta precisione là afferma con espressa sentenza. De Parocho Sectio III Cap.I N° 5. Laonde sia stata qualunque denominazione attribuita da oltre due secoli alla Chiesa Curata di S. Rocco in Girifalco, la quistione vitale consiste discutere se tal Chiesa abbia la Parrocchialità.
In Diritto
Perchè una Chiesa possegga la Parrocchialità debon concorrere, giosto il consenso unanime dei Canonisti, le dovute condizioni.
Che il Parroco, o Curato, o Tutore, o Vicario, dicasi come piacerà, sia investito stabilmente dal Vescovo Diocesano, in via immediata e diretta, e con libertà di atto, e che dal Vescovo esclusivamente e direttamente sia investito dell’Ufficio Curato, in titolo perpetuo, ovvero in dati casi, temporanio, ma non rivocabile se non dall’Autoritàdel Vescovo, e per gravi e giuste ragioni.
Che detto Parroco regga la Cura in nome proprio, non per precarie ed intermitenti delegazioni da altro Curato, e molto meno revoca ad nutum.
Che in virtù dell’investitura ricevuta dall’Ordinario Diocesano, goda in forza della medesima l’abitual facoltà del foro penitenziale e dell’amministrazione dei relativi Sacramenti.
Che la Parrocchia abbia i limiti determinati, nell’esercio della Cura.
Si aggiunga, sebbene non essenzialmente necessario, che la Parrocchia abbia una dote propria.
In Fatto…………….”
CHIESA e ArciConfraternita del SS.mo ROSARIO
(Girifalco – Cz -)
La costruzione della Chiesa del SS.mo Rosario è posteriore al terremoto del 1783. Nella “Lista di Carico” al capitolo “Fabriche Religiose” non ne viene fatta menzione. Lo si desume da una memoria inviata al Vescovo di Squillace del Priore del tempo, Avv. Antonio Azzariti-Bova, in data 29.09.1920 nella quale si legge che ” in seguito alla promozione della Chiesa dei Padri Domenicani a Parrocchiale del paese, i confratelli con il lavoro e con tanti sacrifici ” ne costruirono una nuova dedicandola alla Beata Vergine del Rosario. E’ appena il caso di ricordare che l’attuale Chiesa Matrice divenne parrocchiale in seguito al terremoto del 1783 che distrusse i Pioppi Vecchi e le due Chiese che, attaccate l’una all’altra, sorgevano in quel rione. La Confraternita che ha sede nella Chiesa è, quindi, anteriore alla Chiesa stessa. Dai documenti esistenti in Archivio si rileva che in data 14.09.1778, sottoscritta da 55 confratelli con in testa il Priore Patrizio Bonelli, fu inoltrata alle competenti Autorità di Napoli richiesta di “Real Assenso” e sulla fondazione e sulle norme statutarie. Il “Real Assenso” fu concesso in data 19.01.1779 a firma di Matteo Gennaro Vescovo di Cartagina. La Confraternita sino a quando non fu costruita la Chiesa ” ebbe vita sotto la protezione dei Padri Domenicani che l’accolsero per tanti anni nella loro Chiesa“. Inoltre, con Regio Decreto n° 1133 del 19.04.1937, nei confronti del Sodalizio, fu emesso provvedimento di “Dichiarazione Formale dei Fini”.
Trascriviamo la richiesta del “Real Assenso”:
” Li sottoscritti Fratelli della Laical Congregazione del SS.mo Rosario della Terra di Girifalco in provincia di Catanzaro prostrati ai piè del Real Trono di V.M…come per buon governo della Congregazione medesima hanno formato alcuni capi di regole: Supplicano impertanto compartirli Vostro Real Assenso, e beneplacito per maggior fermezza della medesima non solo sopra le suddette regole, ma pure sulla fondazione di essa Confraternita; ut Deus P…
Patrizio Bonelli Primo Priore supplico come sopra
Vincenzo Bonelli Secondo Priore
Tommaso Basile Tesoriere
Giuseppe Bonelli Segretario
Don Giuseppe Giampà
Giovanni Zaccone Mastro di Novizzi
Sacerdote Paolo Stranieri
Don Carlo Antonio Bongiorno
Sacerdote D. Clemente di Cristofaro….???
Sacerdote Pier Maria Conte
Sacerdote Don Pietro Antonio Catalano
Don Giuseppe Maria Misuraca
Don Vito Migliaccio
Notaio Francesco Bova
Don Giuseppe Marra
Don Vito Antonio…
Mastro Giovanni Bova
Don Carlo Magno
Michele Marinaro
Mariano Marinaro
Gregorio Rosso
Giovanni De Filippo
Giuseppe Stranieri
Giovanni Fragola
Cosmo Scicchitano
Vincenzo Longo
Cosimo Fodero
Francesco Vaiti
Salvatore Giampà
Segno di + di Andrea Saraceno
Segno di + di Andrea Migliaccio
Segno di + di Antonio Fragola
Segno di + di Antonio Cristofaro
…di Vincenzo Loiarro
…di Antonio Bonelli
…di Antonio Catalano
…di Cosimo Melina
…di Bruno Cilurzo
…di Bernardo Nesci
…di Bruno Nicotera
…di Domenico Vonella
…di Domenico Sestito
…di Domenico Gangale
…di Domenico Catricalà
…di Domenico Cilurzi
…di Domenico Stranieri
,,,di Domenico Antonio Defilippo
…di Tommaso Ferraina
…di Giuseppe Palaia
…di Paleologo …
…di Michele Nicotera
…di Michele Catalano
…di Matteo Stranieri
…di Mariano Defilippo
…di Michele Signorelli che li sudetti Fratelli soscriventi siano tali, quali il di cui carattere a me è ben cognito; e che li croci segnati tali sono pure e da me e da loro volontà sotto segnate che costituiscono la maggior parte dei Fratelli di detta Confraternità.
Lo testifico io, onde rogato per Girifalco li quattordici settembre 1778.
Ego Notarius Giuseppe Bonelli Terrae Girifalci manu signaque proprius.
REGOLE PER LA CONGREGAZIONE DEL SS.MO ROSARIO DELLA TERRA DI GIRIFALCO IN CALABRIA ULTRA
Prima Regola
Una tal Congregazione dovrà essere regolata dall’infrascritti officiali, cioè dal Priore, da due Assistenti, cioè primo e secondo, da un cassiere, Segretario, da due esattori, dal Maestro dei Novizi, e da due Sagristani. Che in detta Congregazione si dovranno considerare due classi: la prima, di quelli che pagano ogni mese tornesi tre per cadauno, quali in tempo della loro morte debbono godere i suffragi, esequie, e sepoltura purchè muiono in corrente, mentre morendo contumaci dopo un anno e mesi due restando di tutto esclusi, e dovendo godere, devono gli eredi pagare tutto l’attrasso. E la Seconda, di quelli che non pagano, ed in morte non avranno se non che la carica delle opere buone, che si faranno li Fratelli per tre Domeniche consecutive nella Congregazione e questi non avranno nè voce attiva, nè voce passiva.
Seconda Regola
Che l’elezione dell’Officiali si facesse il primo giorno dell’anno, nel modo seguente:
Il Priore che termina l’anno del suo governo dovrà nominare tre Fratelli dei più assidui, probi, e timorati di Dio, e questi un dopo l’altropassarsi per bussola segreta dei Fratelli e chi di questi tre avrà maggior numero di voti, cioè di uno di più della mettà de’ congregati, resterà eletto Priore, ed essendo tutti e tre esclusi, dovrà esso Priore far nuova nomina fintantocchè sortirà canonicamente l’elezione suddetta, e sortendovi parità di voti si…dalla sorte, e lo stesso dovrà praticarsi per l’elezione del Primo, e Secondo Assistente, dovendo questi parimenti nominar tre Fratelli per ciascheduno; sortita sarà detta nuova elezione, se gli darà dai Fratelli il possesso col canto del Te Deum ed a nomina del novello Priore, colla maggioranza dei voti segreti dei Fratelli si eliggeranno il Cassiere, ed Esattori, e due Fratelli per Razionali per la visura dei conti dei passati amministratori.
Nella Domenica seguente all’elezione il Priore novello col parere de’ suoi assistenti eligeranno tutti gli altri soliti Officiali subalterni. Colla spiega però che prima di darsi principio a detta nuova elezione il Segretario distribuirà a ciascuno Fratello due legni, uno……voto inclusivo, e l’altro voto esclusivo, e così dovrà praticarsi in ogni bussola, che si dovrà fare.
Il Cassiere nulla possa spendere senza il mandato sottoscritto dal Priore, da uno degli Assistenti, e Segretario; ed in mancanza del Priore, dal Segretario, e da ambi gli Assistenti; porchè però la spesa non oltrepassi la somma di carlini dieci; mentre eccedendo, si dovrà proporre ai Fratelli, a porsi in esecuzione quel che si risolverà dalla maggior parte dei Fratelli con bussola segreta.
Terza Regola
Che non si potesse ricevere Fratello alcuno meno di 18 anni; il quale dovrà formar memoriale al Priore, e questo commetterne l’informo al Maestro dei Novizi, ed avendone buona relazione si proponga in Congregazione e concorrendovi la maggioranza dei voti segreti dei Fratelli, si ammetterà al noviziato per sei mesi sotto la direzione di esso Maestro dei Novizi; elassi i quali, essendosi portato bene, colla stessa bussola segreta, a maggioranza dei voti si ammetterà alla Fratellanza, con dover portare in congregazione alla Vergine SS.ma un’offerta di cera secondo le possibilità del nuovo aggregato a titolo di entratura; e quelli della seconda classe nell’atto del loro ricevimento faranno l’istessa offerta di cera, e morendo dentro l’anno non potesse pretendere il suffragio delle messe, ma solamente l’accompagnamento, sepoltura, e carità delle opere buone, come sopra. E morendo dopo il primo anno debba godere di più il suffragio di dieci Messe, ed una cantata e la cera nelle pompe funerali a spese della Congregazione; godendo ancora mentre vive della voce attiva, e passiva. Ed ancora detto Fratello defunto, come, alla morte debba avere la recita del primo notturno dei Morti, colla Libera, suono di campane, ed applicazione del Rosario di quella mattina; e questo da farsi nella prima Domenica susseguente alla morte di detto Fratello; e devono confessarsi e comunicarsi.
Che il Padre Spirituale debba attendere alle cose dello Spirito, di confessare, predicare, e far’altre opere di pietà senza ingerirsi nelle cose temporali, e che sia amovibile a piacere dei Fratelli. Che il Priore debba ordinare tutte le cose appartenenti alla Congregazione. Che l’Assistenti prevedessero a governare in assenza del Priore. Che il Cassiere debba tenere presso di sè la cassa dell’introito del denaro che perverrà; contenere dentro l’istessa cassa li libri di introito ed esito.Che li due Esattori debbono esigere le rendite, le limosine, ed altro, e subito lo dovessero depositare in cassa, con ritenere presso di loro un libro del denaro consigneranno al Depositario,o sia il Cassiere, il quale debba in esso di suo carattere notare il giorno, somma, e causa di detto interesse, e il Depositario in fine nell’anno dare conto in mano dei Razionali. Si dovrà a detti Esattori, subito che saranno eletti far la consegna di tutte le robe della Congregazione, con l’intervento di tutti gli Officiali, affine di darne essi conto. Che il Maestro dei Novizi debba correggere i Novizi, osservare i di loro portamenti. E riferire tutto al Priore; ed inoltre notare tutti i Fratelli, che mancano, e non assistono alla Congregazione e registrare i Fratelli nei respettivi luoghi.Che il Segretario debba diligentemente scrivere tutte le conclusioni si faranno, elezioni, e tutt’altro appartenente alla Congregazione, nella quale vi debba essere un’archivio con due chiavi, una da tenersi dal detto Segretario, e l’altra dal Priore; ed ivi conservassino tutte le scritture. Finalmente che li due Sagrestani debbano attendere all’altare della Congregazione: alle feste, alle Messe, spazzar la Chiesa, ed assistere alle esequie, e campane, e a tutte le altre cose appartenenti alla Sagristia.
Quinta Regola
Che tutti l’Officiali sopradetti non possano governare più di un anno; e volendo confermare più di un’ anno, debba ciò seguire con voto pieno, e non più di un solo altro anno; e che gli amministratori suddetti, e Razionali non siano debitori alla Congregazione.
Sesta Regola
Che ogni mattina di Domenica, Feste principali, nelle sere di Venerdì di Marzo, ed otto giorni nelli Santi Esercizi Spirituali dentro la Quaresima si dovessero i Fratelli congregare dopo tre tocchi di campana……si principieranno l’opere di pietà, si dovesse leggere un libro divoto, e indi si principierà la Congregazione, con recitarsi un notturno e Laude dell’Officio piccolo della Vergine SS.ma, e dindi una terza parte di Rosario con le solite Litanie; in qual tempo si celebrerà la Messa; ed infine si debba dire il De Profundis per l’anima dei Fratelli defunti; nel giorno però della SS.ma Vergine del Rosario, ed in tutte le altre feste della Medesima, prima Domenica di ogni mese che dovrà esporsi il SS.mo, nelle quaranta ore…oltre di dover assistere tutt’i Fratelli suddetti dalli primi fino alli secondi Vesperi dovranno fare la Comunione Generale; e non venendo alcun Fratello in detti determinati giorni alla Congregazione senza causa, per la prima, e seconda volta sarà mortificato dal Priore discretamente, e mancando la terza volta si raddoppia la discreta mortificazione, e per due altre mancanze consecutive sia privo di voce attiva, e passiva; e se nonostante seguitasse a mancare…la maggioranza de’ voti segreti dei Fratelli, sia subito cassato dalla nota.
Settima Regola
Che nel giorno della Beata Vergine del Rosario, nel giorno di Pasqua dovendosi fare le processioni solenni con la statua di Maria SS.ma e Nostro Signore Resuscitato, come anche la sera di Giovedì Santo l’altra Solita……………colla Vergine Addolorata ed altri Misteri della Passione del Signore non che l’altra del SS.mo Sagramento nella Domenica infra ottava S. Corporis Christi, e nella fine delle quarantore, ed altre Processioni in ogni prima Domenica del mese, debbono tutti dopo il terzo suono della campana radunarsi, vestirsi di sacco e mozzetta con divozione ed edificazione del Popolo; e se detti Fratelli non assistono in detto tempo senza…causa dovranno pagare grana cinque di pena.–
*** Dalla “Lista di Carico” compilata per conto della Cassa Sacra all’indomani del Terremoto del 1783.
Cappella del SS.mo Rosario ff. 463-464
Rendita in denaro da Censi Bullali:
1) Er. Di Vito Prejanò Peduto per capitale di ducati sei pagano in ciascun mese di agosto il censo bullale di grana 36.
2) Er. di Rocco Migliaccio fu Giovanni versa per capitale di ducati 4, paga ut supra grani 24.
3) Giovanni Signorello e Tommaso Saraceno per capitale di ducati 4 pagano ut supra grana 24.
4) Rocco Trifari di Nicola per capitale di ducati sei paga ut supra grana 36.
5) Er. di Domenico Palaia per capitale di ducati 5 pagano ut supra grana 36.
6) Francesco Marinaro Toccio per capitale di ducati 4 paga ut supra grana 24.
7) Mastro Francesco Antonio Giglio per capitale di ducati sei paga ut supra grana 36.
Domenico Trifari di Nicola per capitale di ducati 5 paga ut supra grana 30.
9) Giuseppe Morello per Rocco Signorello per capitale di ducati 7 paga ut supra grana 42.
10) Mastro Tommaso Stranieri per capitale di ducati sei paga ut supra grana 36.
11) Paolo Vitaliano per capitale di ducati 10 paga ut supra grana 60.
12) Stranieri … per capitale di ducati 8 paga ut supra grana 48.
13) Cosmo Vonella per capitale di ducati 8 e grana 50 paga ut supra grana 51.
14) Stefano Vonella per capitale di ducati 6 paga ut supra grana 36.
15) Andrea Saraceno per capitale di ducati 11 paga ut supra grana 66.
16) Domenico Catalano di Antonio per capitale di ducati sei paga ut supra grana 36.
I Censi Bullali erano dei “legati” con i quali ci si assicurava la celebrazione di un determinato numero di Sante Messe di suffragio allorchè si era passati a miglior vita. Dall’elenco suesposto si rileva che nel mese di agosto nelle casse della Confraternita affluivano 621 grana, che corrispondevano a ca sei ducati.
Notarelle d’Archivio e di nostra memoria
La Congrega del SS.mo Rosario non dispone di un Archivio o meglio non si ebbe mai cura di istituirlo, comunque dalle carte che fortunatamente ci sono arrivate e ricorrendo ai nostri ricordi proponiamo qualche notarella riguardo i Priori che ressero il sodalizio nel secolo passato: Cav. Antonio Azzariti-Bova, Cav. Michele Catuogno, Dott. Pietro De Filippo.
*** Il Cav. Antonio Azzariti-Bova, o meglio il capitano Azzariti – grado gerarchico militare che ricoprì nella Prima Guerra Mondiale durante la quale, si diceva, contrasse amicizia con il Maresciallo Pietro Badoglio – resse la Confraternita dal 1920 al 1935 e nel tempo fu coadiuvato dai Segretari Ferraggina Pietrantonio (verbale del 25.09.1927), Riccio Saverio (verbale del 24.06.1929), Ferraggina Domenico (dal 1931 al 1935 come da verbali).Il Priore Azzariti-Bova fu uno strenuo difensore dell’autonomia e degli interessi della Confraternita.Dalle carte emerge un contenzioso sul titolo di proprietà del terreno limitrofo alle due Chiese, la Matrice e la Congrega, vanamente sollevato dall’Arciprete del tempo, R. D. Raffaele Lentini. Il Cav. Azzariti-Bova svolgeva attività forense presso la Pretura di Borgia.
Riportiamo la composizione del Seggio Priorale così come l’abbiamo extrapolata da un verbale dell’01. 11. 1931:
1- Azzariti Bova Antonio Priore
2- Rizzello Michele I° Assistente
3- Caliò Domenico 2° Assistente
4- Ferraggina Raffaele Tesoriere
5- Conte Giovanni Esattore
6- Amato Salvatore Esattore
7- Defilippo Giovambattista Revisore
8- Sergi Michele Revisore
9- Olivadese Vincenzo Procuratore
10- Ferraggina Vito Procuratore
11- Ziparo Salvatore Procuratore
12- Vonella Giuseppe Procuratore
Segretario Ferraggina Domenico
Notazioni riguardo alcuni componenti:
Rizzello Michele, falegname, abitava in Via Marconi.Passò alla storia per la sua partecipazione alla Tragedia Sacra “La Passione di Nostro Signore” nella quale interpretò la parte di Gesù Cristo;
Caliò Domenico, commerciante con negozio di merceria in Piazza Umberto Primo, là dove oggi ha sede l’Associazione “Belle Epoque”;
Ferraggina Raffaele, ricco possidente di Girifalco, abitava alla discesa per la Piazza (Piazza Vittorio Emanuele) nel Palazzo (ora) Cefaly;
Defilippo Giovambattista, ebanista e pittore con laboratorio in Via Roma. Affrescò la Chiesa della Congrega e suoi sono alcuni quadri che in essa si conservano.
Ferraggina Domenico, commerciante con negozio in Piazza Umberto Primo. Fece parte dell’Amministrazione Comunale e ricoprì la carica di Vice-Sindaco.
*** Il Cav. Michele Catuogno subentrò al Cav. Antonio Azzariti Bova e resse il sodalizio sino al Novembre del 1973, anno della sua scomparsa. Resse il Priorato con dignità e la sua vita fu una continua testimonianza. Dedicò la sua esistenza al culto della famiglia, del lavoro e della pratica delle virtù cristiane.
Ottimo padre di famiglia, instancabile lavoratore, uomo probo e timorato da Dio.
Nel lavoro vide l’elevazione umana, praticò le virtù civili e religiose, non negò la giusta mercede all’operaio e fu di esempio agli altri! Ci è gradito ricordarlo sul Sagrato della Chiesa, in attesa che il Padre Spirituale, Don Peppino Palaia, di nostra carissima memoria, desse inizio alla celebrazione della Santa Messa. Gli facevano ottima corona i collaboratori del Seggio Priorale, un gruppo di confratelli, che come Lui avevano fatto del lavoro una religione e che erano noti per la loro serietà e probità. Ci tornano alla mente le bonarie figure di Paolo Marinaro (Via Marconi), del Cav. Nicola Stranieri (Via Marconi), di Marco Vonella (Via Fontana), di Felice Ziparo (Via F.lli Bandiera).
Don Michele era originario di Montauro e si sistemò a Girifalco in seguito al matrimonio che contrasse con la N.D. Gemma Pellegrini.Si integrò ben presto nel tessuto sociale di Girifalco godendovi stima e fiducia, tanto da essere designato ad incarichi civili.Nell’immediato dopoguerra, negli anni 1943 e 1944. infatti, Don Michele fu sub-Commissario Prefettizio al Comune di Girifalco.
*** Il Dott. Pietro Defilippo resse la Confraternita del SS.mo Rosario per più decenni, sino al 2010, anno della sua scomparsa. A lui va ascritto il merito se la Chiesa della Congrega è stata rimessa a nuovo così come adesso la possiamo ammirare.Con ciò non intendiamo ignorare, sottacere la collaborazione che i Confratelli del Seggio Priorale hanno dato al Farmicista Defilippo.E’ innegabile, però, che esista una distinzione di ruoli! Non tutti siamo nelle…condizioni di conseguire gli stessi risultati. L’eterno interrogativo se siano i generali a vincere la guerra oppure i soldati!
Sarebbe stato più che giusto che al Priore Pietro Defilippo fosse dato il minimo riconoscimento per l’opera svolta. E non sarebbe stato inopportuno, riteniamo, se da parte del Seggio Priorale vi fosse stata la sensibilità perchè sul marmo posto a ricordo della riapertura della Chiesa fosse stato impresso anche il nome del suo dinamico ex-Priore.Il nome di Pietro Defilippo avrebbe espresso qualcosa di pù … del dato temporale!
Per saperne di più sul Priore Defilippo vai alla Sezione Non Dimentichiamo di questo “Sito”.
*** Riportiamo per dovere di cronaca la composizione dell’ultimo Seggio Priorale Presieduto dallo scomparso Dott. Pietro Defilippo e la composizione di quello in carica:
Seggio Priorale scaturito dalle elezioni svoltesi nel marzo del 1993:
Defilippo Pietro Priore
Palaia Saverio Rosario Vice Priore
Olivadese Giuseppe Tesoriere
Olivadese Leonardo
Palaia Raffaele
Rosanò Giuseppe
Stranieri Salvatore
Composizione del Seggio Priorale in carica in seguito ad elezioni di rinnovo avvenute il 17 Gennaio 2010:
Olivadese Leonardo Priore
Palaia Raffaele Vice Priore
Olivadese Giuseppe Tesoriere
Procopio Ivan Segretario
Ferraina Francesco Assistente
Migliazza Barbara Assistente
Stranieri Rocco Assistente
Non possiamo, però, non ricordare, se pur a brevissime linee, alcuni confratelli del passato che si dedicarono con abnegazione alla Confraternita:
Defilippo Leonardo, un commerciate con negozio di generi alimentari in Via Fontana. Proverbiale era il suo dinamismo ed il suo entusiasmo;
Giampà Rocco, ex dipendente dell’OPP (ex Ospedale Psichiatrico Provinciale): Uomo profondamente buono, nonostante i suoi acciacchi lo affliggessero, si dava sempre da fare e si può dire che abbia dedicato una vita intera al servizio della Confraternita;
Palaia Rosario Saverio, preziosa ed, all’epoca, insostituibile era e fu la sua collaborazione, tanto da confondersi con l’istituzione stessa! Fece parte del sodalizio della Congrega sino agli anni ’90. Era un fine artigiano, un sarto dalle cui mani venivano fuori … veri capolavori! Abitava in Via Marconi.
Fonti di riferimento:
- Archivio Storico di Catanzaro, Lista di Carico;
- Archivio Storico di Napoli;
- Carteggio c/o Congrega SS.mo Rosario di Girifalco;
- Girifalco, Territorio da leggere-Prog. di Educazione Ambientale-Scuola Materna ed Elementare Anno Scol. 1995/96; – PagineBianche Anno IV n° 4 (Aprile 2000).
(ancora) Dal “Liber Mortuorum” della Chiesa Matrice ai Pioppi Vecchi
(1647<>1665)
Rilevazione di dati e situazioni
I Vecchi Registri di Stato Civile presenti nell’Archivio Parrocchiale di Girifalco costituiscono per la cittadina una preziosa documentazione di una epoca della quale, oltre ai predetti, niente è arrivato a noi. Ci riferiamo a quei Registri la cui compilazione fu messa in essere all’indomani del Concilio di Trento (1545-63).Dalle righe dei vari Atti – di nascita, battesimo, cresima, matrimonio e morte – viene fuori un fedele specchio socio-storico dei tempi passati. Il più antico dei predetti documenti risale al 1640. Si tratta di un Registro di nascita del quale ci siamo occupati negli anni passati e che abbiamo, già, proposto ai lettori di PagineBianche (cfr PagineBianche – Girifalco nel XVII Secolo – Anni 2000-01-02). La lettura che proponiamo ai nostri “Visitatori” è riferita al “Liber Mortuorum” della Chiesa Matrice che sorgeva ai Pioppi Vecchi e che rasa al suolo dal sisma del 1783 non fu più ricostruita. Il periodo preso in esame va dal 1647 al 1665. Dal Registro risulta che in meno di un ventennio si verificarono 538 casi di morte di cui 196 minori.
Dalla lettura emerge un metodo, ci sia consentito il termine, ragionieristico seguito nella stesura degli Atti per quanto riguarda e l’avvenuta o non somministrazione dei Sacramenti ai morenti e la riscossione o non del consueto obolo ad esequie celebrate.
L’ammalato, candidato a passare a miglior vita!, riceveva dal Parroco o da altro Ministro di Culto ad hoc autorizzato assistenza spirituale…completa. Le visite al capezzale dell’ammalato avvenivano con assiduità e metodicità, un giorno, l’infermo, veniva confessato, altro giorno comunicato, altro ancora veniva unto. Perchè chi ci legge abbia conoscenza diretta di quanto andiamo affermando riportiamo lo stralcio di un Atto di Morte che fra i tanti abbiamo preso a caso: ” …mihi D. Ottavio Foresta Archipresbitero confessa die 2° Augusti, et Sant.mo Viatico refecta die x8, et Sacra Olei Unctione fuit roborata per me p.tto eodem p.tto die.(04.06.1648)”
Però, nei casi di morte improvvisa e, quindi, il defunto non aveva potuto ricevere, da vivo, la consueta assistenza spirituale dalla stesura dei relativi Atti sembra che il Parroco della Matrice ai Pioppi Vecchi disponesse di uno schedario al quale, alla bisogna, sarebbe ricorso per verificare se, quando e come il defunto in vita si fosse accostato ai Sacramenti:
(08.11.1647) … confessus pluries in sua infirmitate … ob repentinam mortem non fuit sacra unctione roboratus.
(04.06.1648)…confessus fuit in Paschate, et postea in Iubileo comunionem accepit.
(28.10.1648) …quam ob periculum vitae … Caterina Ierro baptizzavit.
(11.01.1649) … et Sanctissimo Viatico non fuit refectus ob ulcirem gravissimam in eius ore et ob periculum irriverentiae.
(00.12.1649) … quem vitae baptizzavit Elisabetta Sergi in periculo, articolo mortis.
(06.11.1650) … et propter mortem improvvisam nulla alia Sacramenta administrata illi fuerunt.
(24.08.1651) … et quia constitit desatisfecisse praecp. paschalis delicentia Ill.mi Ordinarii…sepultus fuit …
(28.04.1652) … morte repentina sed paulo ante mihi Archipresbitero confessus…
(27.11.1654) … repente animam Deo reddidit alsq Sacramentis, sed quia nobis constabat satisfecisse praecepto paschali et pluries in anno solitus erat confiteri…
(11.12.1654) … refecta non fuit ob fluxum sanguinis ore nec S.O.U. roborata per repentinam mortis occupationem.
(05.06.1655) … repente sed quia singul. Mensibus … frequentabat sacramenta … et obediens erat praeceptis Ecclesiae…
(01.01.1656) … alsq Sacramentis ob imminentem mortis periculum sed quia constabat satisfecisse …
(22.04.1660) … et S.O.U. roboratus pridie qua moriretur.
(14.01.1661) … pluries in sua diuturna infirmitate confessus et SS.mo Viatico refectus et S.O.U. roboratus pridie qua moriretur.
Con analogo metodo ragionieristico veniva documentata la riscossione degli oboli … dovuti per la celebrazione delle esequte.In calce a ciascuno degli Atti vi è l’annotazione relativa alla esazione dei predetti oboli differenziati in entità a seconda dell’età del defunto.A scadenze stabilite e con metodicità un cursore o collettore inviato dal Vescovo provvedeva a ritirare la percentuale di spettanza alla Curia, ius mortuorum, e nell’occasione i diritti che il Vescovo vantava sulle festivita di Natale e di Pasqua.
Il collettore rilasciava formale quietanza apponendo relativa annotazione sullo stesso Liber Mortuorum.Riportiamo tutte le annotazioni che siamo riusciti a censire così come siamo stati in grado a leggere, a decifrare:
“Ricevo dal Sig. Arciprete di Girifalco Carlini ventiuno per il ius mortuorum per li retroscritti defonti … In fede 14 Aprile 1648 … “
“Al 28 Agosto 1648 mi ricevo dal Sig. Arciprete di Girifalco ducati sei … cinque … per il canonico … per il ius mortuorum … “
“Mi ricevo dall’Arciprete di Girifalco ducati sette, carlini cinque per il ius mortuorum … In fede 23 ottobre 1648″
“Al 26 febbraio 1649 Io … mi ricevo dal Sig. Arciprete di Girifalco ducati quattro e cinque … per il ius mortuorum di Girifalco In fede…”
“A10 Agosto 1649 … mi ricevo dall’Arciprete di Girifalco … Carlini venticinque … ius mortuorum che spetta alla Mensa…..”
” Addì 13 Xbre 1649 in Girifalco Io D. Fabrizio Varano per ordine del Sig. … … mi ricevo dal … D. Ottavio Foresta Arciprete di Girifalco Carlini ventisei e mezzo in conto del ius mortuorum spettante alla Mensa Vescovile ql è d’hoggi indietro … per pagare la fattura delli … della Ruccella e a fede del vero … dover consignare appresso la cera… D. Fabrizio Varano manuppa(?)”
“Addi 8 Marzo 1650 Io … Baldaia(?) mi ricevo dal Sig. Arciprete di Girifalco Carlini ventiuno et mezzo per il ius mortuorum In fede … Baldaia(?)”
“Io infrascritto ricevo dall’Arciprete di Girifalco carlini … In fede … 22. 06. 1650″
“Io infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete di Girifalco Carlini vinti incluso lo canonico e cera. Squillaci 14 Agosto 1650 D. Gio. Alfonso Lioi”
“Io infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete di Girifalco docati otto e grana vinticinque per li retroscritti defunti … la cera … Squillaci 15 Agosto 1651 Alfonso Lioi Collettore(?)”
“A 21 di Marzo 1652 Io infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete di questa Terra di Girifalco Ducati nove tari tre e grana sette e mezzo per il ius mortuorum delli retroscritti defunti …”
“Io infrascritto Collettore (?) mi ricevo dal Sig. Arciprete di Girifalco Carlini vintiquattro per li retroscritti defunti come anco la quarta della cera et in fede Girifalco 17 agosto 1652 D. Crispino …”
“A 22 Gennaio 1653 Girifalco Io infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete Ducati sei e un Carlino per li retroscritti defunti come anco la cera et in fede … e più Carlini cinque per lo canonico di Natale 1652 et in Fede D. Crispino …”
“A sei Maggio 1653 Girifalco Io Infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete Carlini cinque per il canonico di Pascha 1653 et in fede D. Crispino …”
“A 25 Gennaio 1654 Girifalco Io Infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete Ducati sei e mezzo , un carlino per li retroscritti defunti e canonico di Natale 1653 come la cera in fede D. Crispino…”
“A 26 Agosto 1654 Girifalco Io infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete docati sette et un tari per li retroscritti defunti e il canonico di Pascha 1654 come anco la cera et in fede D. Crispino… “
“A 21 7mbre 1654 Girifalco Io infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete docati cinque tari quattro e grani quindici per li retroscritti defunti come anco la cera et in fede D. Crispino… “
“Io infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete docati nove e carlini tre per li retroscrittidefunti come anco la cera e il canonico di Natale 1654 D. Crispino”
“A 23 Aprile 1655 Girifalco Io infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete docati quattro, tari tre e grana quindici per li retroscritti defonti e canonico di Pascha prossima passata come anco la cera e in fede D. Crispino …”
“A 11 Settembre 1655 Girifalco – Mi ricevo dal Sig. Arciprete ducati sei, tari quattro e grani cinque per li retro scritti defunti come anco la cera , et in fede D. Crispino.”
“A 23 Xbre 1655 Girifalco Io infrascritto mi ricevo dal Sig. Arciprete docati quattro, tari dui e grana cinque per li retroscritti defonti e canonico di Natale prossimo venturo come anco la cera et in fede il dì come sopra …”
“Mi ricevo dall’Arciprete di Girifalco Io infrascritto Giuseppe Vitale … docati cinque e mezzo meno una cinquina per li retroscritti defonti et carlini cinque per lo canonico di Pasha lo ricevuto assieme lo ius quartae della cera in fede di che 27 Aprile 1656 Syr Giuseppe Vitale”
“A dì 15 Giugno 1659 Girifalco Io infrascritto delegato da Mons. Ill.mo Vescovo ho ricevuto dal Sig. Arciprete di Girifalco Carlini quarantadui per le sud.te partite dei morti e Carlini cinque per il canonico di Pascha passata et in fede Francesco … Delegato”
“Si sono ricevuti dall’Arciprete di Girifalco Ducati quattro e tari quattro per il sud. Ius mortuorum et Carlini cinque per il canonico di Natale Girifalco 20 gennaio 1660″
“A 16 Agosto 1660 Girifalco … dall’Arciprete di Girifalco Carlini vinti … per li retroscritti defunti e canonico di Pascha prossima passata e in fede D. Crispino …”
“A 14 Gennaio 1661 Girifalco … mi ricevo dal Sig. Arciprete docati nove tari tre e grana dui e mezzo per li retroscritti defunti e canonico di Natale prossimo passato come anco la cera et in fede D. Crispino …”
“A11 Gennaio 1662 mi ricevo dal Sig. Arciprete Carlini trentasei per li retroscritti defunti e la cera, e Carlini cinque per lo canonico di Natale prossimo passato. In fede Girifalco il dì come sopra D. … Crispino.”
“A 5 Maggio 1662 Girifalco dichiaro esser per intiero soddisfatto dal Sig.Arciprete delli defunti maturati per tutto Aprile e del canonico di Pascha prossima passata e della cera et in fede il dì come sopra D. …Crispino.”
“Io infrascritto dichiaro di essere stato satisfatto dal Sig. Arciprete per li retro scritti defunti così dalla somma del danaro come della cera … Girifalco 28 Settembre 1663 D. Gio. Paulo Spatea”
“A 4 Gennaio 1664 Io sottoscritto dichiaro di essere stato satisfatto dal Sig. Arciprete delli retroscritti defonti maturati … così della somma del danaro come della cera dichiarando di più haver ricevuto il canonico di Natale prossimo passato et in fede Gio. Paulo Spatea”
“Squillaci 11 Aprile 1665 mi ricevo Io sottoscritto … il ius mortuorum maturato dal 26 8bre 1664 in sin ad hoggi et la cera come ancora lo canonico di Natale e Pascha docati cinque e tari quattro e grana quattro …”
( Carlino, antica moneta del Regno di Napoli d’oro e d’argento coniata da Carlo I° d’Angiò nel 1278;
Ducato, moneta d’oro coniata dapprima a Venezia in seguito negli altri stati italiani;
Grana, moneta di rame napoletana coniata per la prima volta dall’imperatore Ferdinando II d’Aragona nel 1222;
Tarì, moneta d’oro araba e normanna della Sicilia. Subì nel tempo svalutazioni e modificazioni e rimase in circolazione fino al 1860, quando il Regno delle Due Sicilie venne unito al Regno d’Italia.
Alcune equivalenze:
10 grana = un carlino;
100 grana = un ducato
120 grana = una pezza o piastra;
10 carlini = un ducato;
1 tarì = 20 grana)
A questo punto ci sia consentita una digressione che ci rimanda con la memoria agli studi fatti in gioventù.Le nostre reminiscenze si riferiscono al “Dialogo dei Morti” di Luciano:
Di là dallo Stige si svolge un violento alterco fra Caronte e Menippo, arrivato da poco. Caronte esige con grida minacciose l’obolo, Menippo, che non può pagarlo perchè non ce l’ha, risponde con minacce e satiriche proposte:
- Paga, o maledetto, il nolo!, grida il traghettatore infernale al filosofo Menippo.
Forse è da attribuire a questa cultura l’uso invalso nel passato di introdurre qualche spicciolo nella bara o nelle tasche del vestito del defunto!
La meticolosità con la quale Il Parroco annotava in calce agli Atti l’avvenuta esazione degli oboli e la metodocità con la quale la Curia Vescovile provvedeva all’esazione del ius mortuorum ci rivelano indirettamente un aspetto triste della società dell’epoca, la povertà!
Molti defunti, lo si desume dai relativi Atti di Morte, ob nimiam/notoriam paupertatem furono…traghettati, ricevettero il Viatico per l’Aldilà gratis et misericorditer oppure ob amorem Dei:
(31.08.1647) … pro paupertate caruit quarta.
(09.04.1648) … misericorditer ob nimiam paupertatem ?????
(02.08.1648) … caritatem propter notoriam eius paupertatem.
(06.02.1649) … ob eius èpaupertatem.
(23.02.1649) … et per nimiam paupertatem gratis et misericorditer.
(22.05.1649) … Sacri Olei unctione roboratus per me pr.cto (Archipresbitero) misericorditer propter suam notoriam paupertatem.
(27.09.1649) … sacri olei unctione fuit roboratus per me praed.cto gratis et amore Dei pro sua paupertate.
(31.12.1649) … caruit quarta cerae pro paupertate.
(16.10.1650) … et Sacri Olei unctione roborata per me pre.cto, et ob eius notoriam paupertatem gratis.
(06.11.1650) … et … amore Dei sepultus quia pauperissimus fuit.
(12.03.1651) … Curtalensis pauperissima.
(14.01.1661) … ob amorem Dei.
(10.03.1664) … mendicans…et ob amore Dei.
Con disappunto abbiamo rilevato che nel periodo preso in esame si verificarono casi di morte violenta:
(24.09.1647) … necatus fuit in loco dicto la Nucarella … cum Licentia Vicarii Squillacensis sepultus fuit;
(03.01.1648) … necatus fuit a la Montagna …;
(07.05.1648) … iugulatus fuit … quasi misericorditer pro me e pro D.no…;
(04.06.1648) … ex rupe corruit … et de Licentia admodum … Illmi Vicarii Episcopalis…;
(06.09.1649) … necatus fuit i loco dicto la Nucarella a Malandrino …;
(01.09.1649) … necata fuit in loco dicto Scugnetto…sepulta fuit de Licentia …;
(14.10.1652) … obiit suspensus in ligno ….
Ministri di Culto
(rilevati dagli Atti)
Secolari:
R.D.Ottavio Foresta Archipresbiter (cfr.A.1647<>1650)
R.D.Francesco Muzzì Archipresbiter (cfr. A.1650<>1665)
D. G. Matteo Conestabile (cfr. A. 12.10.1659<>17.02.1663)
R.D. Agazio Megna (cfr. A. 11.12.1655)
R. D. Matteo Morica di Amaroni (cfr. A. 31.07.1650)
R.D. Francesco Muzzì (cfr. A. 24.01.1654)
R.D. Francesco Occisano (cfr. A. 01.09.1653 <> 10.02.1665)
R.D. Ferdinando Russo (cfr. A. 21.09.1648)
D. G.ni Battista Salerno Cappellano Terrae S.ti Florii (cfr. A. 06.11.1650)
Dell’Ordine Monastico o Conventuale
Padri Predicatori di San Domenico:
P. Priore S.M. Gratiarum P.P. ( cfr. A. 06.06.1664)
R.P. fr. Agostino de Zagarise ( cfr A. 28.08.1652)
R.P. fr. Domenico (cfr A. 05.10.1649)
R.mo Fr. Geronimo (cfr. A. 12.10.1659)
R. P. fr. Silvestro e Grutteria ( cfr. A. 22.09.1652;06.11.1652)
R. P. Fr. Tommaso a Borgia (cfr. A. 13.10.1660;06.04.1662)
Fr. Andrea Girifalci (cfr. A. 03.01.1648)
Fr. Andrea de Pedavoli (cfr. Atti 10.12.1654<>28.02.1656)
Fr. Bartolo Catacensis (cfr. A. 01.08.1648)
R. Fr. Carlo ex Catanzaro (cfr. A. 28.09.1653)
Fr. Daniele (cfr. A. 22.02.1649)
P. Fr. Giuseppe a Borgia (cfr Atti 00.08.1655<>16.08.1655)
R.P.Fr. Michele a Girifalco (cfr. Atti 08.06.1652;04.08. 1664)
Religiosi:
Soror (monaca di casa) Clara Selimo (+ 13.10.1654)
Clericus Francesco Vitaliano (+ 11.09.1654)
Passim, qua e là per il “Liber Mortuorum “
Originari di altri paesi:
Elisabetta … Casalis Iacursi (A. 24.10.1660)
Iannizzi Elisabetta de Pizzo (A. 01.09.1649)
Melina Giuseppe incola Curtalensis (A. 01.05.1650)
Barbuto Vittoria ex Argusto (A. 27.09.1649)
Nicotera Giovanni de Adamo/i (A. 02.09.1649)
Sianus Domenico di Nocera Paganorum (A. 03.01.1648)
*** In alcuni Atti abbiamo rilevato la conferma della reale esistenza nel passato della Chiesa di Santa Domenica nella quale trovarono sepoltura:
Elisabetta Iannizzi de Pizzo + 01.09.1649;
Dianora Defilippo + 04.10.1661;
Francesco Maccaroni + 20.06.1664;
Antonino Nesci + 20.01.1665
*** Dislocazione delle sepolture:
Chiesa Matrice ai Pioppi Vecchi…………235
S. Marie delle Grazie P.P. ………………..137
Chiesa dell’ Immacolata……………………..72
Chiesa di S. Antonio…………………………. 30
Chiesa di S. Domenica…………………………4
Liber Tertius Matrimonio Iunctorum
Ecc.ae Parochialis S.Rocci Trae Girifalci
Proponiamo ai visitatori del nostro “Sito” la lettura che abbiamo fatto di un “Registro dei Matrimoni ” dell’exChiesa Parrocchiale di San Rocco in Girifalco.Si tratta del “Liber Tertius Matrimonio Iunctorum” ed abbraccia il periodo che va da Marzo 1675 a Gennaio 1693.
Dalla lettura abbiamo rilevato che nel predetto periodo nell’ambito della Parrocchia di San Rocco furono celebrati 170 ca matrimoni. Noi, però, non di tutti gli Atti siamo riusciti a fare una lettura completa ed esatta, molti Atti sono indecifrabili.Il documento storico, cioè il ” Liber …” che ci è arrivato risente molto degli effetti negativi dell’usura del tempo e soprattutto dell’incuria dell’uomo.
Gli “Atti” venivano redatti secondo uno schema prestabilito:
“Anno Dni … die … mensis … denunciationibus praemissis tribus continuis diebus festivis quarum prima fuit die. … mensis … , secunda die … mensis … tertia et ultima die … mensis … inter miss. Parrocchialium Solemn. habita est nulloque leg.mo imped.to detecto Ego D.s … … Parochus ac Rector Par.lis Ecc.ae S. Rocchi Trae Girifalci interrogavi … … et … ..,. eorumque mutuo consensu habito solemniter per verba depnti matrim.o coniunxi, pntibus testibus notis ……postea eis ex ritu S.ae Matris Ecc.ae in Miss. Celebrat.ne Benedixi.”
Li definiamo impropriamente “ATTI“, ma in realtà sono brevi verbali, tutti dello stesso tenore e redatti in modo autonomo dai Parroci che si sono alternati nel tempo. I cosiddetti “ATTI“, infatti, non risultano controfirmati dai diretti interessati, gli sposi, nè dai testimoni presenti alla celebrazione del Sacramento. Alla carenza di carattere documentale, fa riscontro una ricca informativa circa la meticolosa e scrupolosa assunzione, da parte della Chiesa nella persona del Parroco pro-tempore, di tutte quelle precauzioni riferite ad accertare che vi fossero tutte le condizioni richieste perchè il matrimonio, che stava per essere celebrato, fosse canonicamente valido. Dell’intenzione dei “nubendi” viene in primis informata la comunità. Sino a pochi anni addietro, i Parroci ne davano notizia durante la celebrazione della Santa Messa, ripetendo tali avvisi o pubblicazioni di matrimonio per tre giorni consecutivi e festivi (denunciationibus praemissis tribus continuis diebus festivis).I fedeli che fossero stati a conoscenza di eventuali situazioni di canonico impedimento alla celebrazione del matrimonio erano tenuti sotto pena di scomunica a riverarle.Il Parroco, quindi, accertatosi che nessun impedimento di carattere canonico ostava alla celebrazione del Sacramento (nulloque legitimo impedi.to detecto) interrogava i “nubendi ” , i quali, avendo espresso in modo aperto e manifesto la loro volontà (eorumque mutuo consensu habito solemniter per verba) alla presenza di testimoni di cui si aveva piena e certa conoscenza (praesentibus notis testibus) venivano uniti in matrimonio. Oggi le pubblicazioni di matrimonio vengono affisse agli “Albi“, sistemati agli ingressi delle Chiese.
Anche se trattavasi di una piccola comunità nella quale l’uno sapeva dell’altro non veniva tralasciata alcuna cosa intentata perchè il matrimonio venisse celebrato con tutti i crismi del Diritto Canonico. La cittadina all’epoca era divisa in due parrocchie, la Chiesa Matrice e quella di San Rocco. Eppure, quando il promesso sposo proveniva dalla Parrocchia della Matrice, le pubblicazioni venivano fatte contemporaneamente nelle due Chiese.Riportiamo ad esempio l’annotazione che abbiamo letto in calce all’Atto di Matrimonio di Sestito Gioacchino e Chiriano Maria: “Denunciationes huius matrimonii fattae sunt etiam a R. Sir Io.e Vaiti Archip.ro ac Parocho Ecc.ae Matricis cuius praed.s Ioachim erat filius, nullumque oppositum est impedimentum ut ex eius scripto mihi constat”.
E’ appena il caso di fare presente che analogamente e a maggior ragione avveniva quando il promesso sposo era originario di altro paese. Leggiamo l’annotazione in calce all’Atto di Matrimonio di Domenico Spanò di Olivadi e di Domenica Furcumari di Girifalco:” Denun. huius matrimonii factae etiam sunt a R.mo D. Antonio Volpe Curato ac Parocho Olivadi ut ex ipsius Parochi scripto mihi constitit in diebus pariter ut supra praedicti nulloque legitimo et canonico imped.to detecto.”
Passim, qua e là, per il ” Liber Matrimonio Iunctorum”
*** Ministri di Culto e Religiosi:
Dagli “Atti” risulta che nella Chiesa Parrocchiale di San Rocco nel periodo preso in esame si alternaro due Parroci:
D. Giovanni Vaiti (cfr Atti 03.11.1677 <> 26.12.1681), promosso Arciprete passò a reggere la Chiesa Matrice che sorgeva ai Pioppi Vecchi;
D. Iacobus Fodero (cfr Atti 20.05.1682 <> 25.01.1693).
Durante la ” sede vacante “, in attesa che venisse nominato il nuovo Parroco, la Chiesa di San Rocco veniva retta da un Economo:
D. Matteo Maccarone, Oeconomus Ecc.ae S. Rocci (cfr Atti 05.03.1675 <> 25.02.1677);
D. Giuseppe Calabrò (?), Oeconomus Ecc.ae S. Rocci (cfr Atti 25.02.1677<> 26.07.1677), gli Atti di riferimento sono poco decifrabili e, quindi, riportiamo il nome del sacerdote così come siamo riusciti a leggerlo;
D. Domenico Zaccone (cfr Atti 12.01.1682 <> 00.12.1682)
Dalla lettura degli Atti risulta che all’epoca in Girifalco svolgevano il loro ministero altri sacerdoti:
R.D. Andrea Giampà, teste in Atto 12.01.1693;
D.Giuseppe Giglio, teste in Atti dal 26.02.1688 al 25.01.1693;
R.D. Domenico Romeo , teste in Atto 25.07.1689).
All’epoca vi erano i “chierici“, religiosi che avevano preso gli Ordini Minori, non erano stati consacrati sacerdoti, ma erano di sostegno alla Chiesa:
Cl.cus Mario Bongiorno (teste in Atto 29.02.1688)
Cl.cus Antonio Giampà (teste in Atti 12.06.1688;02.09.1688;17.01.1689)
Cl.cus Domenico Maccarone (teste in Atti 29.07.1691;23.12.1691;25.01.1693)
Cl.cus Antonio Vaiti (teste in Atto 00.09.1692)
Cl.cusVitaliano Spagnolo (teste in Atti 26.02.1688;02.01.1689;03.02.1689;29.09.1689;16.08.1690)
*** Per dovere di cronaca riportiamo i nominativi di alcuni sacerdoti di altri paesi che abbiamo rilevato nel corso della lettura degli “Atti“:
D. Paolo Calojaro Parochus Amaroni ( cfr Atto 21.02.1686)
R.mo D. … Mungo Parochus ac Rector Trae S. Flori (cfr Atto 19.10.1683)
R. mo Syr G.nni D.co Rinaldo Archipresbiter Casalis Curtalis (cfr Atto 15.09.1678)
D. Antonio Volpe Parroco di Olivadi ( cfr Atti 17.04.1675;17.08.1675;22.09.1675)
D. Iacobus …Parroco di Sant’Elia, oggi Vallefiorita, (cfr Atto 02.02.1676)
*** Tenuto conto che la nostra lettura è riferita ad un “Liber…” di una delle due Parrocchie, della Chiesa di San Rocco, è da pensare che la cittadina all’epoca esercitasse una determinata attrazione perchè oriundi di altri paesi vi si trasferissero. I matrimoni misti -tra residenti ed oriundi di altri paesi- corrispondono, infatti, al dieci per cento del totale. Una parte degli oriundi proviene dai paesi contermini, mentre la provenienza degli altri, a nostro avviso, è legata alla signoria della famiglia Caracciolo. Ricordiamo che i Caracciolo, signori di Girifalco, al tempo esercitavano la loro giurisdizione su San Vito sullo Ionio, Cenadi, Soreto, Arena, Stefanaconi, San Floro,ecc.
Diamo di eseguito l’elenco degli oriundi di altri paesi che contrassero matrimonio in Girifalco:
Azzarito Marco Cortalensis
D’Arone Giovanni Trae Castrimonardi (Castelmonardo oggi Filadelfia in prov. di Vibo V.)
Dattilo Antonio Casalis Curtalis
De Fazzio Pietro de Cardinale
Furciniti Geronimo de Olivadi
Gangale Antonio de Stilo
Lagani Giovanni de Cenadi
La Grutteria G.nni D.co Casalis Amaroni
Marinaro Pietro Casalis Cortalis
Marra/Mazza (?) Domenico Trae S.Flori
Musca Domenico de Casali S.i Eliae
Nicotera G.Battista Cortalensis
Nicotera Tommaso Casalis Curtalis
Spanò Domenico de Olivadi
Spanò G.Battista ab Olivadi
Trifari Domenico de Casali S.i Eliae
*** Nel corso della lettura degli “Atti” abbiamo rilevato un notaio Antonio Giampà, Notarius, teste nella celebrazione dei matrimoni di Furciniti-Cristofaro e Vonella-Cannata.
*** Riportiamo alcuni particolari casi di matrimonio per la cui celebrazione occorse la licenza-dispensa delle Autorità Superiori. Per motivi di consanguinità chiesero ed ottennero la dispensa:
-Andrea Vitaliano e Domenica Bongiorno (… consanguenitatis inter Andream Vitaliano e Dominicam Bongiorno per quem obtinuerunt dispensationem a Summo Pontifice et decret. ab Ill.mo Dno Epo Squillacensis penes me existentem.);
-Carlo Stranieri e Lucrezia Tolone (…praeter 4° et 5° gradus consanguinitatis et obtenta dispensatione ab Ill.mo Domino admissaque A R.mo D. Vicario ac etiam ob tempus prohibitum … apud me servata);
-Lo Iarro Domenico e Defilippo Domenica (…praeter quarti e quinti gradus consanguinitatis et obtento Decreto ab Illmo Dno ratione quinti quartum non obstare admissoque a Rev.mo D. Vicario apud me servato);.
-Una particolare dispensa chiesero ed ottennero Giovanni Viatura e Domenica Ferraijna per poter celebrare il matrimonio durante il periodo della Quaresima ( … habita R.mi D.ni licentia ob tempus proibitum quatrag.ma )
Elenco ” Matrimonio Iunctorum”
Arcino Ferdinando e Lo Bello Dianora (18.08.1681)
Azzarito Marco e Migliazza Domenica (.. 07(?). 1690)
Basile Domenico e Tolone Caterina (00.00.1677)
Bongiorno Domenico e Burdino Margherita (02.09.1687)
Buffa Giovanni e Galletta Lucia (22. 04 1679)
Cannella Marco e Migliazza Antonina (29.04.1680)
Cannito Marco e Melina Caterina (16.05.1688)
Catalano Domenico e Ceraso Vittoria (17.01.1689)
Catalano Nicola (?) e Carchidi Elisabetts (00.02.1689)
Ceraso (?) Agostino e Tolone Lucrezia (02.05.1683)
Ceravolo Domenico e Giampà Angela (28.02.1688)
Cerella Giovanni e Vonella Elisabetta (04.03.1680)
Cimino G.ppe Antonio e Zungone Caterina (10.07.1685)
Cristofaro Giuseppe e Proganò … (28. ott./nov. 1682)
D’Arone Giovanni e Ferraijna Giovanna (Febb/Aprile 1685)
Dattilo Antonio et Furcumari Dianora (15.09.1678)
De Fazzio Pietro Giovanni e Nicotera Caterina (21.04.1675)
Defilippo Domenico e Lo Iarro Caterina (26.12.1681)
Defilippo Francesco e Tolone Domenica (03.05.1688)
Defilippo Giovanni e Vasili Caterina (29.10.1684)
Defusto Elia e Catalano Angela (27.05.1683)
Defusto Rocco e Lanata Elisabetta (25.02.1677)
Defusto Scipione e Tolone Domenica (29.02.1688)
De Gori Antonio e Pullacchio … (01.06.1677)
De Gori Pietro e Fodero Domenica (08.01.1687)
Ferraijna Andrea e Vonella Angela (07.01.1783)
Ferraijna Antonio e Marino Vittoria (02.12.1684)
Ferraijna Antonio e Palaria Vittoria (Lug./Ago. 1685)
Ferraijna Domenico e Proganò Caterina (11.07.1691)
Ferraijna Domenico e Iapello Caterina (01.05.1683)
Ferraijna Marco e Acquaro Isabella (29.07.1675)
Fodero Angelo e Palilogo Antonina (21.04.1687)
Fodero Domenico e Vaiti Eleonora (26.02.1688)
Fruci Giuseppe e Silimo Caterina (19.08.1675)
Fruci Giuseppe e Tolone Caterina (29.06.1654)
Furciniti Geronimo e Cristofaro Lucrezia (17.08.1675)
Furcumari Antonio e Conaci Porzia (24.07.1690)
Gangale Antonio de Stilo e Carchidi…(02.02.1676)
Gangale Antonio e Tolone Antonina (17.08.1675)
Giampà Domenico e Cannata Porzia (03.07.1689)
Giampà Giuseppe e Tolone elisabetta (27.11.1679)
Giampà Orazio e Maccaronei Giovanna (… 05/08.1681)
Gimigliano Pietro Antonio e … … (28.01.1685)
Iannilli Andrea e Tolone Caterina (29.09.1689)
Iapello Antonio e Vonella Giovanna (23.12.1691)
Iapello Domenico e Tolone Vittoria (10. 09.1687)
Lagani Giovanni e Fodero Caterina (16.08.1690)
La Grutteria G.nni D.co e Vaiti Margherita (21.02.1686)
Lo Bello Antonio e Vatrella Angela (30.07.1690)
Lo Iarro … e Defilippo Elisabetta ()
Lo Iarro Antonio e Defilippo Venere (30.11.1682)
Lo Iarro Antonio e Furcumari Anna (05.10.1689)
Lo Iarro Domenico e … … (29.07.1691)
Lo Iarro Domenico e Defilippo Domenica (19.02.1685)
Lo Iarro Francesco e Vaiti Isabella (19.05.1686)
Maccarone G.Battista e Zaccone … (12.03.1683)
Maccarone Santo e … Caterina (08.01.1686)
Maccarone Santo e … Elisabetta (02.03.1688)
Marinaro Pietro e Nicotera Lucrezia (01.05.1685)
Marra Antonio e Zaccone Maria (00.09(?).1688)
Marra Domenico e Sestito Elisabetta (19.10.1683)
Marra Vincenzo e Maccarone Elisabetta (.. 06. 1683)
Migliazza Domenica e … Francesco (22.09.1692)
Migliazza Giacinto e Spagnolo Giacobbe (01.10.1689)
Migliazza Gregorio e Zaccone Elisabetta (22.07.1692)
Migliazza Nicola e Tolone Giovanna (17.09.1691)
Morello Francesco e Fodaro Domenica (06.05.1680)
Musca Domenico e Masdea Angela (02.02.1676)
Nicotera … e Migliazza Anna (02.09.1688)
Nicotera Antonino e Sestito Elisabetta (06.02.1677)
Nicotera Francesco e Dubretto Domenica (02.12.1679)
Nicotera G. Battista e Chiriano Laura (15.12.1692)
Nicotera Tommaso e Defilippo Lucia (12.01.1693)
Nicotera Tommaso e Vitaliano Polisena (28.04.1680)
Palaija … e Chiriano Lucrezia (00.05.1676)
Palaria Agazio e Sciacchitano Domenica (… 02.1687)
Palaria Giuseppe e Scamardì Caterina (03.03.1692)
Palaria Tiberio e Lo Bello Caterina (00.06.1677)
Palilogo Giovanni e Ferraijna Colomba (00.02? 1678)
Palilogo G.nni D.co e Catalano Elisabetta (25.07.1689)
Passafaro Lorenzo e Migliazza Antonina (12. 01. 1682)
Pelaija Vito e Raimondo Lucia (27.02.1683)
Petitto Rocco e Marra Lucia (19.11.1679)
Petitto … e Nicotera Giovanna (25.02.1691)
Petitto Giovanni e Sestito Angela (28.09.1682)
Pino/Pirro Giuseppe e Reverso Lucrezia (02.02.1676)
Proganò Andrea e Burdino Laura (10.10.1678)
Proganò Andrea e Vonella Caterina (04.05.1688)
Proganò Giovanni e …Elisabetta (22.09.1678)
Proganò Francesco e Tolone Giovanna (28.09,1689)
Proganò Marco e Giovanna Lo Iarro (07.01.1679)
Pullacchio Caterina e M… Giuseppe (12.05.1686)
Pullacchio Martino e Lo Iarro Porzia (… 01. 1686)
Pullacchio Martino e Nicotera Saveria (02.01.1689)
Romeo Rocco e Vitaliano Maria (25.09.1685)
Rosanò Antonio e Viatura Prudenzia (17.09.1690)
Rosanò Domenico e Ferraijna Domenica (13.09.1689)
Rosanò G.nni D,co e Giampà Elisabetta (16.10.1675)
Sciacchitano Rocco e Migliazza Porzia (27.07.1682)
Sciacchitano Isabella e De… Giuseppe (23.09.1686)
Sergi Domenico e Nicotera Santa (02.02.1678)
Sergi Rocco e Livadese Candiana (23.06.1675)
Sergi Vito e Passafaro Anna (23.05.1682)
Sestito Gioacchino e Chiriano Maria (16.04.1684)
Sestito G.Battista e Russo Domenica (25.01.1693)
Sestito Marco Antonio e Spagnolo Elena (22.01.1679)
Sestito … e Vaiti Domenica (Febb./Magg. 1686)
Signorello Domenico e Gosci Laura (.. 07. 1690)
Signorello Giuseppe e Burdino Caterina (20.05.1682)
Spanò Domenico e Furcumari Domenica (22.09.1675)
Spanò G.Battista e Furcumari Giovanna (17. 04.1675)
Straneri Carlo e Tolone Lucrezia (29.12.1682)
Straneri Domenico e … Elisabetta (26.12.1679)
Straneri Iacobus e Fodero Caterina (07.01.1691)
Tolone Anna e … Antonio (26.07.1689)
Tolone Antonio e Vaiti … (25.01.1693)
Tolone Elia e Lucisano Minica (09.01.1680)
Tolone Giovanna e Dida(cus) … (02.02.1676)
Tolone Giovanni e Cristofaro Antonina (00. 03/05.1688)
Tolone G.Battista e Galletta Lucia (21.08.1684)
Tolone Gregorio e Gimigliano Elisabetta (00.03.1675)
Tolone Stefano e Cristofaro Caterina (08.02.1680)
Trifari Domenico de Casali S.i Eliae e Barone Caterina (31.05.1676)
Vaiti Antonino e Domenica Sciacchitano (05.03.1675)
Vai(ti) Domenico e Ferraijna Pulisena (26.06.1682)
Vaiti G.nni Antonio e Vitaliano Caterina (26.02.1692)
Vaiti Pietro e Vonella Angela (30.05.1682)
Vatrella Gregorio e Sciacchitano Maria (14.01.1693)
Viatura Giovanni e Chiriano Maria (18.05.1692)
Viatura Giovanni e Ferraijna Domenica (22.03.1689)
Viatura Rocco e Vatrella Elisabetta (15.01.1686)
Viatura Tommaso e Vonella Agata (05.00.1677)
Vitaliano Andrea e Bongiorno Domenica (30.07.1678)
Vitaliano Andrea e Muzzì Antonina (10.02.1688)
Vitaliano Domenico e Lo Iarro Palumba (15.05.1681)
Vitaliano Rocco e Iacopino Caterina (03.02.1686)
Vitaliano Rocco e Cimino Caterina (12.06.1688)
Vitaliano Scipione e Vaiti Vittoria (25.06.1685)
Vonella Antonio e Tolone Elisabetta (16.04.1692)
Vonella Antonio e Vatrella Palumba (22.02.1683)
Vonella Francesco e Defilippo Elisabetta (22.09.1682)
Vonella Giovanni e Cannuli Domenica (18.07.1689)
Vonella Tommaso e Cannata Caterina (28.10.1684)
Zaccone Giuseppe e Proganò Angela (27.08.1685)
Ziparo Martino e Vatrella Caterina (31.08.1682)
exChiesa Parrocchiale di San Rocco in GIRIFALCO (Cz)
Dati e situazioni desunti dal Registro dei Defunti
( Agosto 1688<>Marzo1712 )
Nel periodo preso in esame si verificarono nell’ambito dell’ex Parrocchia di San Rocco 684 casi di morte così di seguito distinti:
Anno – Adulti — Minori — To t a l i
1688 – 12 14 26
1689 14 8 22
1690 7 15 22
1691 4 6 10
1692 25 14 39
1693 16 7 23
1694 20 14 34
1695 12 13 25
1696 11 38 49
1697 15 24 39
1698 18 21 39
1699 5 11 16
1700 11 20 31
1701 8 14 22
1702 13 11 24
1703 23 24 47
1704 17 12 29
1705 6 10 16
1706 17 11 28
1707 12 17 29
1708 10 13 23
1709 10 4 14
1710 24 20 44
1711 10 15 25
1712 4 4 8
Totali…………………324…………360……………..684
Gli Atti di Morte, in lingua latina, sono redatti seguendo schemi prestabiliti, a seconda dei casi, se minori o adulti:
Anno D.ni… die… mensis…quidam/quaedam parvulus/a filius/a…et…coniugum huius Parochiae aiam Deo reddidit, cuius corpus in Ecclesia…sepultum est.
oppure
Anno D.ni … die … mensis … … … vir/uxor/viduus/a … … in domo sua in Com. S.M.E. aiam Deo reddidit cuius corpus in Ecc.a … sepultum est. Mihi … Parocho ac Rectori Par.lis Ecc.ae Sancti Rochi Pr.palis P.ni T.rae Girifalci confessus/a, SS.mo Viatico refectus/a ac Sacri Olei unct.ne et per me roboratus/a.
Dislocazione delle sepolture
Chiesa Matrice ovvero Santa Maria ad Nives ai Pioppi Vecchi……………….19
Chiesa Santa Maria delle Grazie (attuale Chiesa Matrice)…………………….233
Chiesa di San Rocco…………………………………………………………………………..42
Chiesa di Sant’Antonio nel Vecchio Convento(ex O.P.P.)……………………..387
Totale……………………………………………………………………………………………..681
Ministri di Culto che somministrarono i Sacramenti ai morenti
R.D.GiacomoFodero Parochus ac Rector Parlis Eccae Sancti Rochi (ultimo Atto del 07.08,1699)
R.D. Antonio Garigliano dall’Atto del 27.06.1710 Parochus ac Rector Parlis Eccae Sancti Rochi
R.D. Giovanni Vaiti Archipresbiter
R.D.Michele Arcuri
R.D. Paolo Caloijaro Parochus Casalis Amaroni (Atto 09.04.1689)
R.D. Gaetano de stefano, dall’Atto del 14.12.1707 all’Atto del 29.06.1710 Oeconomus Parlis Eccae Sancti Rochi
R.D. Domenico Fodero, Oeconomus Parlis Eccae Sancti Rochi in Atti dal 10.03.1704 al 20.04.1706
R.D. Andrea Giampà
R.D.Giuseppe Giglio, in Atti dal 30.08.1699 al 05.12.1699 Oeconomus, in Atti dal 14.12.1699 al 15.12.1704 Parochus Parlis Eccae Sancti Rochi.
R.D.Domenico Romeo
R.D. Giacomo Sestito
R.D.Giovanni Domenico Zaccone
R.P.P.Priore Ordine dei Predicatori
R.P.fr.Bonaventura ab Orsegliadi
Lector Conventus S. Antonii de Padua Patrum Reformatorum
R.P.fr.D. Basili de Monterosso
R.P. f.r Domenico de Maropati
R.P. Domenico de Stalattì P.P.Dominicanorum
R.P. fr. Francesco di Roccella dei Riformati
R. P. fr. Francesco a Siderno Lector
R, P. fr. Giacinto a Filogaso
R.P.Lodovico Ordine dei Predicatori
R.P. Tommaso a Zimbario Ordine dei Predicatori
Religiose ( monache di casa ovvero rabbine/bizzocche, per saperne di più cfr “Girifalco nel Secolo XVIII”)
Soror Elisabetta Catozza (+22.07.1703)
Soror Angela Giugliano (+ 03.07.1691) animam reddidit Deo in domo Ecc.mo Ducis.
Soror Anna Pelaija (+ 20.12.1692)
Soror Clara Sestito Bizzocca S.P.Francisci (+ 20.02.1710)
Soror Francesca Silimo Tertii Ordinis S. Fran.ci (+ 28.02.1712)
Bizzocca Elisabetta Vitaliano di San Francesco di Assisi (+ 25.12.1706)
Della somministrazione dei Sacramenti di norma era cura esclusiva del Parroco del tempo. Ad altri Sacertdoti era, sì, consentito assistere (confiteri, roborare, reficere ) i morenti, ma previa autorizzazione, …habita mei Licentia, e in modo particolare quando non erano…confessores approbati.
L’aver assunto i Sacramenti di Viatico era conditio sine qua non per avere una cristiana sepoltura, cioè esequie e tumulazione in Chiesa. Nei casi in cui per forza maggiore, quale morte improvvisa, non si era potuto riceverli la sepoltura in luogo sacro sarebbe dovuta essere autorizzata dalle Autorità della Curia Vescovile:
…morte violenta…cuius corpus, habita Rmi Dni Licentia, in Eccla…sepultum est (Atto 12.05.1689);
…morte improvvisa…cuius corpus in Eccla…sepultum est, habita Licentia Superior.(A. 24.02.1692);
…morte improvvisa…cuius corpus, habita Superior.Licentia in Eccla…sepultum est (A. 24.10,1692);
…morte improvvisa in ducali palatio…cuius corpus habita R.mi Dni Vicarii Licentia in Eccla…sepultum est. (A. 23. 01.1694);
…morte improvvisa cuius corpus, habita Licentia Rmi Dni Vicarii, in Eccla…sepultum est (A. 23.07.1694);
…morte improvvisa cuius corpus, habita Licentia Curiae Epalis Squillacensis in Eccla…sepultum est.(A.16.09.1700);
…morte violenta oppressa cuius corpus de Licentia Rmi Vicarii Eplis Squillacen. in Eccla…sepultum est (A. 30.07.1703);
…morte repentina cuius corpus habita Licentia a Curia Eplis Squillacen. in Eccla…sepultum est (A. 11.09.1703);
Passim, qua e là per il “Liber Defunctorum ” dell’ex Chiesa Parrocchiale di San Rocco
***
Il corpicino di un neonato viene fatto trovare nella Chiesa di San Rocco munito della cartula Baptismi…il passaporto per una cristiana sepoltura!
“…quidam infans cuius parentes ignorantur delatus in hac Parochia S. Rochi…cum cartula Baptismi…(Atto del 30.09.1689)”
Altro neonato di cui si ignoravano i genitori:
…quidam parvula…cuius pater et mater ignorantur obiit…sepulta est in Eccla…(Atto 26.12.1710).
Nel passato il neonato, frutto indesiderato di…un amore occasionale, veniva di nascosto abbandonato sui gradini o all’interno di una Chiesa oppure portato alla “Rota“, meccanismo girevole sistemato nel muro esterno dei conventi di clausura perchè potessero essere introdotti dall’esterno all’interno oggetti o neonati indesiderati con garanzia di anonimato.
***
Nel Palazzo Ducale terminano i loro giorni alcuni…famigli, ospiti del Duca a vario titolo:
Il 20.05.1690 rende l’anima a Dio tale Placido di Dinami, uno della servitù in alloggio nel Palazzo Ducale: “…Placidus Dinamens in Diversorio Excc.mi Dni Ducis” .
Il 03.07.1691 muore nel Palazzo Ducale Soror Anna Giugliano. Niente di più facile che Suor Anna (bizzocca/monaca di casa) attendesse all’ Oratorio Palatino. La famiglia Caracciolo godeva di uno speciale privilegio, dell’ indultum oratorium.
Il 23 Gennaio 1694 muore Gregorio Migliazza:
“…Greg. Migliazza vir Vittoriae Lazzaro morte improvvisa in ducali palatio aiam Deo reddidit..”
Il 15.09.1694 “…Dominicus Greto de Cenadi pedissequus reddidit aiam Deo in domo Exc.mi Dni Ducis…”
Domenico Greto era un maggiodomo oppure una guardia del corpo, un guardia-spalle? Era, comunque, l’ombra del Duca, seguiva il suo signore passo dopo passo e che oggi non esiteremmo a definirlo agente di scorta addetto alla sicurezza.
***
Il 21 Aprile del 1692 muore la madre di Don Giacomo Fodero, primo Parroco di San Rocco. Don Giacomo, abbandonando lo schema usuale, redige un dettagliato ed appassionato Atto di sepoltura:
“Anno Dni 1692 die 21 ms Aplis die Lunij(!?) hora 20 Catharina Conaci vidua q.m Iois Antonii Fodero mea dilectiss.ma Mater in domo mea in Com. S.M.E. aiam Deo reddidit munita oibus sacramentis S.M.E. , aetatis suae annor. 71 mens. 3 et dies 7 anno vero post obitum dicti sui Viri mei dilectissimi Patris ; cuius corpus honorifice in Eccla S. Antonii de Padua Patrum Reformatorum sepultum iacet una cum corpor. dicti mei Patris, et Laurae Fodero meae unicae ac dilectissimae sororis quorum trium meorum carorum Patris, Matris, et Sororis perpetua memoriam servabo.”
***
Alla mortalità infantile che in forma endemica si verificò nel periodo preso in esame non sfuggì la famiglia del Duca, al tempo Nicola Maria Caracciolo, che, a breve distanza l’uno dall’altro, perse due figli ancora in tenera età:
” Anno Dni 1696 die x m.s Martii quidam Parvulus filius D. Nicolai Mariae Caracciolo, et D. Margaritae Caracciolo Pinelli Ducum huius Trae, et coniugum huius Parochiae S. Rochi Ppalis Pni Trae Girifalci , aiam Deo reddidit, cuius corpus in Eccla Sancti Antonii de Padua Patrum Reformatorum sepultum est.”
Alla distanza di appena um mese muore il primogenito:
Anno Dni 1696 die 17 m.s Aplis quidam Parvulus Francus Maria Caracciolo primogenitus D. Nicolai Mariae, et D. Margaritae Cracciolo Ducum, et coniugum huius Parochiae S. Rochi Ppalis Pni Trae Girifalci aiam Deo reddidit, cuius corpus in Eccla S. Antonii de Padua Patrum Reformatorum sepultum est.”………
***
Nel 1698 si verifica un parto trigemellare che purtroppo non va a lieto fine. I tre gemelli, infatti, muoiono dopo appena otto giorni dalla loro nascita:
“Anno Dni 1698 die 8 m.Augusti tres Parvulae natae in uno eodemque partu die primo praedicti mensis a Thoma Nicotera, et Lucia defilippo coniugibus huius Parochiae S. Rochi ppalis Pni Trae Girifalci animas Deo reddiderunt, quarum corpora in Eccla S. Antonii de Padua Patrum Reformatorum sepulta sunt.”
***
Nell’onomastica incomincia ad essere presente il nome del Santo Patrono, San Rocco. Si tramanda nel tempo con frequenza in alcune famiglie: Rocco Pititto (Atto 09.12.1690), Rocco de Fusto (Atto 09.04.1692), Rocco Rizzello (Atto 28.06.1692), Rocco Vonella (Atto 05.03.1695), Rocco Vitaliano (Atto 16.08.1697), Rocco Tolone (Atto 16.10.1697), Rocco Viatura (Atto 23.04.1700), Rocco Lo Iarro (Atto 25.07.1702), Rocco Migliazza (Atto 18.08.1704). Rocco Grasso (Atto 27.07.1710), Rocco Sestito (Atto 29.07.1710), Rocco Sciacchitano (Atto 26.11.1711).
Cognomi e nuclei di famiglia ricorrenti nell’ex Parrocchia di San Rocco
Augeri …e Sestito Caterina
Basile (Vasili) Andrea e MigliazzaAntonina
Basile Francesco e Marra Vittoria
Basile Giovanni D.co e Tolone Caterina
Borgiorno Bernardino e Cimino Domenica
Bongiorno Giovanni Domenico e Burdino Margherita
Bongiorno Giuseppe e Silimo Caterina
Bongiorno Pietro e Lo Magno Domenica
Buffa Giovanni Domenico e Sergi Caterina
Buffa…e Russo….
Burdino Anastasio e Fodero Laura
Cafarella Domenico
Cannistraro Giuseppe e Valentino Elisabetta
Cannito Marco e Melina Caterina
Cannuli Giovanni e Vaiti Elisabetta
Carella Eugenia
Carfallà Paolo e Vitaliano Annunciata
Caruso Andrea e Cristofaro Antonina
Casoli Rosaria e Ga…Antonio
Catalano Antonio e Carchidi Hjeronima
Catalano Domenico e Ceraso Vittoria
Catalano Giovanni e Vonella Elisabetta
Catalano Giovanni Domenico e Sestito Angela
Catalano Michele e Passafaro Caterina
Catalano Nicola e Carchidi Elisabetta
Catalano Nicola e Romeo Isabella
Catalano Tommaso e Nicotera Angela
Catalano Vito e Lo Magno Isabella
Cefalì Tommaso e Vonella Elisabetta
Ceraso Marco e Dianora Rundo
Ceravolo Domenico e Giampà Angela
Chiriano Antonio e Quaresima Elisabetta
Ciaramella Domenica
Cimino Antonio e Ferraijna Elisabetta
Cimino Francesco e Pititto Domenica
Cimino G.Battista e Sergi Lucrezia
Cimino Giuseppe e Vasili Caterina
Cimino Giuseppe Antonio e Zungone Elisabetta
Cimino Pietro e Furcumari Anna
Cimino Vitaliano e Vitaliano Domenica
Conaci … e Ferraijna …
Conaci Antonio Tommaso e Giglio Antonina
Conace/i Giovanni e Palilogo Isabella
Conaci Giovanni e Tolone Angela
Crapella Domenico e Palaija Elisabetta
Cristofaro Andrea e Defilippo Elisabetta
Cristofaro Domenico e Galiano Domenica
Cristofaro Francesco e Burdino Francesca
Cristofaro Pietro e Lo Iarro Antonina
de Fazio Giovanni Pietro e Nicotera Caterina
defilippo Antonio e De Nino Caterina
Defilippo Antonio e Fruci Angela
Defilippo Antonio e Maccarone Domenica
Defilippo Domenico e Ferraijna Lucrezia
Defilippo Domenico e Lo Iarro Caterina
Defilippo Domenico e Migliazza Ippolita
Defilippo Domenico e Figliuzzi Porzia
de filippo Francesco e Tolone Domenica
defilippo Giovanni e Vasili Caterina
defilippo Giovanni e Zaccone Caterina
defilippo Marco e Scamardì Caterina
de Filippo Pietro e Giglio Vittoria
de Fusto Rocco e Cannata Elisabetta
de fusto …e Catalano Angela
de fusto Scipione e Tolone Domenica
de Gori Pietro e Fodero Domenica
de Iesi Tommaso e Fragola Teresa
de Iesi Tommaso e Proganò Domenica
de Nino Francesco e Nicotera Antonina
de Nino Salvatore e Catalano Lucrezia
Dominiianni Andrea e defusto Antonia
Donadeo Giovanni Antonio e defusto…..
Dubretto Giacomo
Facciolo Isabella
Fanciulo Angela
Ferraijna Antonio e Gangale Maria
Ferraijna Antonio e Migliazza Domenica
Ferraijna Antonio e Palaria Vittoria
Ferraijna Domenico e Caruso Giovanna
Ferraijna Domenico e Iapello Caterina
Ferraijna Giovanni e Calabretta Isabella
Ferraijna Giovanni Domenico e Proganò Caterina
Ferraijna Marco e Acquaro Isabella
Ferraijna Pietro e Nicotera Caterina
Ferraijna Pietro e Quaresima….
Ferraijna Vito e Catalano Elisabetta
Fodero Giuseppe e defilippo Elisabetta
Fodero G.Domenico e Migliazza Maria
Frijo Giovanna
Frontera Elisabetta e … …
Fulciniti G.nni D.co e Zafaro Lucrezia
Furcumari Antonio e Conaci Maria
Galletta Giovanni e…
Gangale Antonio e Carchidi Laura
Giampà Giovanni Domenico e Cannata Porzia
Giampà Nicola e Tolone Giovanna
Giampà Pietro e Rizzello Colomba
Giampà Tommaso e Palaija Laura
Giglio Antonio e Signorello Vittoria
Giglio G.Battista e Punteri Laura
Giglio G.Battista e Proganò Eleonora
Giglio Giuseppe e Pititto Caterina
Giugliano Antonio e Passafaro Antonia
Gosci Pietro e Iapello Giovanna
Grasso Rocco e Marinaro Colomba
Grasso Tommaso e Sergi Mar
Iacopino Cristofaro e Vasili Domenica
Iapello Giovanni e Ceraso Antonina
Lagani Francesco
La Grotteria Domenico e Vaiti Margherita
Lento Antonio e Giglio Agnese
L’Infiniti Palumba
Livadese Antonio e Fodero Angela
Livadese Pietro e Lento Caterina
Lo Bello Antonio e Vonella Angela
Lo Bello Domenico e Tolone Elisabetta
Lo Bello Giuseppe e Sergi Vittoria
Lo Iarro Antonio e Carchidi Elisabetta
Lo Iarro Antonio e defilippo ……..
Lo Iarro Antonio e Vonella Domenica
Lo Iarro Domenico e Ferraijna Caterina
Lo Iarro Domenico e Nicotera Mattia
Lo Iarro Domenico e Zaccone Matthia
Lo Iarro Francesco e Vaiti Isabella
Lo Iarro Rocco e Vasili Caterina
Lo Magno Francesco e Vonella Rosa
Lo Magno e Vaiti Caterina
Lo Magno Romano Antonio e Vasili Caterina
Lo Pra…Giuseppe e Nicotera Caterina
Maccarone Giovanni B. e Casalnuovo Giovanna
Maccarone Nicola e Bongiorno Porzia
Maccarone Santo e Viatura Elisabetta
Marinaro Antonio e Ciliberto Domenica
Marinaro Giovanni e Tolone Caterina
Marinaro Pietro e Nicotera Lucrezia
Marra Antonino e Zaccone Mattia
Marra Giovanni e Livadese Elisabetta
Mesuraca Prudentia
Migliazza Giacinto e Spagnolo Iacoba
Migliazza Giovanni D.co e Proganò Porzia
Migliazza Gregorio e Lazzaro Vittoria
Migliazza Gregorio e Zaccone Elisabetta
Migliazza Nicola e Tolone Giovanna
Migliazza Pietro e Galletta Maria
Migliazza Pietro e Marra Lucrezia
Migliazza Pietro e Palilogo Matthia
Migliazza Pietro e Vitaliano Caterina
Migliazza Rocco e Lo Magno Isabella
Misdea Michele e La Grotteria Caterina
Morelli Giacomo e Garofalo Lucrezia Civitatis Catanzarii
Moranda Magdalena
Mo/usca Domenico e Misdea Angela
Mo/usca…Pelaija Annunciata
Mosca Giuseppe e Pullacchio Caterina
Muzzì Domenica
Nicotera Antonio e Fodero Antonia
Nicotera Antonio e Fragola Elisabetta
Nicotera Antonio e Passafaro Domenica
Nicotera Carlo e Fruci Isabella
Nicotera Domenico e Basile Elisabetta
Nicotera Francesco e Dubretto Domenica
Nicotera Giovanni Battista e Chiriano Laura
Nicotera G. Battista e Ferraijna Maria
Nicotera Michele e Catalano Elisabetta
Nicotera Pietro e Migliazza Anna
Nicotera Tommaso e defilippo Lucia
Palaija Gaetano e Giampà Caterina
Palaria…e Buffa Elisabetta
Palaria Agazio e Sciacchitano Domenica
Palaria Andrea e Cristofaro Giovanna
Palaria Tiberio e Lo Bello Caterina
Palilogo Giovanni e Vasili Caterina
Palilogo G. Domenico e Catalano Elisabetta
Palilogo Giacomo e Passafaro Elisabetta
Palilogo Giacomo e Nesci Elisabetta
Palilogo Giacomo e Vitaliano Elisabetta
Passafaro Antonio e Lo Magno…
Passafaro Antonio e Vonella Angela
Passafaro Santo e Migliazza Domenica
Passafaro Stefano e Catarisano Caterina
Pelaija (Palaia) Giuseppe e Buffa Elisabetta
Pelaija Tommaso e Fruci Beatrice
Pititto Rocco e Vaiti Vittoria
Proganò Antonio e Migliazza Lucia
Proganò Domenico e Giglio Polita
Proganò Marco e Lo Iarro Giovanna
Proganò Pietro e Spagnolo Isabella
Pullacchio Martino e Nicotera…
Quaresima Antonio e Conte Minica
Quaresima Antonio e Nicotera Domenica
Rizzello Rocco e Vonella Caterina
Rocca Antonio e Vasili Angela
Rocca Giuseppe e Proganò Angela
Rosanò Antonio e Viatura Prudenzia
Rosanò Domernico e Giampà Isabella
Rosanò Pietro e Ferraijna Giovanna
Rosanò Pietro e Signorello Vittoria
Rosanò Pietro e Vitaliano Maria
Russo Francesco e Accisano Apollonia
Russo Francesco e Silimo Elisabetta
Scarcella G.ni B. e Migliazza Elisabetta
Sciacchitano Antonio e Tolone Anna
Sciacchitano Giovanni e Palaria Vittoria
Sciacchitano Matteo e Fodero Caterina
Sciacchitano Matteo e Zaccone Maria
Sciacchitano Rocco e Migliazza Ippolita
Sergi Antonio e Gosci Hijeronima
Sergi Domenico e Nicotera Santa
Sesta Antonina
Sestito Giuseppe e Lo Magno Francesca
Sestito Marco Antonio e Spagnolo Elena
Sestito Pietro e Nicotera Domenica
Sestito Santo e Vaiti Domenica
Sestito…e Vitaliano Isabella
Severise Giovanni e Valente Fragustina
Signorello Domenico e Tolone Vittoria
Signorello G. Battista e Sestito Giovanna
Signorello Giuseppe e Burdino Elisabetta
Signorello Giuseppe e Nicotera Caterina
Sinatura Elisabetta
Spagnolo Costantino e Cefali Elisabetta
Spagnolo Domenico e Piro Elisabetta
Spagnolo Vitaliano e Macrì Annunziata
Spanò Domenico e Furcumari Domenica
Spatea Caterina
Stranieri Carlo e Tolone Lucrezia
Stranieri Daniele e Calamonici Domenica
Stranieri Giovanni e Rocca…
Stranieri Giacomo e Fodero Caterina
Stranieri Pietro e Ga…Caterina
Tavano Giacomo e Sestito Domenica
Tolone Antonio e Cimino Angela
Tolone Antonio e Ferraijna Domenica
Tolone Antonio e Vaiti Caterina
Tolone Giovanni e Cristofaro Antonina
Tolone Giovanni e Palilogo Caterina
Tolone Giovanni e Vonella Palumba
Tolone G.Battista e Galletta Lucia
Tolone Giuseppe e Sestito Angela
Vaiti Andrea e Zaccone…
Vaiti Antonio e Nicotera Mattia
Vaiti Andrea e Passafaro Angela
Vaiti Antonio e Vonella Antonina
Vaiti Carlo e Romeo Lucrezia
Vaiti Domenico e Ferraijna Pulisena
Vaiti G. Antonio e Vitaliano Caterina
Vaiti G.Battista e de Gori Isabella
Vaiti Nicola e Quaresima Angela
Vaiti Saverio e Marinaro Vittoria
Vatrella G.ni D.co e defilippo Laura
Viatura Giovanni e Chiriano Maria
Viatura Rocco e Vatrella Elisabetta
Vitaliano Andrea e Ferraijna Lucrezia
Vitaliano Andrea e Muzzì Antonina
Vitaliano Andrea e Stranieri Lucrezia
Vitaliano Domenico e Buffa Elisabetta
Vitaliano Giuseppe e Palaria Elisabetta
Vitaliano Rocco e Cimino Caterina
Vitaliano Rocco e defilippo Candiana
Vitaliano Salvatore e Fodero Elisabetta
Vonella Antonio e Sciacchitano Teodora
Vonella Antonio e Sestito Antonia
Vonella Domenico e Misdea Angela
Vonella Francesco e defilippo Elisabetta
Vonella Giovanni e Cannuli Domenica
Vonella Giovanni e Passafaro Elisabetta
Vonella Giovanni Domenico e Morello Anna
Vonella G.ni D.co e Tolone Caterina
Vonella G.ni D.co e Vaiti Caterina
Vonella Nicola e Stranieri Beatrice
Vonella Rocco e Lo Iarro Caterina
Vono Diana
Zaccone Antonio e de Luca Giovanna
Zaccone Domenico e Tolone Laura
Zaccone Gregorio e Iapello Domenica
Zaccone …e Rizzello Elisabetta
Zaccone Vincenzo e Sergi Domenica
Zaccone…e Vaiti Antonia
Zagaro (?) Domenica vidua Andreae…
Ziparo Martino e Scarcella Caterina
Ziparo Martino e Vatrella Caterina
Zo/ungone Pietro e Vonella Caterina
***
Con l’ Atto redatto il 17 Marzo 1712 termina il Liber Defunctorum, oggetto della nostra lettura. A piè di pagina il R. Don Antonio Garigliano, Parroco e Rettore della Chiesa di San Rocco, conferma quanto sopra redatto e ne dà testimonianza diretta e personale nei termini che riportiamo così come siamo riusciti a leggere:
” D. Ant. Garigliano Parochus fidem facio ut supra.
Alia nomina defunctorum reperientur ad … in alio libro fol… 355.”
Girifalco nella seconda metà del Secolo XVIII
(1754<>1762)
Rilevazione socio-storica di dati e situazioni
Proponiamo ai nostri occasionali visitatori una indagine socio-storica che abbiamo condotto anni fa e che insieme ad altre giaceva nel cassetto. Non si tratta di una indagine vera e propria, è piuttosto una esposizione di dati e di situazioni che abbiamo rilevato esaminando un registro dei defunti della Chiesa Matrice che sorgeva ai Pioppi Vecchi e che fu distrutta dal sisma del 1783.Il periodo preso in esame è più che limitato nel tempo, va dal 18 ottobre 1754 al 31 dicembre 1762, poco più di otto anni.
Dal 18 ottobre 1754 al 31 dicembre 1762 si verificarono 443 casi di mortalità che suddividiamo per età e per sesso:
per età
adulti…..235 +
minori…208 =
Totale….443
per sesso
M….223 => Adulti…115 + Minori …108 +=> 223 +
F……220 => Adulte..120 + Minori …100 ==> 220 =
T.li…443 => Adulti..235 + Minori …208 ==> 443
Ritenendo di fare cosa gradita agli amanti di statistica riportiamo di seguito in modo graduato come, annualmente, i casi di mortalità si sono verificati nel periodo preso in esame:
Anno 1754… 6 decessi (dal 18 ottobre al 31 dicembre)
Anno 1762…38 decessi
Anno 1759…47 decessi
Anno 1761…50 decessi
Anno 1756…52 decessi
Anno 1755…57 decessi
Anno 1757…60 decessi
Anno 1758…62 decessi
Anno 1760…67 decessi.
Di converso avremmo dovuto riportare l’andamento demografico. Il nostro, ripetiamo, non è uno studio statistico, ma è una rilevazione sociostorica. E poi, è da tenere presente che all’epoca vi erano due Parrocchie intestate l’una a Santa Maria delle Nevi, l’altra a San Rocco e ciascuna aveva una propria anagrafe parrocchiale.Anche se non riferiti strettamente al periodo 1754-1762 e non adatti per un esame comparativo, mettiamo, comunque, a disposizione dei visitatori del “Sito” i dati di cui siamo in possesso e che abbiamo estrapolato da alcune ” Relatio ad Limina “ del Vescovo di Squillace, Mons. Saverio Maria de Queralt:
“Relatio ad Limina” del 10.06.1750……….Fam. 647…Anime 2759
“Relatio ad Limina” del 21.11.1753……….Fam. 647…Anime 2859
“Relatio ad Limina” x il triennio 1753/6…Fam. 647…Anime 2800.
***
Nel redigere gli “Atti di Morte” l’estensore, l’Arciprete Syr Carolus de Stefano, seguiva uno schema prestabilito:
Anno Domini…die vero…mensis…(nome e cognome del defunto/a) vir/uxor/viduus/vidua//filius-filia solutus-a in domo sua in Comunione S. M.E. animam Deo reddidit confessus/a…, …SS.mo Sacramento Eucharistiae refectus/a, et…sacri Olei unctione roboratus/a cuius corpus in Ecclesia…sepultum est.
Del defunto venivano trascritti tutti i dati inerenti al suo stato civile da vivo usando espressioni appropriate per ciascun caso: vir ( sposo) di…, uxor ( sposa ) di…, viduus/vidua (vedovo/a) di…Non veniva trascurata l’età del defunto, se minorenne parvulus o parvula. Se non ricorreva alcuno dei casi predetti veniva usata l’espressione filius solutus/a (indipendente, maggiorenne) di…
Vir, nell’accezione italiana di uomo, è rimasto nella parlata locale sino al secolo scorso. Era frequente, infatti, l’espressione” l’uamu miu ” in luogo di ” il mio sposo “.
Dalla lettura degli “Atti” si evidenzia sia che a chi stava per passare a miglior vita l’assistenza spirituale da parte della Chiesa era completa, sia il clima di Controriforma presente nella nostra Diocesi retta dallo spagnuolo Mons. Saverio Maria de Queralt. Il Vescovo de Queralt, infatti, annualmente richiedeva ai suoi Parroci l’elenco di tutti coloro che non avevano soddisfatto il Precetto Pasquale.
Si rendeva animam Deo in comunione S.M.E. se si erano assunti, ricevuti i prescritti Sacramenti. Gli”Atti”, infatti, venivano redatti con eccessiva meticolosità ed in ciascuno risultano indicati i nomi dei Ministri di Culto che avevano provveduto a somministrarli.E avveniva che al capezzale del morente si alternassero due o tre Sacerdoti: uno confessava, un altro comunicava, un altro, ancora, provvedeva alla Sacra Unzione. Con altrettanta meticolosità venivano redatti gli “Atti” relativi ai casi particolari di mortalità e quando per vari motivi ai morenti non si era potuto somministrare i Sacramenti:
…morte subitanea unctione olei (Atto 13.01.1755);
…comitiali morbus affectus (Atto 04.04.1755);
…morbo apoplettico (Atto 26.09.1755);
…fere subitanea morte percussus nullis munitus sacramentis…(Atto 05.05.1756);
… confessa per signa, di anni 8, (17.09.1757);
…munitus nullis Sacramentis sed cristiane vixerit praecepto Paschali satisfecerit et licentia episcopalis Curiae seguenti die in Matrice sepultum est. (Atto 12.10.1757);
…in Comunione S.M.E. animam Deo reddidit, antea gladio perculsus sed postea confessus mihi subscripto Archipresbiter (Atto 19.12.1758);
…in infirmitate sine loquela, di anni 8, unctione Olei Sancti ( Atto 05.04.1759);
…confessa vi morbi signis, di anni nove, (Atto 22.04.1759);
…nullis sacramentis munitus morte subitanea affectus apoplexiam (Atto 09.06.1759);
…subitanea morte in partu (21.06.1759);
…affecta subitaneo accidente nullis Sacramentis munita (Atto 27.06.1759);
…quasi repentina morte recepta tamen prius absolutione a R. D. G.B.Magno…quidam muliere ipsum petiisse confessionem et veniam suorum peccatorum a D.no et dixisse penes se habere Cartulas seu documenta satisfecisse praecepto annuale Communionis Paschalis pro anno 1758-1759 (Atto 26.01.1760);
…repetina morte, di 8 anni, (Atto 28.04.1760);
…morbo epilettico et apoplettico correpta (Atto 22.12.1760);
…morte subitanea munita nullis sacramentis (Atto 28.03.1761);
…fere repentina morte et ideo munitus nullis sacramentis (Atto 25.05.1761);
…confessa in diuturna sua infirmitate pluries…ma per la subitanea morte senza sacramenti (Atto 01.07. 1761);
…morte violenta animam Deo reddidit peccatorum veniam et misericordiam a Deo petendo generaliter confessus V.I. D.co Spagnuolo, D.co A. Giampà (13.08.1761);
…gravi morbo et letargo oppressus, di anni 12, (Atto 06.10.1761);
…morbo epilettico (Atto 20.10.1761);
…confessus et comm. paucis diebus ante mortem in Ecclesia sed subitanea morte percussus nullis sacramentis munitus (Atto 06.11.1761);
…morbo epilettico percussus (Atto 20.10.1761).
Anche se ci caliamo nei tempi non possiamo non evidenziare il clima che si respirava all’epoca. Ricordiamo che sino a qualche decennio fa ad alcuni defunti veniva negata la sepoltura cristiana e al passaggio del corteo funebre le porte della Chiesa venivano immediatamente sprangate, le corde delle campane tirate in alto.
Ci risuonano nelle orecchie i versi di Dante Alighieri:
…………………………………….io mi rendei
piangendo a quei che volentier perdona.
Orribil furon li peccati miei;
ma la bontà infinita ha sì gran braccia
che prende ciò, che si rivolge a lei. (Purg. III w 119-123);
ed ancora:
…l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno
gridava: O tu del ciel, perchè mi privi?
Tu ne porti di costui l’eterno
per una lagrimetta che il mi toglie;… (Purg. V° w 105-108)
E, sì!, siamo ben lontani dal Concilio Vaticano II che aprirà i battenti nel dicembre del 1961!
***
Ministri di Culto che nel periodo somministrarono i Sacramenti ai morenti:
Syr Carolus de Stefano Arciprete
R.D.Vincenzo Bonelli (dal 1760)
R.D.Carlo Antonio Bongiorno
R.D.Domenico Bova
R.D. D.co Antonio Catalano
Sacerdos Don Nicola de Luca (+ 11.11.1761)
R.D. Bruno Ferrajina
R.D. Rocco Ferrajina
R.D. D.co Antonio Giampà
R.D. D.co Giuseppe Giampà
R.D. G.nni Battista Magno
R.D. Bruno Marinaro
R.D. Giacomo Nicotera
R.D. Gregorio Sestito (+ 28.03.1758)
R.D. Domenico Spagnuolo
R.D. Vitaliano Staglianò (Parroco di San Rocco)
R.D. Paolo Stranieri
R.D. Giovanni Tolone
R.D. G.ppe Antonio Valeo (dal 1761, Parroco di San Rocco)
R.D. Giuseppe Maria Vitaliano (+ 13.02.1760)
R. P. Lector Fulgentius Ordinis Praedicatorum ( 1757)
R.P. Primerano Ordinis Praedicatorum (1758)
R.P. Domenico Avenoso (1756)
R,P. Antonio a Borgia dei Padri Riformati (1759)
R.P. Bernardino a Girifalco (1760)
In un contesto di diffuso disagio socio-economico quella del sacerdozio era una vocazione…promossa dalla prospettiva di un futuro sicuro e dalla affermazione nella società che sarebbe derivata alla famiglia di appartenenza.A questo punto ci torna alla mente il manzoniano Don Abbondio per il quale ” procacciarsi di che vivere con qualche agio , e mettersi in una classe riverita e forte, gli eran sembrate due ragioni sufficienti per una tale scelta.” Nel passato le classi meno abbienti guardavano alle case dei sacerdoti, sì, con ammirazione, ma frammista ad una malcelata invidia e, rassegnate, le additavano con un eufemismo, è casa de chirica rasa! In quanto alla consistenza del clero dall’elenco suesposto si evidenzia che Girifalco, la cui popolazione all’epoca si aggirava intorno ai 2500/2800 abitanti, con i suoi sacerdoti secolari e i R.P. dei due Conventi, l’uno dei Padri Predicatori di San Domenico e l’altro dei Riformati, non era proprio da meno al resto dei paesi della Diocesi di Squillace. In Commodaro, infatti, leggiamo che lungo il Secolo XVIII° vi furono periodi in cui si contò nella Diocesi, per esempio, nel 1753 un sacerdote su 72 abitanti, nel 1756 un sacerdote su 67 abitanti.Tale stretto rapporto, sacerdote/numero abitanti, andò allargandosi con l’incameramento dei beni ecclesiastici da parte della Cassa Sacra all’indomani dell’evento sismico del 1783. In questo periodo vengono istituite nelle Parrocchie le Comunerie, organismi attraverso i quali venivano amministrati i beni mobili e immobili delle Parrocchie i cui proventi erano destinati al sostentamento del clero e alle necessità amministrative della Chiesa. A Girifalco la Comuneria fu istituita dal Vescovo Notaris nel 1797, un “fondo rustico” in Ctr Piano d’Acquaro ne porta ancora il nome, Comuneria.
E’ da notare che l’assistenza spirituale a chi stava per lasciare hanc vallem lacrimarum era demandata quasi esclusivamente ai Ministri di Culto secolari, ai sacerdoti. In pochissimi casi, nell’arco di tempo da noi preso in esame, si rileva la presenza di un Ministro di Culto appartenente a uno dei due Conventi, di San Domenico e dei Riformati.
***
Religiosi
Soror Rosa Maria Chiriano (+ 30.07.1756 )
Soror Emanuela Gallelli Terrae Badolati Bizzocca Ord. S. F.sci Min. Obser. Domi Honofrii Giampà (+22.12.1760);
Soror Dominica Raimondo, Terzo Ordine di S. Domenico. (+ 27.11.1756)
Soror Serafina Sanzi (+ 26.07.1756)
Nicola Sangiuliano, eremita, deceduto nel Convento dei Riformati ( +13.09.1755)
Quello delle monache di casa nel passato era un fenomeno diffuso e che durò sino ai gioni nostri. Oltre alle predette abbiamo notizia di altre monache di casa che abbiamo rinvenuto in Atti di Battesimo (Chiesa Matrice) e Atti di Morte (ex Chiesa Parrocchiale di San Rocco) del Secolo XVII e segg.: Soror Maddalena Pellegrino, Soror Clara dello Dieni, Soror Elisabetta Cannuli, Soror Angela Giugliano che reddidit animam Deo in domo Excell.mi Ducis A.D. 1691 die 3 mensis Iulii, Soror Anna Pelaja ( + 20.12.1692), Soror Elisabetta Catozza (+ 22.07.1703), Soror…(+ 03.03.1704), Bizzocca S.cti Francisci confessa…nullum aliud Sacramentum accepit ob impotentiam et infirmitatem, Soror Clara Sestito Bizzocca S.P. Francisci (+ 20.02.1710), Soror Francisca Silimo Tertii Ordinis S. Francisci (+ 18.02.1712).
Erano nubili o vedove, che, non disponendo delle centoventi monete d’oro necessarie per essere ammesse al monastero, decidevano di trascorrere il resto della propria vita santamente, nell’osservanza dei principi della Religione Cristiana, pur rimanendo ciascuna nella propria casa, donde “monache di casa” , e , pur essendo libere da vincoli che potessero essere riferiti a qualsiasi Regola, indossavano “una veste religiosa”.Salvo qualche raro caso queste religiose “irregolari” per lo più “…era gente povera, isolata, indifesa: orfane, vedove, esposte, che affidavano il proprio avvenire e la propria difesa al sentimento religioso del popolo, sollecitato dall’esibizione di un indumento sacro…L’assunzione di un abito monacale, di propria iniziativa, in un ambiente saturo di sacro, risolveva molti problemi…non erano richieste formalità giuridiche per smettere l’abito in caso di eventuale matrimonio, si otteneva una discreta difesa per la propria moralità, veniva assicurato un pane perchè l’elemosina, almeno in generi naturali, era facile e sentita”. ( Commodaro – La Diocesi di Squillace…) La Chiesa, quindi, costituiva non solo un “rifugio” religioso, ma anche economico e sociale.In alcuni centri della Diocesi di Squillace, per esempio a Borgia ( Guerrieri – A Sud di Catanzaro), il fenomeno delle monache di casa si protrasse sino al secolo scorso sotto varie denominazioni: bizzocche, santocchie, beatelle.
Nella nostra cittadina, a Girifalco, alle monache di casa subentrarono le “donne di Chiesa”, le rabbine.Queste non avevano niente in comune con le monache di casa.La loro scelta di votarsi alla pratica delle virtù cristiane e di rinunciare al matrimonio era dettata da motivi prettamente religiosi : esse svolsero attività preziosa e nel campo religioso e in quello civile.
Il Concilio Vaticano Secondo, con le sue innovazioni, in particolar modo per quanto riguarda la liturgia, era allora in mente Dei. La partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose era più che passiva: l’uso della lingua latina, la stessa celebrazione della Messa che avveniva sull’altare, con il sacerdote di spalle, accentuava nel popolo l’incomprensione e l’atmosfera di mistero.Per la gente semplice, analfabeta, quindi, queste donne pie e devote furono un valido aiuto per la comprensione delle funzioni religiose.Iniziavano, infatti, i canti, recitavano le litanie, erano di guida nella recita del Santo Rosario, scandivano con i loro comportamenti le varie fasi della Messa e degli altri Offici.Dopo i sacerdoti, le “donne di Chiesa” erano ritenute coloro che detenevano le conoscenze della Religione e non a torto furono dette rabbine, dall’ebraico Rabbi, maestro.
Non meno preziosa fu la loro attività in favore dell’infanzia in un’epoca in cui le istituzioni educative erano assenti. Allora si andava nelle loro case come oggi si va al doposcuola, erano le cosiddette “maestre”: Alla Cannaletta, nella parte terminale di Via Fontana, vi era la buona e garbata ‘Ntonuzza De Marco (20.11.1901-30.03.1973), maestra di telaio e di cucito. Passando di là, nei pressi della “Cannaletta”, pare ancora di sentire il vociare dei bambini che affollavano il suo “basso”. E non pochi bambini di quegli anni, ora adulti, sono presi da un sentimento di riconoscenza e di nostalgia. Quale attività meritoria svolse in favore dell’infanzia! Era, ad un tempo, vigile ed amorevole custode, mamma e maestra.Quante volte dovette dare del suo, già magro, quando una mamma tardava a rientrare! Dietro le campane, Via Campanella, vi era Mariannuzza Ferraggina (20.11.1898 – 17.06.1952), abile sartina; a li Poteddha, inizio di Corso Garibaldi, Benvenuta Giglio ( 08.02.1908) che, nonostante le sofferenze che costellarono la sua esistenza e che accettò quale prova cui il Signore la volle sottoporre, profuse il suo impegno nell’educare e nell’istruire intere generazioni. Le case di queste “maestre”per i più piccini erano giardini d’infanzia dove “s’imparava” l’educazione e le “cose di Dio”, vere scuole per le ragazze, che apprendevano a ricamare, a cucire, a tessere.
Non possiamo non menzionare Illuminatuzza Giglio (03.08.1892 – 01.10.1981), Donna Raffaella Pellegrini (19.07.1896 – 31.07.1981) e Donna Marietta Fodaro (26.03.1896 – 05.01.1974) terziaria francescana, tutte e tre buone, compite e di squisita signorilità, trascorsero la vita nella preghiera, nella mortificazione e nella pratica delle virtù cristiane.Ma ci furono tante e tante altre sante donne, che in mezzo a infinite difficoltà ed incomprensioni offrirono la loro giovinezza e la loro vita al servizio della Chiesa.
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Nuclei di famiglia ricorrenti nella Parrocchia Santa Maria ad Nives – Pioppi Vecchi:
Acquaro G.Battista e Nicotera Eleonora
Arcuri Domenico e Sgro Diana
Basile Domenico e Cristofaro Diana
Basile Domenico e Marinaro Antonia
Bongiorno Francesco Antonio e Santaguida Giovanna
Bongiorno Giovanni e Cannella Elisabetta
Bongiorno Paolo e Vaiti Elisabetta
Bongiorno Rocco e Melina Ippolita vulgo Tota
Buffa Giuseppe e Tolone Caterina
Burdino Domenico e Migliazza Elisabetta
Burdino G.Battista e Basile Rosa
Burdino Rocco e Iacopoantonio Caterina
Calamonici Antonio e Fragola Elisabetta
Calamonaci Domenico e Marra Isabella
Calamonici Giuseppe e Giampà Maddalena
Calamonici Pasquale e Ceravolo Gerosolima
Caloiero Pasquale e Roggiero Rosa
Cannella Andrea e Gullà Caterina
Cannella Andrea e Iapello Antonina
Cannito Pietro e Marra Angela
Cannito Tommaso e Giampà Elisabetta
Carfalla Nicola e Sestito Cecilia
Catalano Michele e Marinaro Angela
Catalano Michele e Vaiti Angela
Catricalà Gabriele e Ziparo Caterina
Celia Domenico e Nesci Elisabetta
Chiriano Agazio e Tolone Anna
Cimino Agostino e Iarro Angela
Cimino Domenico e Nicotera Anna Maria
Cimino Domenico e Proganò Santa
Cimino G.Battista e Sestito Rosa
Cimino Lorenzo e Iacopoantonio…
Cimino Pietro e Costantino Laura
Cimino Rocco e Vitaliano Elisabetta
Cimino Vitaliano e Donaddeo Cecilia
Cimino Vito e Tolone Rosa
Conaci Domenico e Vonella Angela
Conte Rocco e Sergi Anna
Cosentino Domenico e Benincasa Margherita
Costantino Antonio e Nicotera Concetta
Costantino Antonio e Maccarone Caterina
Costantino Gaetano e Gangale Anna
Costantino Giuseppe e Catalano Isabella
Costantino Ludovico e Lo Bello Vittoria
Costantino Ludovico e Trombino Elisabetta
Costantino Vito e Lo Bello Vittoria
Cristofaro Antonio e De Filippo Anna
Cristofaro Bruno e Proganò Elisabetta
Cristofaro Domenico e David Rosa
Cristofaro G. e Tolone Giovanna
Cristofaro Vincenzo e Petitto Giovanna
Davide Giovanni e Iapello Elisabetta
de Filippo G. Battista e Ferrajina Anna
de Filippo Rocco e Burdino Elisabetta
de Filippo Rocco e Migliazza Rosa
de Filippo…e Scarcella Domenica
de Filippo Rocco e Zaccone Caterina
de Filippo Tommaso e Palaria Elisabetta
de Fusto Vincenzo e Cannito Elisabetta
de Jesu Domenico e Tolone Anna
de Jesu Domenico e Vatrella Maria
de Jesu Giovanni e Lione Elisabetta
de Jesu Giovanni e Lo Bello Elisabetta
de Jesu Onofrio e Rizzello Rosa
de Luca G.Battista e Fabbiani Beatrice
Ferrajina Domenico e Vonella Caterina
Ferrajina Francesco e Signorello Rosa
Ferrajina Tommaso e Casadonte Rosa
Ferrajina Tommaso e Costantino Teresa
Fodaro Domenico e Mosca Annunciata
Fodaro Giacomo e Pallaria Domenica
Fodaro Giovanni e Signorello Eleonora
Fodaro Giuseppe e Iarro Caterina
Fodaro Giuseppe e Iarro Santa
Fodaro…e Iozzo Santa
Fodaro Pietro e Vaiti Angela
Fodaro Vito e Palaia Angela
Fragola Giovanni e Loiacono Antonia
Frijio Vito Antonio e Saraceno Angela
Friojio Francesco Antonio e Ziparo Laura
Froio Santo e Maccarone Caterina
Frojio Vincenzo e Riccio Anna Maria
Gangale Giuseppe e Sestito Laura
Gangale Giuseppe e Vatrella Maria
Gareri Nicola vir, ut apertur, di Miraldo Lucrezia
Garigliano G. Battista e Fodaro Laura
Gentile Antonia suocera di Giuseppe Sciacchitano
Genuise Giovanni e Signorello Teresa
Giampà Antonio e Jozzo Angela
Giampà Ignazio e Mastrojanni Vittoria
Giampà Salvatore e Tolone Anna
Giglio Cosimo e de Filippo Rosa
Giglio Francesco Antonio e de Filippo Rosa
Giglio Giuseppe e Verro Caterina
Gosci Domenico e Zaccone Domenica
Gosci Domenico Antonio e Sergi Caterina
Grattà Antonio e Caracciolo Elisabetta
Grattà Vito e Vitaliano Beatrice
Iacopoantonio Domenico e Sestito Angela
Iacopoantonio Domenico e Sestito Elisabetta
Iacopoantonio Giovanni e Nesci Antonina
Iacopoantonio Pietro e Burdino Elisabetta
Iapello Domenico e Ferrajina Elisabetta
Iapello Giovanni e Vonella Agnese
Iapello Giuseppe e Cannella Vittoria
Iapello Rocco e Proganò Caterina
Iarro Paolo e Nesci Elisabetta
Laghani Vincenzo e Grasso Laura
Laghani Vito e Grasso Laura
Laghani Vito e Viatora Laura
Lo Bello Vito e Morello Caterina
Lo Magno Giovanni e Vaiti Santa
Lo Magno Rocco e Proganò Santa
Magno Oliverio V. I. D. Domenico e Perago Caterina
Mardente Didacus e Migliazza Elisabetta
Marinaro Antonio e Tolone Santa
Marinaro Cesare e Conte Rosa
Marinaro Domenico e Catalano Maria
Marinaro Giacinto e Lomagno Anna
Marinaro Francesco e de Fusto Santa
Marinaro Giovanni e Conte Antonina
Marinaro Paolino e Scamardi Anna
Marinaro Rocco e Maccarone Domenica
Marra…e Melina Giovanna
Mazzullari Antonio e Iapello Domenica
Melina Giovanni e Fragola Caterina
Melina Michele Angelo e Sestito Giovanna
Melina Vito Antonio e Mu(o)sca Annunziata
Michenzi Bruno e de Filippo Elisabetta
Migliaccio Rocco e Sestito Colombina
Migliazza Andrea e Verro Angela
Migliazza Antonio e Conaci Laura
Migliazza Didaco e Vaiti Caterina
Migliazza Domenico e Burdino Concetta
Migliazza Domenico e Stranieri Angela
Migliazza Pietro Antonio e Cristofaro Elisabetta
Migliazza Tommaso e Vitaliano Caterina
Migliazza Vito e Sestito Rosa
Migliazza…e Vitaliano Caterina
Morello Francesco e Cannella Caterina
Mosca Giuseppe e Proganò…
Nesci Bernardo e Cimino Elisabetta
Nesci Bernardo e Ferrajina Elisabetta
Nesci Domenico e Basile Angela
Nesci Rocco e Verro Caterina
Nicotera Giuseppe e Verro Rosa
Nicotera Rocco e Carlizzi Laura
Palaja D.co Antonio e de Jesu Rosa
Palaia D.co Antonio e Giampà Caterina
Palaia Francesco e Vatrella Cecilia
Palaia Paolo e Tolone Elisabetta
Palaia Rocco e Rania Cecilia
Palaia Vincenzo e Raimondo Lilla
Palaria Domenico e Carfalla Rosa
Palaria Domenico Antonio e de Jesu Rosa
Palaria Domenico e Mercuri Caterina
Palaria Giuseppe e Rotella Caterina
Paleologo Domenico e Tolone Caterina
Passafaro Giovanni e Ferrajina Eleonora
Passafaro Rocco e Vonella Vittoria
Petitto Rocco e de Vito Caterina
Petitto Ventura e Rocca Caterina
Piroso Domenico e Ferrajina Teresa
Pititto G.Battista e Iarro Angela
Proganò Domenico e Marra Domenica
Proganò Giacomo e Palaria Caterina
Proganò Giuseppe Romeo Caterina
Proganò Tommaso e Cristofaro Caterina
Proganò Tommaso e Vitaliano Eleonora
Pullella Antonio e Stranieri Angela
Quaresima Vito e Giampà Angela
Raimondo Fabio e Fodaro Laura
Roggiero Antonio e Tolone Luigia
Roggiero Domenico e Carfalla Antonia
Roggiero Domenico e De Filippo Caterina
Roggero Francesco e Ferrajina Aurora
Roggiero Giuseppe e Marinaro Teresa
Roggiero Sebastiano e Mauro Caterina
Romeo Domenico e Nicotera Violanta
Romeo Francesco e Tolone Elisabetta
Rosso Domenico e Romeo Rosa
Sangiuliano Nicola e Gareri Maria
Sanzi Giuseppe e Diaco Petronilla
Sanzi Orazio e Magno Rosa
Saraceno Giovanni e Iarro Angela
Scala Michele e Vonella Antonina
Scarcella Domenico e Catalano Rosa
Scarcella G.Battista e Catalano Isabella
Scarcella Rocco e Giampà Elisabetta
Sciacchitano Agostino e Iapello…
Sciacchitano Giuseppe e Pasceri Serafina
Sciacchitano Paolo e Conte Elisabetta
Sciacchitano Rocco e Signorello Laura
Sergi Agazio e Sergi Anna Maria
Sergi Antonio e Polito Isabella
Sergi Antonio e Proganò Isabella
Sergi Domenico e Nesci Domenica
Sergi Giovacchino e Sergi Anna Maria
Sergi Giovanni e Tolone Domenica
Sergi Giovanni e Vonella Teresa
Sestito Domenico e Arena Chiara
Sestito Francesco Antonio e de Filippo Anna
Sestito Pietro e Nicotera Domenica
Sestito Pietro Antonio e Sestito Elisabetta
Signorello Giovanni Domenico e Zarmeri Anna
Signorello Giuseppe e de Filippo Vittoria
Signorello Giuseppe e Palaria Angela
Signorello Serafino e Bonelli Caterina
Signorello Serafino e Sergi Caterina
Signorello Tommaso e Fodaro Rosa
Spagnuolo Antonio e Martello Rosaria
Staglianò V.I.D. Giacomo e Garigliano Angela
Staglianò Michele Angelo e Fodaro Anna
Stranieri Francesco e Fodaro Anna
Stranieri Francesco e Saraceno Giovanna
Stranieri Giovanni e Cristofaro Elisabetta
Stranieri Giovanni e Marinaro Elisabetta
Stranieri G.nni D.co e Costantino Caterina
Stranieri Giuseppe e Costantino Eleonora
Stranieri Giuseppe e Quaresima Innocenza
Stranieri Giuseppe e Riga Vittoria
Stranieri Marco e Morello Angela
Stranieri Rocco e Vonella Anna Maria
Stranieri Vito e Catalano Isabella
Stranieri Vito e Piro Laura
Tedesco Francesco e Saraceno Flaminia
Tedesco Tommaso e Ferrajina Vittoria
Tolone Agazio e Palaia Caterina
Tolone Antonio e Signorello Antonina
Tolone Cosimo e Stranieri Domenica
Tolone Domenico e Cristofaro Caterina
Tolone Francesco e Tolone Vittoria
Tolone Giovanni e Mosca Caterina
Tolone Giuseppe e Rizzello Domenica
Tolone Giuseppe e Roggero Domenica
Tolone Ignazio e Anna Vaiti
Tolone Rocco e Ceravolo Elisabetta
Tolone Rocco e Cristofaro Giovanna
Tolone Rocco e David Caterina
Tolone Rocco e Ferrajina Rosa
Tolone Rocco e Giampà A
Tolone Rocco e Vonella Angela
Tolone Salvatore e Giglio Caterina
Tolone Salvatore e Rigitano Antonia
Tolone Tommaso e Palaria Gelsomina
Tolone Tommaso e Rizzello Domenica
Trifari Rocco e Bongiorno Ursula
Vaiti Francesco e Marinaro Caterina
Vaiti Giuseppe e Rosso Domenica
Vaiti Nicola e Megna Elisabetta
Vasile Marco e Calabretta Laura
Vatrella Bruno e Nesci Lucrezia
Vatrella Giuseppe e Stranieri Caterina Concetta
Verro Giovanni e Burdino Elisabetta
Verro Giuseppe e Burdino Elisabetta
Vitaliano Antonio e Buffa Laura
Vitaliano Bernardo e Marinaro Elisabetta
Vitaliano Domenico e Tolone Caterina
Vitaliano Giacomo e Giampà Giovanna
Vitaliano Rocco e Iacopino Laura
Vitaliano Rocco e Mosca Elisabetta
Vitaliano Rocco e Proganò Anna Maria
Vitaliano Tommaso e Torchia Antonia
Vonella Antonio e Stranieri Anna
Vonella Cosimo e Scarcella Rosa
Vonella Domenico e Proganò Rosa
Vonella Domenico e Tolone Caterina
Vonella Francesco e Ceravolo Caterina
Vonella Giuseppe e Maccarone Vittoria
Vonella Rocco e Polito Maria
Vonella Vincenzo e Petitto Rosa
Zaccone Domenico e Viatora Angela
Zaccone Francesco e Nicotera Anna
Zaccone Giovanni e Scarcella Vittoria
Zaccone Nicola e Acquaro Rosa
Zaccone Paolo e Ferrajina Antonia
Zaccone Vito e Gagliardo Isabella
Zarmeri Paolo e Foderaro Nicolina
Ziparo Bartololomeo e Zarmella Caterina
Ziparo Pietro e Vonella Elisabetta
Ziparo Rocco e Cannito Caterina
Ziparo Rocco e Cristofaro Vittoria
Ziparo Rocco e Vitaliano Caterina
Notazioni varie riguardo
alla professione:
Cimino Vito, Notaio.(Il 27.08.1755 muore la moglie, Rosa Tolone). Questo ramo della famiglia Cimino, che abitò nell’omonimo Palazzo di Via Fontana, di fronte alla “Posta Vecchia”, in seguito divenuto proprietà della famiglia Vonella-Olivadese, e che nel Secolo XX° si è trasferito a Cortale, annoverò nel passato altri due Notai, Giuseppe (05.08.1842/13.01.1917) e il figlio Luigi (31.07.1879/05.09.1963).
Migliaccio Rocco, Doctor Fisicus. (per la cronaca) Nel giro di tre anni perde, una dopo l’altra, tre figlie ancora in tenera età: la prima, Maria Anna, il 10.10.1756, la seconda, una parvula della quale non è riportato il nome, l’01.07.1757, la terza, Angela Rosa, il 29.09.1758.
Sestito Domenico, Notaio, ( + 10.09.1757).
Sestito Pietro, Notaio, ( + 13.12.1758)
Vitaliano Scipione, Doctor Phisicus. ( vedi Atto 03.01.1959)
al paese d’origine:
Arena Angela di Agazio, Civitatis Squillacensis, (+19.09.1761)
de Luca Vito, pauper, ex Olivadi , reddidit animam Deo il 26.09.1759 nel Convento dei Riformati.
Gareri Nicola vir, ut apertur, di Lucrezia Miraldo, commorantes in Civitate Neapolis, natus in Oppido Galeati (+ 30.08.1756)
Melina Francesco, nipote prediletto(!) di Michele Angelo Melina curtalensis incolae huius Terrae Girifalci ( + 11.03.1756).
Piroso Domenico, loci Palermiti ( + 06.12.1759)
Quidam Peregrinus ex casalibus Regii uxoratus nomine Paulus (+ 26.01.1760)
Sangiuliano Nicola, Loci Galeati Diocesis Squillacensis, (+ 13.09.1755)
Sorrentino Cecilia, Loci Palermiti, famula Notarii Vito Cimino.
Sulla Vincenzo Terrae S. Flori ( + 04.04.1755)
Tavano…, filius di Agazio Doctoris Physici Borgiae e di Campise…(+27.12.1757)
Ventura Magdalena Civitatis Pitii ( +26.11.1755)
a situazioni di fatto
Bongiorno Domenico, solutus filius di Paolo e di Elisabetta Vaiti (+23.10.1762)
Bongiorno Tommaso, filius solutus di Paolo e di Elisabetta Vaiti (+ 20.10.1761) morbo epilettico perculsus
Migliazza Antonio, filius solutus di…e di Vitaliano Caterina (+ 01.02.1757) di anni 43 indipendente
Proganò Giovanni, solutus filius di Domenico (+ 09.12.1762) di anni 27
Proganò Onofrio, filius solutus di Vito e di de Jesu Anna (+ 26.12.1761)
Sciacchitano Anna, filia soluta di…(+ 25.09.1758)
Sestito Caterina, filia soluta Notarii Petri Sestito (+ 03.09.1757) di anni 58
Tolone Elisabetta, soluta, domi Petri Pauli Tolone nepotis (+ 03.08.1760) di anni 60
Vitaliano Giovanni, filius solutus Doctoris Phisici Scipione (+03.01.1759) di anni 56 anni.
Filius/filia solutus/a , indipendente, maggiorenne.Sono, diremmo oggi, i bamboccioni, cioè quei giovani che pur raggiunta da un pezzo la maggiore età vivono in famiglia. E’ da dire, però, che per quanto riguarda i “filii soluti ” o le “filiae solutae” dalla lettura dei relativi atti si evince che la loro permanenza in famiglia era in dipendenza di altre motivazioni del tutto diverse da quelle che non entusiasmano i nostri giovani a formarsi un proprio nucleo di famiglia.
a situazioni particolari
de Fusto Vincenzo e Cannito Elisabetta, ut dicitur, sponsis defuturo (Atto 05.11.1758). ????
Gareri Nicola vir, ut apertur, Lucretiae Miraldo (+ 30.08.1756)
Salamone Alfonso vir, ut dicitur, Magdalenae Ventura (+Atto 26.11.1755)
Santa exposita et nutrita domi Dominici Palaria (+ 26.05.1761)
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Sepoltura dei defunti
La sepoltura dei defunti veniva eseguita nelle Chiese, sotto i pavimenti vi erano dei loculi, o grandi vasche nelle quali venivano deposte le salme avvolte in un lenzuolo, o sudario.La sepoltura di solito avveniva prima delle ventiquattro ore dal decesso. Solamente in determinati casi, quali quelli soggetti a licenza-permesso della Curia Vescovile o per altri motivi, la sepoltura era rinviata seguenti die.Si racconta che, non siamo in grado di dire quanto ci sia di vero, nello scoperchiare la botola per deporre una salma gli addetti al pietoso compito abbiano scorto un cadavere posizionato nell’atteggiamento di alzare il coperchio, se vero, trattossi di un defunto risvegliatosi da morte apparente.
Le Chiese in cui avvenivano le sepolture erano le due che sorgevano ai Pioppi Vecchi ed erano attaccate l’una all’altra, la Chiesa Matrice e quella dedicata all’Immacolata, la Chiesa di San Rocco, la Chiesa del Convento dei Riformati e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del Convento dei Padri Predicatori di San Domenico, divenuta Chiesa Parrocchiale di Girifalco. Di seguito la dislocazione delle sepolture così come siamo riusciti a sintetizzare:
Chiesa Matrice (Pioppi Vecchi)…………………..253
Chiesa dei Padri Riformati…………………………137
Santa Maria delle Grazie (attuale Matrice)…….44
Chiesa di S. Rocco………………………………………..1
Chiesa SS.ma Immacolata C.ne………………………1
Totale…………………………………………………436
La non corrispondenza fra i casi di mortalità (443) registratisi nel periodo e la dislocazione delle sepolture (436) nelle varie chiese è dovuta alla illeggibilità di alcuni “Atti”.
Perchè una sola sepoltura nella Chiesa di San Rocco? Si deve tenere presente che la Chiesa del Nostro Santo Patrono all’epoca costituiva una Parrocchia e come tale, al pari della Matrice, esercitava la sua giurisdizione su una parte del paese ai cui casi di necessità era chiamata a provvedere. Di norma, dunque, ai defunti veniva data sepoltura nelle Chiese, ma non era raro il caso di imbattersi in Cappelle Mortuarie costruite a bella posta da alcune famiglie per i loro defunti. In Contrada Castaneto, infatti, s’innalzano ancora i ruderi di quella che fu una Cappella Mortuaria costruita dalla famiglia Tolone.
Questo modo di dare sepoltura ai defunti fu praticato sino al XIX secolo, all’avvento dell’Era Napoleonica.
Con l’Editto del 12.06.1804 che Napoleone emanò da Sain-Coud della sepoltura dei defunti, sino allora prerogativa esclusiva della Chiesa, si faceva carico l’Autorità Civile con la costruzione dei Cimiteri.Le disposizioni di Napoleone furono estese in tutti i territori che al tempo cadevano sotto l’influena francese. Le motivazioni alla base dell’Editto di Sain-Cloud erano non solo di carattere igienico, ma anche di carattere ideologico in ossequio a uno dei principi, Egalitè-Uguaglianza, che stavano alla base della Rivoluzione Francese. L’Editto di Saint-Cloud in particolare stabiliva che le tombe venissero poste fuori dei centri abitati, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che fossero tutte eguali.Solamente in casi eccezionali, per i defunti illustri, era consentito che sulla tomba fosse scolpito un epitaffio. L’Editto di Napoleone suscitò all’epoca vive reazioni, specialmente nel mondo culturale.Dei letterati dell’epoca che presero parte all’acceso dibattito ricordiamo Ugo Foscolo che nel 1806/18007 pubblicò I Sepolcri.
A Catanzaro il Cimitero fu inaugurato il 06.01.1856, a Jacurso… aprì i battenti nel 1872. A Girifalco, invece, fu costruito nel 1876 come rilevasi dal millesimo impresso sulla sommità dell’arcata del cancello del vecchio Cimitero. Fu inaugurato dal Sindaco del tempo, …Autelitano (Così come molti anni fa ci ebbe a riferire il Maestro, di nostra cara memoria, N.H. Concettino Autelitano).
I Registri Parrocchiali erano soggetti al controllo dell’Autorità Diocesana che apponeva sugli stessi le relative vidimazioni in occasione delle visite pastorali. Dai visti che abbiamo riscontrato si rileva che i controlli avevano scadenza annuale: Visitatus fuit Girifalci Eac die 26 mensis Ianuarii 1757; Exhibitus fuit Girifalci hac die 11 mensis Aprilis 1758; Visitatus fuit hic Liber…hac die 5 Maggio 1759; Visitatus fuit hac die 6 Ottobre 1760; Visitatus fuit …visitatione Girifalci hac die 19 Maggio 1761 ;Visitatus hac die 4 Agosto 1762.
Fonti:
Archivio Parrocchiale di Girifalco
P.E. Commodaro, La Diocesi di Squillace attraverso gli ultimi tre Sinodi (1754-1784-1889).
Ernesta Bruni Zadra, Memorie Di Un Borbonico, Edizioni ABS Reggio Calabria
La Chiesa di Santa Domenica
In fondo a Via F.lli Bandiera sorgeva una Chiesetta dedicata a Santa Domenica, la Santa che durante la persecuzione di Diocleziano subì il martirio a Nicomedia, l’attuale città turca di Izmit. Dell’edificio di culto oggi non si rinviene traccia.Unica testimonianza è data da una nicchia con l’immagine della Santa, incassata nella parete esterna di un’ abitazione, che secondo la tradizione faceva parte della chiesetta. La Santa, il cui culto fu introdotto durante il periodo greco-bizantino, godeva nel passato di particolare venerazione. Nell’onomastica locale, infatti, il nome della Martire di Nicomedia ricorreva con frequenza sia nella forma completa, Domenica, sia in quella abbreviata, Minica, tratta dal corrispondente latino (Do) Minica. Con ogni probabilità la Chiesetta fu distrutta da eventi di cui non conosciamo la natura e in epoca anteriore ai disastrosi sismi verificatisi nel 1638 e nel 1783. Nelle Relazioni ad Limina precedenti ai predetti disastrosi eventi viene indicato un numero di chiese tale da indurci a ritenere non inclusa nel novero delle predette quella di Santa Domenica. La circostanza risulta confermata dalle cronache dell’epoca nelle quali non troviamo alcun riferimento relativo alla Chiesetta di Santa Domenica. Lutius de Urso nella sua cronaca riferisce che nel 1638 a Girifalco ” la terra si fracassò e particolarmente una torre altissima di fabrica assai antica; in una delle due parti della Terra si è spezzato il monte e fatta apertura e molti cittadini hanno fatto le case in altro luogo…in questo 27 marzo rovinò con la morte di 50 persone ordinarie.” Ancora. Nella “Lista di carico” che all’indomani del terremoto del 1783 fu redatta per conto della Cassa Sacra leggiamo, infatti, che ” la Chiesa è diruta da fondamento senza materiale di sorta“. E’ vero che per favorire la ricostruzione delle abitazioni private fu impedito che alcuni edifici di culto venissero riedificati, ma è inverosimile che con tanta sollecitudine si sia fatto uso, da parte dei privati, del materiale che sarebbe appartenuto alla Chiesetta di Santa Domenica, posto che fosse stata distrutta dal terremoto del 1783.Certamente le condizioni economiche del tempo, aggravate dalle conseguenze del disastroso sisma, non favorirono una sollecita ripresa. A riprova della nostra tesi vi è, ancora, il verbale che con dovizia di particolari, subito dopo il terremoto, redasse l’Arciprete Bova. Nel documento la Chiesetta di Santa Domenica non viene affatto menzionata. Perchè i lettori ne prendano diretta visione, riportiamo quanto abbiamo letto presso l’Archivio di Stato di Catanzaro ( pag. 497):
“II^ da Fabriche”
Cappella di Santa Domenica
Luogo di casa diruta
Nel disimpegno si dice che questa cappella possiede un luogo di casa diruta dal tremuoto che solleasi affitare 6 annui ducati.
Chiesa di Santa Domenica
La detta Chiesa nella descrizione delle fabriche dei Luoghi pii di Girifalco, fatta per ordine della Giunta da D. Gaetano Cannatelli così si descrive.
“Chiesa di Santa Domenica. E’ diruta parimenti da fondamento senza materiale di sorta alcuna lunga palmi 40, e lunga palmi 20 .”
Da quanto sopra esposto si evince che la Chiesa di Santa Domenica sia realmente esistita, ma non conosciamo l’epoca in cui fu rasa al suolo.
Pubblicazioni e Fonti di riferimento
-Lutius de Urso in Luoghi Sismici di Calabria di G. Boca (pag. 218);
-Progetto di Educazione Ambientale -Scuola Materna ed Elementare di Girifalco- A.S. 1995/96;
-Pagine Bianche Giugno 2001;
-Relazioni ad Limina dei Vescovi della Diocesi di Squillace (Archivio Segreto Vaticano);
-Verbale redatto dall’Arciprete Bova all’indomani del sisma del 1783 (Archivio Parrocchiale di Girifalco);
-Lista di Carico riferita al sisma del 1783 (Archivio di Stato di Catanzaro).
E’ una questione aperta, quella relativa all’etimologia del nome della cittadina.Sinora molti i tentativi perchè se ne venisse e se ne venga a capo, ma non disponendo di documenti di supporto si è caduti spesso e si cade tuttora nelle illazioni e si è fatto e si fa del virtuosismo. In un servizio giornalistico apparso molti anni addietro sulla ” Tribuna Illustrata” si legge: “Girifalco deve la sua nascita alla morte di due paesi, Tochio e Carìa, distrutti dai Saraceni nell’836. Gli scampati all’incendio e al macello si rifugiarono sopra una rupe chiamata “Pietra dei Monaci”, e respinsero ogni assalto lanciando, in disperata difesa, le pietre strappate allla montagna. Furono chiamati, quei prodi, una “Sacra Falange”, e, da questo loro nome, detto in greco, venne il nome del loro nuovo nido, Girifalco.”
Anche se G. Valente afferma, pure lui, che ” venne fondato dagli abitanti di Carìa e di Tochio”, ma, “abbandonate in epoca imprecisata a causa di eventi non conosciuti”, non ci sentiamo autorizzati a rigettare sic et simpliciter l’interpretazione etimologica dell’articolista della “Tribuna.” Anzi.Dall’esame del vocabolo greco falanx, falangos – falagx, falaggos – rileviamo che il vocabolo, in quanto ad assonanza, al caso genitivo, falangos, ricorda la seconda parte del nome composto Giri-falco. Ed ancora. Ci siamo mai chiesti perchè il nostro vecchio borgo ab antico è denominato Pioppi o, meglio, Chiuppi? Il pioppo è una pianta d’alto fusto che di solito vegeta nelle zone umide o lungo gli argini dei fiumi, circostanze che non ricorrono a proposito del nostro vecchio borgo che sorge abbarbicato su un promontorio che si affaccia sulla vallata sottostante. E allora donde la denominazione Pioppi, Chiuppi ? Cosa era la falange se non un settore dell’esercito macedone costituito da una massa compatta e rigida, fitta fitta di fanti armati di sarissa, di lance? E il pioppeto cosa è se non un bosco fitto fitto di pioppi? E, aggiungiamo, con l’espressione dialettale ” na chiuppiceddha d’olivari “ cosa intendiamo indicare se non un piccolo podere fitto fitto di piante d’ulivo? Cosa è il nostro vecchio ed antico borgo se non un agglomerato fitto fitto di casupole addossate l’una sull’altra? Alla luce di tali considerazioni falange e il dialettale “Chiuppi” hanno in comune l’idea della compattezza, della foltezza, della fittezza che ciascuno di essi esprime. E’ pura accademia? Ce ne scusiamo con gli occasionali visitatori del nostro sito e cerchiamo di avviare il discorso su un piano più realistico.
Innanzi tutto, anche se en passant, qualche considerazione su questo uccello, il falco. E’ un rapace che nidifica fra le rocce o negli anfratti dei burroni, vola alto nel cielo con larghi giri – donde il nome Girifalco!?!? – finchè avvistata la preda piomba velocissimo su di essa. Per questo tipo di rapaci quale migliore habitat della rupe della Pietra dei Monaci con i suoi anfratti idonei alla cova e sovrastante su di una vallata non certo avara del cibo da essi preferito, topi, rettili, pipistrelli, pulcini, carogne, ecc.!L’opinione comune è che il nome derivi dal girovagare di un falco intorno all’abitato, tesi supportata da studiosi che si sono interessati della etimologia della denominazione della cittadina. Il Rohlfs nel suo dizionario dà per scontato che il paese abbia preso il nome dall’uccello girifalco. Il Rev.mo Arciprete Don Francesco Palaia, di cara memoria, in un suo studio arrivatoci in veste dattiloscritta, a proposito scrive “…sorse l’attuale Paese al cui nome – Girifalco – sembrerebbe accennare il falco che si vede spaziare nell’azzurro su le torri del suo stemma.” Giovanni Alessio ci rimanda, invece, ad un Kurios-Falcos, Dominus Falcus, ma il suo Kurios-Falcos è un presbitero in agro civitatis Nohae ( Nova Siri in Basilicata), parte contraente in un rogito del 1118. Quindi, l’Alessio non andrebbe oltre il meritevole tentativo di una soluzione etimologica. Alla tesi che il rapace abbia a che fare con la denominazione della cittadina attinge il Lear, uno scrittore e viaggiatore inglese, che percorse a piedi il Sud d’Italia: “Arrivai ad una città di campagna chiamata con il delizioso nome di Girifalco…probabilmente se uno potesse scavare nella sua storia, potrebbe trovare che il nome arrivi ai Normanni o probabilmente al più grande dei falconieri, Federico II.”
Per il sovrano svevo Girifalco, in posizione centrale sull’Istmo di Catanzaro, poteva costituire una postazione strategica, dall’alto di Monte Covello si scorge l’uno e l’altro mare e, quindi, una guarnigione vi sarebbe andata più che bene. Non dobbiamo ignorare che un pezzo dell’artiglieria antica si chiamava, appunto, Girifalco e a Massamarittima nel mese di agosto si disputa ancora il palio di Girifalco, cioè della balestra. Ed ancora. La chiave della soluzione potrebbe essere ricercata nell’ambiente di corte del sovrano di Sicilia. Allora era in voga la caccia con il falco e vi erano i falconieri, ufficiali di corte preposti all’allevamento dei falconi e alla direzione delle battute di caccia. Niente di più facile che un falconiere, kurios Falcos/Dominus Falcus, risiedesse da queste parti.
La zona di Girifalco, infatti, in determinati periodi dell’anno costituisce passaggio obbligato di questi uccelli e alcune guide turistiche presentano la cittadina come il paese di questi particolari “adorni”. Lo storico calabrese Gabriele Barrio (1506-1577) definì Girifalco luogo adatto all’uccellagione di fagiani, starne e coturnici. L’aucapio, si sa, era praticata con l’ausilio dei falchi, rapaci un tempo presenti negli anfratti della “Pietra dei Monaci”. Da qui siamo indotti ad azzardare una soluzione etimologica , tutta nostra!, secondo la quale la denominazione della nostra cittadina, Girifalco, sta per PAESE dei FALCHI, cwra -paese- + ierakos -falco-, e da ‘horaierakos, attraverso un processo di trasformazioni, si è arrivati a Girifalco.Sono nostre supposizioni, considerazioni non sorrette da documentazioni.E’ fare, in verità, pura letteratura senza ottenere alcunchè di concreto e venire a capo di cosa.
Non solamente Girifalco porta raffigurato un uccello nel suo stemma, per citarne qualcuna, Gerace porta uno sparviero rampante in campo aperto, Aieta ha nello stemma un’aquila, e i loro nomi ricordano gli uccelli raffigurati nei rispettivi stemmi. Aieta, infatti, ci rimanda al greco aetos aetos, l’aquila, un tempo presente nell ‘antico centro abitato. A proposito dello stemma civico di Gerace si narra una leggenda molto simile a quella che ci viene tramandata per lo stemma del nostro paese, secondo la quale un falco girovagasse senza posa su in alto nel cielo del nostro vecchio ed antico centro abitato. Vincenzo Cataldo, infatti, così scrive: ” La leggenda, e si sa che sovente queste hanno uno spessore realistico, narra che dopo la tremenda incursione araba del 915, i superstiti Locresi seguìto il volo di uno sparviero posatosi sopra il massiccio roccioso, abbiano fondato, o meglio rinforzata una nuova munita cellula urbana che meglio si prestava ad essere difesa…L’ipotesi più affascinante fa derivare il nome della città da hierax, rapace che nidificava abbondantemente su questa altura.” Il parallelismo tra le due leggende è evidente.
Il Tommaseo alla voce Girifalco così recita: ” la prima parte del vocabolo può essere il greco ierax che vuol dire sparviero, falco”. Avremmo così la ripetizione dello stesso termine nelle due lingue morte, greca e latina, come per Linguaglossa, il grosso centro dell’entroterra catanese. La tesi potrebbe trovare giustificazione nel processo di latinizzazione della Diocesi di Squillace promosso nell’undicesimo secolo dal Conte Ruggero, nella prima parte del nome gli echi della civiltà greca-bizantina, nella seconda parte, con il tardo latino falcus, l’incipiente civiltà latina.
Secondo noi Girifalco non è un vocabolo o nome composto che racchiude in sè un particolare significato ancora da svelare. E’ il nome, sempre a nostro avviso, del rapace del quale la rupe sulla quale si rifugiarono gli abitanti di Tochio e di Carìa costituiva un habitat ideale. Girifalco, come vocabolo, non è nato con il sorgere del nostro paese, ma è anteriore alla nascita della nostra cittadina che ha assunto tale nome dal rapace che già nidificava negli anfratti della rupe della Pietra dei Monaci. Da una consultazione avviata su vari dizionari ci è risultato che con tale nome, Girifalco, da tempo immemorabile vengono indicati questi particolari “adorni”,Gerfalc e Girfalt (francese antico ) e Gerfaut ( francese moderno ), gir (avvoltoio)+ falko ( tedesco antico ), Geirfalki ( antico scandinavo ).
Il toponimo Girifalco, inoltre, è presente in varie parti della penisola italiana, a Cortona in provincia di Siena, ad Avezzano in provincia dell’Aquila e a Ginosa in Puglia. Cortona è dominata dalla Fortezza di Girifalco ” arroccata come un astore – uccello dal quale appunto sembra derivi il nome di Girifalco o Girfalco – sulla ” punta di monte più isolata da ogni parte” del pendio che domina la sottostante città di Cortona, la Fortezza si eleva a quota 651 m.s.l.m. proprio sopra il santuario di Santa Margherita, in un’area le cui vicende si sono succedute dall’età etrusco-romana fino ad oggi.” E’ una imponente costruzione poligonale che abbiamo avuto l’occasione di ammirare.
Nel territorio di Avezzano sorge Monte Girifalco e il relativo valico. Anche nel centro della provincia dell’Aquila, al pari di noi, sono impegnati nella soluzione etimologica per quanto riguarda la denominazione della loro montagna. Nell’entroterra di Ginosa si trova la contrada Girifalco, una volta feudo della Principessa Maria Cristina d’Austria. Gli storici fanno derivare la denominazione del luogo dal rapace che nel passato volteggiava sulla zona.
Girifalco è stato innalzato a comune durante il decennio francese con decreto istitutivo dei comuni del 4 maggio 1811 e nel suo stemma-distintivo è stata accolta la leggenda dalla quale si è fatta derivare la denominazione del paese. Il Valente contrariamente a quanto appare nell’attuale stemma ufficiale nel quale sono raffigurate tre torri ci propone uno stemma con una sola torre sormontata da un falco. Con la “Legge n° 360 del dì I° Maggio 1816 portante la circoscrizione amministrativa delle provincie del Regno di Napoli” Girifalco venne incluso nel Circondario di Borgia e contava 3262 abitanti.
Pubblicazioni consultate
- “La Tribuna Illustrata” del 07-02-1937.
- Progetto di Educazione Ambientale: Girifalco, territorio da leggere Anno S.co 1995/96.
- G. Alessio, Saggio di toponomastica calabrese.
- Lear, Diario di un viaggio a piedi.
- G. Barrio, De Antiquitate et De Situ Calabriae.
- V. Cataldo, GERACE Arti Grafiche.
- Eleonora Sandrelli, CORTONA La Fortezza di Girifalco Aion Cortona.
- ACI 1988, Catanzaro, La Provincia del Sole.
- Don Francesco Palaia, Parrocchialità della Chiesa di San Rocco.
- G. Valente, La Calabria nella legislazione borbonica.
- G. Valente, Dizionario dei Luoghi della Calabria.
- G. Gemoll, Vocabolario Greco-Italiano.
- Schenki e Brunetti, Dizionario Greco-Italiano-Greco.
- G. Rohlfs, Dizionario Dialettale della Calabria.
- G. Rohlfs, Dizionario Toponomastico della Calabria.
- N. Tommaseo, Dizionario della Lingua Italiana.
- N. Zingarelli, Vocabolario della Lingua Italiana.
- Cerruti e Rostagno, Vocabolario della Lingua Italiana.
- Il Novissimo GHIOTTI, Vocabolario Francese-Italiano-Francese.
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