Storia della Chiesa di San Rocco

(….Così come siamo riusciti a leggerla e a trascriverla, or sono molti anni, da un manoscritto).
Questa Chiesa corre la tradizione che fu eretta la prima volta nel luogo ove adesso si trova per il seguente fatto miracoloso. Trovossi in mezzo il pantano (perchè tale era la natura del luogo) un’effige di S.Rocco dipinta sulla tela che a tutte le quattro estremità terminava con cimosa. Detto quadro si portò nella Chiesa Matrice ch’allora trovavasi nella contrada Pioppi, ed ancora s’osservano i ruderi, perchè non più si costruì dopo che (fu) distrutta dal terremoto del 1783.Si vuole (sempre per tradizione del volgo, non da documenti sicuri) che il quadro trovossi novellamente al pantano dove apparve la prima volta; e ciò avvenne per ben tre volte. Così vedendo i naturali di questo paese pensarono che S.Rocco volesse edificata in tale luogo una chiesa e fin d’allora si fece, non si sa però l’epoca certa della prima edificazione.
Certo s’è che nell’anno 1654 questa chiesa esisteva e fu distrutta dal terremoto in detto anno. Questa prima chiesa dedicata al nostro S. Rocco era più lunga………………….. s’osserva l’antica fondazione proprio all’argine del fiume che scorre dietro d’essa.
Si prova pure che era più lunga da una base che trovavasi proprio dove attualmente esiste la porta tra la Sagrestia e la Chiesa, questa base dimostra essere stata dell’antico arco maggiore. Si ricostruì l’attuale e terminossi l’anno 1665 e risultava d’un millesimo scolpito nella pietra che trovavasi al muro del campanile della parte del vico, quando si restaurò il campanile si disperse. Dopo ricostruita il terremoto del 1783 non l’arrecò, per grazia di Dio, nessun nocumento e ciò si rileva (oltre dalla patria tradizione) dai cenni registrati in occasione di tanto terribile flagello dal Reverendissimo Arciprete D.Giuseppe Bova nel Libro Parrocchiale della Chiesa Matrice.
In questa nuova Chiesa di S. Rocco oggi esistente, sento il dovere descrivere quanto appresso raccomandando ai miei Parenti passare dopo il Signore mi vuole a se, questo libretto a chi mi succederà al governo della Chiesa in parola.
La Chiesa fu eretta per quanto ho potuto scorgere in diverse occasioni sulle fondamenta della prima e fino al 1860 circa restò come s’era compita. Dopo la detta nuova erezione trovavasi più bassa d’adesso ed aveva il soffitto di tavole d’abete tutto piano. Un procuratore per nome D. Costantino Spagnuolo vedendo che gli oboli a S. Rocco andavano crescendo gli saltò in mente migliorare la Chiesa e pria di tutto la fece alzare, e dopo incominciò volta che al presente esiste, e poi in seguito si compì d’altri procuratori della festa del Santo. La volta è costruita di figuline e gesso, e devesi usare cura a non cadere molta acqua dalla tettoia altrimenti può arrecare danno bagnandosi soverchiamente. Il cornicione ha formata l’ossatura di legname e di canne, si deve pure usare vigilanza a non penetrare acqua dai finestroni. I due lati di detti cornicioni che sono…………………………………………………………………cornice dell’altare maggiore sono con ossatura di pietra, e si conoscono perchè gli ornati dimostrano non essere stati fatti a quei due punti (?) da chi fece il resto in gran parte. Sotto il pavimento della Chiesa esistono, proprio nel mezzo alcuni sepolcri che contengono acqua. Attorno della parte di fuori si trova circondata da conduttura per la quale non scorre, ma per mantenersi asciutta la Chiesa per quanto è possibile. Nella Sacrestia quando si fece l’attuale pavimento a mattoni trovossi pure dalla parte interna ……………………..una conduttura da sotto la scala che si scende venendo dalla parte di fuori; e dal muro del levante…………………………………..La prospettiva davanti fu fatta sulla vecchia, però le fondamenta nuove sono meno di quelle del muro vecchio si (?) misero sotto  prima di darsi principio alla muratura, alcuni pali di legname di castagno. Il muro di sotto dalla parte che lega al campanile pria di rinnovarsi, mostrava alcune spaccature….che….corrispondevano entro e fuori….queste dell’orchestra in sopra….L’orchestra fu fatta tutta di pianta, mentre il vecchio era di legname….Esso è ben solido….tutto si fece con regola in mezzo alle colonne di fabrica….che servono di sostegno, vi sono grossissimi bastoni di ferro quatrilateri da capo a fondo:. Il campanile fu costruito sopra il vecchio che era sfrantumato però di quanto s’è potuto si prese ogni cura al risarcimento della muratura ed alle fondamenta. Però con mio grande duolo faccio noto che la spaccatura di mezzo la volta della Chiesa comparve dopo la fabbrica che l’accrebbe al frontespizio, e dopo la ricostruzione del detto campanile come pure quella che s’osserva sopra la porta che sì entra all’organo fu la spaccatura causata dalle stesse circostanze.
Tante cose non succedevano in danno, se i capricci secolareschi, non giocavano per lo mezzo, nel formare il Municipio la Commissione per la festa di S. Rocco ed alle vicende dei partiti soggiacque e soggiace la Chiesa di S. Rocco, Iddio sa con quanti miei crepacuora discapito di essa Chiesa. Potrei qui far noto minutamente di tutto quanto successe in rovescio e per quelli che avvennero le mancanze e i discapiti, ma la prudenza non me lo permette. Pria di terminare questa parte che riguarda la costruttura debbo notare che per sotto la scala c’è un segnale vicino alla conduttura di sopra detta che si fece per giungere da sotto la scala alle acque che si trovano nei sepolcri in mezzo della Chiesa come s’è prima notato.
Le cose camminarono male sempre per questa Chiesa che io tanto ho servito, con amore e fedeltà in mezzo a tante sciagure e contradizioni e perchè………………. ……………….. Lo diranno altri per me in posterum . Passiamo ora ad una parte che è assai più interessante delle cose fin qui dette. Riedificata che fu questa Chiesa di S. Rocco il Sindaco di quiell’epoca col popolo fecero istanza ad essere elevata a Chiesa Parrocchiale e fu concesso nell’anno 1672.Pacificamente i Parrochi esercitavano i di loro uffizii  fino a l’anno 1832. Si fa noto che il 1797 il trenta Settembre col Piano del Marchese Fuscaldo al Parroco di detta Chiesa oltre le rendite proprie venivano assegnate ducati ottanta come supplemento di congrua. Camminarono le cose nel modo prescritto fino all’anno 1819, in detta epoca Monsignore Montiglia Vescovo della Diocesi di Squillace emanò regolamenti alle Chiese di Girifalco che furono i seguenti.
Tralascio di apportare qui il decreto latino emanato dal Vescovo perchè viene espresso nei seguenti articoli:
Che trovandosi eretta la Comuneria Corale nella Chiesa Matrice di Girifalco, sotto il titolo di S.Maria delle Nevi, sin dal tempo che il Signor Marchese di FuscaldoVicario Generale delle Calabrie, col suo piano annessò tutte le rendite delle Cappelle di S. Pietro, di S. Lucia, di  S. Giovanni Battista, di S. Domenica, Ssma Annunciata, S. Rocco, S. Giuseppe, del Ssmo, dell’Immacolata, i monti del Rosario, e di S. Rocco, e d’alcuni beni dei Riformati, che in tutto fanno la rendita di circa annui ducati 415 ed altri ducati 27/24/211 (?) della Curata di S. Rocco, ed altri duicati 40 circa della Chiesa Madre di S. Maria delle Nevi come dalla copia legale presso gli atti dalla quale apparisce ancora, che il numero dei Cappellani Corali oltre l’Arciprete, dovevano essere dieci tutti nativi del Comune di Girifalco, quali come aveano diritto nella partecipazione diritto nella partecipazione delle rendite, così venivano assoggettati a pesi annessi a detta rendita. Resta fermo che il numero dei Cappellani sieno dieci tutti Cittadini oltre l’Arciprete, il quale sia la prima dignità e quello risulterà Vicario perpetuo abbia il primo Luogo presso l’Arciprete e prima dei Cappellani, dei quali il più vecchio di servizio sarà il decano che precederà agli altri otto.
Che tanto le rendite dell’Arcipretura delle Nevi, che della Vicaria Curata di S.Rocco, quanto tutte l’altre rendite delle Cappelle, Monti e Monastero nonchè qualunque jus, ragione, emolumento, diritti di stola, avventizii di qualunque sorta restarò (?) in una sola massa uniti dalla quale, tolto quanto occorre per pesi intrinseci (?) di fondiaria, censi, passivi, mantenimento di colture, liti, manutenzione delle due Chiese della Neve, e di S. Rocco nonchè il mantenimento di culto dell’una e dell’altra in detta massa introiterà ante partem ducati 40 l’Arciprete e ducati 25 il Vicario Curato per ciascuno anno, mettà cioè in danajo (?) e mettà in censi, e fitti, e del restante in massa l’Arciprete abbia a partecipare per due preti e per una il Vicario Curato a pari d’ogni altro Cappellano partecipante.Nei pesi però l’Arciprete e Vicario Curato devono ciascun di loro portare uguale parte di uno dei Cappellani L’introito poi che farà l’Arciprete, Vicario Curato delle scritture ossiano (?) fedi parrocchiali, ne prenderà la doppia l’Arciprete, ed una parte il Vicario Curato, senza che potessero pretendere cosa i cappellani.
Che la Cura risiede principali modo nell’Arciprete e Vicario Curato dipendente dal detto Arciprete nel modo che attualmente si ………………e secondariamente presso tutto il Corpo Clerale con dovere per ciascuna settimana due di essi per turnum impiegarsi alla cura spirituale dell’anime, sempre colla dovuta dipendenza del di loro Capo anche per l’amministrazione dei Sacramenti assistenza ai moribondi ecc.
Che in tutte le Domeniche dell’anno, nonchè nelle solennità di prima classe, nello Ottavario del Corpus Domini, nella Notte di Natale, nei tre giorni ultimi della Settimana Santa, sian tutti vestiti sempre di cotta, mozetta e birretto, recitare in Chiesa l’ufficio divino del giorno che corre, e cantare la messa pro populo per turnum cominciando dall’Arciprete. E se taluno arriverà in coro dopo terminato il primo notturno ancorchè assisterà a tutto il resto sarà puntato (?) di grana cinque per ciascun giorno, eccetto se sarà leggittimamente impedito, per cui viene considerato come presente dai Sacri….., come pure se per tre mesi senza leggittima causa riconosciuta dal Vescovo non interverrà al coro decade costui ipso facto dal diritto di partecipare da Cappellano, e potrà il Vescovo conferire questa sua rata ad altro Sacerdote cittadino.
Che tanto la mesa dell’aurora, quanto la messa ultima nei dì festivi si deve portare (?) per turnum dai Cappellani.E coloro che la faranno da Confessori in tutto l’anno  debbono percepire carlini trenta per ciascuno ante partem, eccetto l’Arciprete, e Vicario Curato.E che questi a discrezione dell’Arciprete suddetto e Vicario Curato devono ascoltarle e nella Chiesa Matrice e nella Chiesa di S. Rocco.
Il e il articolo non stimo necessario trascriverli.
Piazzo qui appresso meglio il piano di Fuscaldo copiandolo  qui si trova la parte che riguarda Girifalco.
“Copia estratta dal Piano Ecclesiastico formato dal Marchese di Fuscaldo per la Diocesi di Squillace il trenta Settembre 1797.
Girifalco = Le anime sono circa 3023 e sono governate da due Parrochi, cioè dall’Arciprete nella Chiesa Matrice di S. Maria delle Nevi che tiene la rendita particolare di circa annui ducati quaranta, e dal Parroco di S.Rocco, che tiene la rendita di circa annui ducati ventiquattro. Vi esiste un convento di Domenicani colla rendita di circa annui ducati mille settanta. Vi sono le Cappelle Laicali di S. Pietro, di S. Lucia, di S. Giovanni Battista, di S. Domenico, dell’Annunziata,  di S. Rocco, di S. Giuseppe, del Santissimo, e dell’Immacolata, i Monti del Rosario, e di S. Rocco ed alcuni beni dei Riformati, ed in tutto fanno la rendita di circa annui ducati 415. Si è appuntato, che al Parroco di San Rocco, oltre le proprie rendite e diritti della sola stola bianca, si paghino ducati ottanta dalla Comuneria, come appresso si dirà, restando tenuto di mantenere la sua Chiesa ed il SS.mo. E si è appuntato benanche che di tutte le rendite delle mentovate Cappelle si eriga nella Chiesa Madre di S. Maria della Neve una Comuneria Ricettizia circa patrimoniale, col numero di dieci Cappellani Corali, compreso l’Arciprete, porzione doppia, oltre le sue particolari rendite e diritti della sola stola bianca: coll’obbligo ad essa comuneria di mantenere la Chiesa ed il SS.mo, e di celebrare le messe delle dette Cappelle nel numero al quale dal Vescovo si ridarranno ; nell’intelligenza che tanto nella prima erezzione, quanto nel caso delle future vacanze, si debbono alla Comuneria ammettere quelli Sacerdoti nativi del paese che il Vescovo crederà più meritevoli.”
Catanzaro 22 Settembre 1893
Visto
Il Prefetto                                                   L’Archista
L. Bettioli                                                 Raf. Ciaccio
Prima di ritornare al discorso primario giudico opportuno alcuni specificazioni sopra i citati articoli’ ed al piano notato sopra. Quando si facevano le funzioni alle quali dovevano intervenire tutti i Cappellani, il Vicario di S. Rocco non prestava presenza, solo interveniva alle processioni, e le terze domeniche saliva alla Matrice dopo il Santus della Messa cantata per trovarsi pronto al giro che processionalmente faceva e tuttora si fa in esse/alle terze domeniche. Al piano di Fuscaldo si dee notare bene quanto riguarda al Parroco di S. Rocco, perchè con gli statuti di Montiglia v’è qualche contradizione. Dopo aver notato questi articoli ed il Piano Ritorno di bel nuovo  a legare il discorso, dissi, che fino al 1832 i Parrochi di S. Rocco pacificamente esercitavano i loro uffizii.Fu allora che passò all’altra vita il Parroco o Vicario Curato D. Francesco Sestito e l’Arciprete Marra D. Luigi fu Bruno s’imposessò dei Libri Parrocchiali di S. Rocco e non più volle restituirli. Monsignor Vescovo D. Andrea Rispoli allora Pastore della nostra Diocesi, ed il suo successore, furono sempre in lotta, per così dire, con tale Arciprete, e oltre che l’ultimo per nome Monsignore Pasquini seguì le norme del suo antecessore, cercava mezzi più stringenti, con tradizioni e quindi nulla sò di preciso per mette…in questi cenni. Dopo la morte del Sestito so che il Marra si volle rendere assoluto padrone in S. Rocco, e i sopra nominati Vescovi, mandarono i seguenti Economi Curati per interromperlo, D. Domenico Pitaro di Torre Ruggero, D. Vincenzo Procopio da Gasperina, D. Salvatore Tolone da qui, D. Gaetano Parise fuori Diocesi. Altri che non so precisare i nomi. E finalmente fu Economo Curato di San Rocco Angelo Marinaro da qui. Il nostro Vescovo D. Raffaele Morisciano dopo il decesso di Marinaro, mise a reggere detta Chiesa I° D. Francesco Saverio Riccio. II° D. Raffaele Maccheroni. Attualmente che sto scrivendo sono io Giuseppe Fodaro che la servo col titolo di Rettore Curato. Per difendere l’oppresione dai……. Arcipreti non escluso l’attuale D. Luigi Marra fu Annibale.
Debbo qui notare cose le quali pajono impossibili essere accadute, e pure son tutte vere. L’Eccellentissimo Nostro Vescovo D. Raffaele Morisciano non era a chiaro della forma della Chiesa, e nel destinare o meglio nel confermarmi rettore di S. Rocco nella Bolletta mi dichiarava di una Chiesa succursale e non Parrocchiale, fu allora che ho conosciuto essere giunto il tempo da me tanto desiderato a manifestare, che la Chiesa di S. Rocco è Parrocchiale, e che per sorprusi, ed abusi di potere fu tutto celato all’Ecc.a …Volle sapere i libri che la rendevano di forma Parrocchiale, ed io gli raccolsi i qui appresso notati:
Bolla di stallazione ed atti dei concorsi dei Parrochi della Chiesa di S. Rocco.
Atti di Matrimoni, e fedi lasciati dai detti Parrochi, e che ritrovansi in Curia.
I Sinodi di Monsignor Quaralt e di Monsignore Notaris, nei quali vi furono, al 1° il Parroco di S. Rocco R. D. Vitaliano Staglianò, al 2° il Rdo Parroco di S. RoccoD. Giuseppe Giampà.
I libri Parrocchiali dal tempo della stallazione, fino la morte dell’ultimo Parroco di S. Rocco D. Francesco Sestito e che dopo il decesso di questo l’Arciprete D. Luigi Marra fu Bruno zio dell’attuale s’imposessò dei detti libri e non li volle restituire ai Curati di S. Rocco.
Il Piano del Marchese  di Fuscaldo.
Il Regolamento della Ricettizia.
Il Regio Assenso della Confraternita di S. Rocco, che un tempo esisteva in detta Chiesa, il quale Ferdinando concesse il 1765 dove diceva che la Congrega di S. Rocco dipendeva per le sacre funzioni dal solo Curato di essa Chiesa, non d’altri Parroci.è in mano mia.
Dal timbro parrocchiale ( esso è in Curia).
L’ho pregato a voler ristabilire gli antichi diritti della Chiesa e benignamente accolse la mia supplica: nel comunicare a questo Arciprete, che vuole provvedere di leggittimo Parroco la Chiesa di S. Rocco, furono tali l’opposizioni da esso messe in campo, che le cose hanno dovuto passare alla Sacra Congregazione del Concilio a Roma.Da che partecipò all’Arciprete il Vescovo quanto ò detto, ha passato un anno e tre mesi, cioè dal 7 Novembre dello scorso anno 1896 sino a oggi 3 Febbraio 1897. Speriamo al Signore che le cose camineranno bene per questa Chiesa di S. Rocco, sempre fino adesso tanto ostacolata.
Voglio dire pure qualche cosa come non fu riconosciuto ad avere la sua congrua nel tempo dalla soppressione. Giusto il Piano di Fuscaldo, sopra la massa dei beni delle due Chiese delle Nevi, e di S. Rocco, s’avevano assegnate sulla soppressione le quote curate all’una, ed all’altra Chiesa; alcuni Signori, che avevano le mire a comprare i fondi assegnati a quella di S. Rocco si opposero, e perchè non vi fu chi difendeva i diritti restò spogliata. Voglio qui notare che le Cappelle di S. Rocco, e di S. Giovanni Battista erano fondate in questa Chiesa. Quella del SS.mo e di S. Pietro e di S. Lucia facilissimamente erano nella Chiesa Matrice. L’Immacolata era chiesetta a se, S… pure aveva la Chiesetta propria, l’Annunciata pure Chiesetta nel luogo dove adesso si redificò, e S. Domenica aveva esistente la sua Chiesetta nella contrada dello stesso nome. L’altare di S. Michele Arcangelo che ora si trova in questa Chiesa, si portò da sotto le rovine della Chiesa Matrice, esso  era protettore prima di S. Rocco e la famiglia dei Duchi Caracciolo volle che si stabilisse qui l’altare
E la statuetta del S. Arcangelo quale ora l’abbiamo come compatrono. S. Francesco di Paola fu pure trasferito qui dallo stesso luogo, dal Sacerdote D. Vito Migliaccio, che aveva la cura in quel tempo di detto Santo. Qui pure esisteva un tempo l’altare di S. Gregorio con beneficio laicale, ma da tempi assai antichi. L’ho rilevato dal giornaliero libro dove si segnava la quotidiana celebrazione delle messe, il Parroco di S. Rocco Giacomo Fodaro, questo libro che trovasi nelle mie mani porta la data 1696al 1699. Libro del 2° Parroco D. Giacomo  Fodaro.
Mi scuso qui con chi leggerà a compatire qualunque errore d’ortografia che potrà trovare; perchè scrivo per dare una memoria, a poco bado alla grammatica, cerco piùtosto racozzare le cose per regola della Chiesa in avvenire.Manifestando che per scrivere le cose che ho espresso, e che spero esprimere m’è costato e mi costerà fatica. Domando pure compatimento se non si troverà l’ordine richiesto nella manifestazione delle cose; ma per quanto posso fò di tutto a non sbagliare la cronologia, che è la parte più essenziale in questo scritto.
Le due parrocchie venivano divise nel modo che descrivo. Il corso Garibaldi già strada Palazzo è il principale corso di questo nostro Paese.Esso divideva le Parrocchie così: La parte che lascia al levante era Parrocchia di S. Maria delle Nevi cioè della Chiesa Matrice, quella che è del ponente era Parrocchia di S. Rocco, voglio proprio descrivere la posizione delle case fin dove si estendevano le Parrocchie prima del terremoto del 1783. La Chiesa Matrice che trovavasi alla contrada Pioppi. La prima abitazione di sua pertinenza era quella che adesso s’abita da Domenico Marinaro fu Rocco, alcuni dicono che v’erano pure le casipole, che seguono andando alla parte del Manicomio allora Convento dei Riformati, e salendo il Corso terminava con la casa dell’Arciprete Bova, oggi Palazzo di D. Pietrantonio Bonelli, seguiva il Convento dei Padri Domenicani con la Basilica di Santa Maria delle Grazie, il resto dei fabbricati si fece dopo. La Parrocchia di S. Rocco incominciava dal Convento dei Padri Riformati che aveva accanto la Chiesa di S. Antonio di Padova e le prime casuppole non più esistono e la casa di Giovanni Tolone seguiva fino al Palazzo Vecchio di Autilitano, così era la divisione a finchè non fece un solo libro l’Arciprete Marra dopo il 1837.
Nella attualità i Sacramenti s’amministrano dalla Chiesa che più si rende commodo tanto a noi, che al Popolo.Le funzioni della Chiesa di S. Rocco sempre si sono eseguite con questo ordine. Tutte le Domeniche la Messa Parrocchiale e la benedizione col SS.mo la sera eccenttuandosi la quarta Domenica di ogni mese, che la sera si fa l’esposizione del Ssmo cool’ostensorio legendosi una meditazione detta volgarmentela buona morte, e questo da tempo immemorabili, giornalmente si fa la benedizione serotina dopo la recita del Rosario. Si fa eccezione delle terze Domeniche e tutti i Giovedì, che si canta il Rosario del Sacramento e si legge ……“Eccoti anima mia”cantandosi alcune strofette dopo ogni atto, sette(?) il ” credo, Gesù mio ecc.” In tutti i primi Lunedì dell’anno si raduna il Clero canta il 1° Notturno dei Morti e le Lodi, e dopo si canta la messa con il Divinissimo esposto dandosi in ultimo la benedizione collo stesso nell’Ostensorio.Di mattina si fanno i tredici Venerdì di San Francesco di Paola. Si fanno di mattina sette Mercoledì a S. Giuseppe, di mattina il novenario dei Morti e poi la notte detta dei Morti interviene il Clero, e si canta tutto l’Uffizio con tutta solennità, e pure la messa colla stessa solennità.Le novene dell’Immacolata e di Natale si fanno pure la mattina.Nei tre giorni ultimi di Carnovale si fanno le Quarantore con grande pompa e solennità. La Quaresima tutte le sere di Lunedì solennissima funzione e nei venerdì l’esercizio della Via Crucis: quando è venerdì di Marzo s’aggiunge dopo, l’antica solenne funzione. Quando in questo Comune viene il quaresimalista i Lunedì e i Venerdi deve predicare in S. Rocco, più i primi quattro giorni degli esercizi deve farli pure in S. Rocco; qui si chiamano missioni, e in dette missioni s’espone la statua della Vergine Santissima dell’Addolorata.. La Settimana Santa. In detta settimana il Giovedì si canta messa solenne e si il Santo Sepolcro, Venerdì e Sabato si funziona pure.Si fanno i Giovedì dello Spirito Santo, la Pasqua; a Pentecoste. Per ordine di Monsignore si introdusse pure la novena dello Spirito Santo del Venerabile nell’Ostensorio. Per S. Michele Arcangelo si fa il novenario precedente la Festa della apparizione ed il triduo nella Festa della Dedicazione; sempre col Venerabile nell’Ostensorio. Nella Festa del Corpus Domini l’ultimo Giovedì, cioè il giorno dell’Ottava si funziona nella detta Chiesa di S. Rocco. Da pochi anni in quà s’è introdotto il mese Mariano.
La festa di S. Rocco titolare della Chiesa e Protettore di questa Patria si celebra incominciando col vespro e siegue l’Ottavario. La mattina con messa cantata semplice, che la celebra il Rettore della Chiesa accompagnandola l’organista, e la sera con solenne funzione.
Da che fu introdotto il Rosario nel mese d’Ottobre per ordine del vescovo si rtecita con più solennità del solito in detto mese. Presso a poco queste sono le funzioni che ordinariamente si fanno nella mentovata Chiesa; mentre ve ne sono alcune che non si possono registrare come stabilite perchè si fanno a divozione particolare, come per esempio la festicciuola della Vergine della Pietra e della Madonna del Carmine. Quella del Carmine io non l’ho lasciata mai, pure che i devoti non si sono prestati a pagare le piccole spese occorrenti.
Voglio pure qui appresso fare un’inventario degli oggetti appartenenti a questa Chiesa di San Rocco fino ad oggi che sto scrivendo, che sono li 20 Novembre 1904, col pensiero d’aggiungere sempre in seguito se se ne faranno altri.
N° 2 Ostensorii d’argento con teche corrispondenti  pure d’argento per deporre l’Ostia.  quando si deve deporre nel Tabernacolo.
N° 2 pisside con coppe, con parte superiore d’argento e piedi di ottone.
N° 4 calici, tre dei quali contengono le coppe d’argento e i piedi d’ottone, uno, cioè quello di stile moderno è tutto di metallo semplice, le rispettive patene sono tutte e quattro d’argento.
Vi sono N° 2 incensieri con le navette corrispondenti, uno è d’argento e uno è di rame.
N° 3 catini con aspersorii corrispondenti ( detti volgarmente secchietti ) tutti e tre sono di semplice metallo.
N° 3 Croci d’altare di metallo e altre due piccoline in tutto n° 5, quelle di legno non le numero, perchè soggette a consumarsi. ….
Vi sono N° 2 piattine per comunione di rame dorato, e due di semplice rame per uso del Lavabo con un catino di ferro con coperchio per versare l’acqua.
I vasi per l’Oli Santi di piombo (?) usati per il Crisma e Catacumine*, quelli degli infermi son due, uno d’argento con astuccio, ed uno di metallo con dentro di cristallo e pure lo astuccio corrispondente.( * si sono comprati pure d’argento per il c. a catacumeni) I vasetti per conservare gli Oli Santi in liquido son due di metallo in apposita cassettina conservati, mentre quello degli infermi è manchevole. Il bacile per il è di stagno, i due coppini sono di materia diversa.
Ripiglio a scrivere a’ 23 Giugno 1910.
1° I calici son tre non più quattro. Quello di stile moderno   (col permesso di Monsignor Vescovo) l’ho cambiato alla Confraternita del Ssmo Rosario con una pissida, pure di stile moderno. E pure v’è una pissidetta di stile moderno per uso di comunichino per i viaticiin tutto sono le pisside N° 4 e v’è pure un………..di metallo per i viatici, ed un altro sicchetto con aspersorio nuovo e con quelli di sopra segnati son pure N° 4.
Lascio qui per inventariare i paramenti e la biancheria ed altro per seguire appresso credendo più opportuno notare qui quel che segue.
Come ho di sopra ho per l’imbroglie  del Signor Arciprete e per le sue falcidie la S. Congregazione del Concilio emanò sentenza di non essere parrocchiale questa Chiesa di S. Rocco ex deductis La felice memoria del Eccmo Vescovo D. Raffaele Morisciano voleva che si produceva appello; ma non regevo a combattere coll’Arciprete per le bassezze dimostrate da lui in tale occasione e però mi sono avvilito: scrivo qui appresso il Memoriale che aveva fatto il Defunto Vescovo.
Diocesi di Squillace
Pro memoria circa la qualità Parocchiale della Chiesa Curata di S. Rocco in Girifalco:
Sapientemente il Chiarissimo Relatore, nella Memoria a stampa pr la causa tra il Sacerdote Giuseppe Fodaro, e l’Arciprete Luigi Marra da Girifalco, osserva, ( facc (?): 16 ) la disamina della quistione doveva versare circa la cosa, non circa i vocaboli. E’ dottrina uniforme dei Canonisti, e senza citarne molti, basterà citare il Roux, il quale con tutta precisione là afferma con espressa sentenza. De Parocho Sectio III Cap.I N° 5. Laonde sia stata qualunque denominazione attribuita da oltre due secoli alla Chiesa Curata di S. Rocco in Girifalco, la quistione vitale consiste discutere se tal Chiesa abbia la Parrocchialità.
In Diritto
Perchè una Chiesa possegga la Parrocchialità debon concorrere, giosto il consenso unanime dei Canonisti, le dovute condizioni.
Che il Parroco, o Curato, o Tutore, o Vicario, dicasi come piacerà, sia investito stabilmente dal Vescovo Diocesano, in via immediata e diretta, e con libertà di atto, e che dal Vescovo esclusivamente e direttamente sia investito dell’Ufficio Curato, in titolo perpetuo, ovvero in dati casi, temporanio, ma non rivocabile se non dall’Autoritàdel Vescovo, e per gravi e giuste ragioni.
Che detto Parroco regga la Cura in nome proprio, non per precarie ed intermitenti delegazioni da altro Curato, e molto meno revoca ad nutum.
Che in virtù dell’investitura ricevuta dall’Ordinario Diocesano, goda in forza della medesima l’abitual facoltà del foro penitenziale e dell’amministrazione dei relativi Sacramenti.
Che la Parrocchia abbia i limiti determinati, nell’esercio della Cura.
Si aggiunga, sebbene non essenzialmente necessario, che la Parrocchia abbia una dote propria.
In Fatto…………….”
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3 commenti
  1. Antonio Caccavari scrive:

    Gentile signore,
    i documenti che ha trascritto sono di sicuro interesse. Peccato però che non abbia riportato alcun riferimento d’archivio o il luogo della loro reperibilità. Questo, a mio avviso, toglie valore alla loro divulgazione.
    Cordialmente,
    Antonio Caccavari

  2. salvatore scrive:

    (AssicuriamO il Sig. Caccavari che siamo in possesso di copia fotostatica del manoscritto).

  3. Illuminata Petitto scrive:

    La si invitava a rendere pubbliche, cioè bene comune, le sue fonti.
    Vostra Illuminata