Caro ed affettuoso ricordo di Vevè Cristofaro

nella mesta ricorrenza della sua scomparsa

(11.10.1926 – 18.03.2011)

Non è facile prendere carta e penna per ricordare Vevè Cristofaro nell’anniversario della sua scomparsa.

Quante volte abbiamo preso la penna per esternare ciò che sentivamo e sentiamo nei riguardi di Vevè, di nostra più che cara memoria, e la penna dinnanzi al ricco filmato di immagini che al solo pensiero di ricordarlo scorre, si snoda dinnanzi ai nostri occhi  si è sentita inadatta perchè la mente oppressa da tanti ricordi!

Lo siamo adesso? Niente affatto! Per noi nemmeno tracciare a grandi linee la sua ricca personalità! Le nostre saranno notazioni biografiche e sporadiche.

Quante immagini, quanti ricordi! Abbiamo passato una vita da veri amici, all’uno non era sconosciuto niente dell’altro e viceversa, eravamo come se fossimo fratellli!

Ricordiamo quell’atmosfera di mestizia che gravava su parenti, amici ed estimatori in quella fredda giornata di metà marzo del decorso anno 2011!

L’ondata di commozione che si diffuse per il paese al propagarsi della ferale notizia!

E, sì, Saverio Cristofaro, meglio noto in paese con l’appellativo “l’Economo”, era persona stimata per la sua dirittura morale, l’onestà nell’ operare, per il suo modo disinteressato nell’agire. Resse, infatti, per oltre un quarantennio l’economato dell’ex OPP (Ospedale Psichiatrico Provinciale) senza la minima ombra di dubbio sul suo operato, unanimamente riconosciuto!

La moglie, la Sig.ra Carmelina, i figli e i parenti tutti hanno più che un buon motivo perchè vadano orgogliosi del loro congiunto! A noi che abbiamo avuto l’onore di averlo caro amico il nostalgico ricordo!

Da tempo versava in gravi condizioni di salute, periodicamente doveva sottoporsi a dialisi. Però, nella sua apparente fragilità fisica racchiudeva una grande forza d’animo, una capacità volitiva che lasciava stupiti tutti noi, famigliari ed amici che sapevamo del suo reale stato di salute.

Vevè, sì!, non si lasciò abbattere dalle difficoltà in cui venne a trovarsi negli ultimi anni della sua esistenza. Fu un mirabile esempio di sopportazione stoica! Si dimostrò sempre sereno, prese, accolse la vita per il verso che gli si presentò! Dalla sua bocca non uscì mai recriminazione alcuna e non si perse mai d’animo! Continuò, Vevè, nelle sue consuete abitudini. Da uomo dinamico, da spirito libero, qual Lui fu!, era geloso della sua autonomia e non fu di peso nè a parenti nè ad amici, nonostante gli uni e gli altri fossero sempre premurosi, vigili nei suoi riguardi!

Una buona lettura lo accompagnava durante il defaticante procedimento dialitico a cui doveva sottoporsi non tradendo mai la minima sofferenza suscitando l’ammirazione in tutti gli operatori sanitari!E non curante della conseguente spossatezza  in cui il suo fisico era venuto a cadere riprendeva da solo con la sua auto la strada del ritorno, qualunque fosse la stagione, qualunque fossero le condizioni atmosferiche! Stupore e ammirazione…quando ti si incrociava per la strada che corre lungo l’erto crinale della Serra del Gatto!

Non temiamo di cadere nella retorica o nell’usuale banalità dei luoghi comuni, di circostanza se diciamo, e lo diciamo con forza e convinzione, che questa non era la società di Vevè!

Vevè Cristofaro era un idealista e come tale viveva in un mondo tutto suo.

Era un poeta, un sognatore! Ammirava le bellezze e le forze della Natura, e correva a gustarle, a interpretarle dai posti, dalle posizioni più consoni!

Il Tramonto che infoca l’Occaso e l’Aurora che, fugate le stelle,  l’Oriente allaga di rosa erano gli spettacoli che gli riempivano il cuore.Gustava il candido incanto che tutto intorno ammantava! Quante volte,Vevè!, me pigro riuscisti a…tirare lassù, a Monte Covello, perchè dall’alto osservassimo, gustassimo lo spettacolo che offriva la pellegrina di bianco vestita che volteggiando dal cielo con le sue falde si posava leggera in ogni dove! E, ricordo quella volta quando scorgemmo affossate nel candido e soffice tappeto di neve orme di animali dei quali in quel momento non ci era dato di discernere la specie, e subito ci affrettammo a raggiungere il piano! Ed ancora. Le onde del mare che con forza si infrangono contro la costa, i mormorii, i frastuoni prodotti dal vento o il lieve spirare delle brezze suscitavano in lui particolari, singolari sensazioni! Un animo in tumulto? Sì e no!

Vevè amava, pure, la pace dei campi dove spesso si rifugiava con  un buon libro aperto ai piedi di un albero immerso nel verde!

Al pari dei “grandi spiriti” Vevè amava la pace dei campi, amava stare a contatto con la Natura attraverso la quale contemplava la grandezza del Creatore!

Al frastuono della vita moderna preferiva il silenzio e la semplicità della vita campestre!

E la Natura, Vevè, interrogava, interpretava, ne seguiva le leggi, la rispettava!

E la bionda Cerere gli era prodiga di doni!

” Ipse … teneras maturo tempore vites

rusticus et facili grandia poma manu…”

Sì!, tu stesso, Vevè!, qual contadino le tenere viti e i grandi frutti con abile e attenta mano…curavi!

La contentezza, la soddisfazione che sprizzavano dai tuoi occhi, dal tuo viso nell’additare le tue coltivazioni che da dilettante divenuto coltivatore provetto con passione portavi avanti!

E i prodotti del tuo orto, gli ortaggi, i tuoi trofei!, che spesso condividevi con gli amici?

Hoc erat in votis: modus agri non ita magnus

Ortus ubi et tecto vicinus iugis aquae fons

Et paulum silvae super his foret ..

Sì!, Vevè!, un modesto podere alle falde di Monte Covello, ombreggiato da alti castagni, una casetta nei pressi di un ruscello di acqua corrente  raggiunta l’età pensionistica, oltre a rifugio dai rumori del mondo,  divenne il tuo nuovo sbocco … occupazionale.

Vevè!, e quei micetti?… si danno, ancora,  convegno là lungo il viale e allungono il collo, tendono le orecchie intenti a percepire noti rumori, ma all’ora consueta il cancello non cigola più, nè si avverte il rumore della tua auto e miagolando si disperdono per i campi! Non passava giorno che tu non ti fossi dato cura di loro!

Vevè Cristofaro era profondamente buono e come tale credeva nella bontà degli uomini! Una persona semplice, alla mano… aperto, disponibile con tutti. E riscuoteva, Vevè, il massimo rispetto fra tutti i dipendenti dell’ex Psichiatrico! Anche se era stato chiamato a svolgere mansioni dirigenziali non fece pesare mai la sua posizione, vide nei subalterni dei collaboratori nei quali poneva la massima fiducia! Anche se talvolta la sua liberalità correva il rischio di essere fraintesa!

Aveva un cuore tenero! E, sì!, la ventura di lavorare in un luogo di dolore, di sofferenze fisiche e psichiche, qual era una volta lo Psichiatrico di Girifalco, fece sì che la sua indole, già buona, si rafforzasse, si temprasse!

Anche se le sue mansioni erano di carattere amministrativo e provvigionale, cioè non aveva un rapporto diretto con i ricoverati, Vevè Cristofaro quando capitava di andare nei reparti da quegli sventurati veniva accolto con amichevoli manifestazioni!

Quanti ricordi al cui sovvenire ci si intenerisce il cuore!

Ancora la brina della notte nelle fredde mattinate novembrine e dicembrine persisteva ad imbiancare gli argini erbosi della strada, ciascuno a bordo del proprio motorino, per noi altrettante …fuoriserie!, ci portavamo là dove tendevano i nostri cuori. Al bivio Passolovecchio ci salutavamo e, non prima di averci scambiate raccomandazioni per il prosieguo del percorso, ci davamo l’appuntamemto per lindomani.

Volsi che sulla medesima strada incontrassimo coloro che in seguito conducemmo all’altare!

E condividemmo ansie, apprensioni, timori, trepidazioni tutte le volte che venivano convocate per la scelta della sede di servizio nelle Scuole della Provincia.

Il caso volle, ancora, che Angela e Carmela, risiedessero, sì in centri diversi, ma  lungo lo stesso percorso. Ti lasciavo a Cortale e proseguivo, ancora per un po’, sino  a Jacurso, dove anche io ero atteso. Al ritorno passavo da Don Pasquale, lo zio!, dall’ornato e forbito eloquio, che compiaciuto, da dietro la scrivania, osservava voi che seduti ai due lati opposti vi scambiavate sguardi desiosi e fuggitivi!

Tempora!, sì, tempi passati, diciamo ora, in un baleno e che a ricordarli ci si commuove e il cuore va inondandosi di soave e mesta nostalgia!

Da giovani eravamo sempre insieme.

Vevè!, ricordo quando mi facesti provare quell’…ebbrezza, rara per l’epoca!

Venuto fuori dalla “Provincia” – la Sede dell’Amministrazione Provinciale – appena fummo insieme in Piazza Prefettura mi dicesti:

Salvatore, ti faccio provare una strana…ebbrezza!

Sistemasti sul sellino della moto un fagotto e quasi mi intimasti: Salta sù e sistemati bene! E ripartimmo per Girifalco.

Nell’involucro vi era un milione di Lire, il corrispettivo degli stipendi dei dipendenti dell’OPP di cui da poco aveva assunto la direzione dell’economato!

Sì, ebbrezza strana, sensazione rara per quei tempi, lo stipendio di un maestro elementare non superava le 35mila Lire mensili!

Questo modo singolare di agire faceva parte dello stile di vita che Vevè si era dato! Non apprezzava il denaro? Non più di tanto!

Il suo modus vivendi, il suo stile di vita ci richiama alla memoria qualche lettura … fatta da un pezzo!

” Divitias alius fulvo sibi congerat auro

Et teneat culti iugera multa soli …”

” Si affannino altri ad accumulare ricchezze e abbiano molti iugeri di terreno ben coltivato! “

Vevè non inseguiva facili ricchezze, e avrebbe potuto!

Eppure, Vevè!, una volta mi sono risentito…arrabbiato, ma è stata una stizza lì per lì, al pari di quei piccoli dissidi che sorgono fra due persone che si stimano, si vogliono bene e non vanno oltre…la fiammata del momento!

Mi raggiungesti al Piano dove ero in sosta con la mia moto e quasi a bruciapelo mi chiedesti: Dammi!…dammi, la moto!

Me la chiedesti con un tale sorrisetto che mi autorizzò a fare le illazioni più originali e non indugiai un momento a consegnarti le chiavi.

E tu a tutto gas andasti via, mentre io felice di esserti stato utile!

Aspetti aspetti che Vevè ritorni!

Ma Vevè insieme ad altri nostri amici era partito alla volta di Messina!

In verità, Vevè!, mi ero adombrato perché avevo pensato di essere stato escluso dalla compagnia!

Lindomani, con il solito sorriso mi restituisti la moto, ci guardammo in viso e tutto tornò come prima perchè fra noi due nulla era cambiato!

Sì, Vevè!, i miei genitori non stavano bene e tu deliberatamente e saggiamente volesti evitare che io fossi preso dalla tentazione di partecipare alla gita a Messina!

Vevè!, tua moglie, Carmela tua!, l’altro giorno mi ha fatto una graditissima sorpresa che mi ha profondamente commosso!

E’ stata una ulteriore prova degli stretti legami amicali che correvano fra noi due! Ho avuto l’onore, al momento il primo dopo i tuoi famigliari, di prendere visione di quel tuo quaderno al quale nel tempo andavi affidando le tue riflessioni, le tue considerazioni, i tuoi pensieri, i tuoi aforismi, le tue poesie, i tuoi racconti! E nel leggerti, Vevè!, mi sono sentito edificato! Non mi sono sbagliato se innanzi ho detto che questa non era la tua società! Ne propugnavi un’altra più bella, più giusta!

Sull’argomento di proposito non intendo andare avanti, ma ritornerò appena mi sarà possibile, le circostanze me lo consentiranno!

Nel rinnovare da queste colonne, nella mesta ricorrenza, le nostre sentite condoglianze, accolga la Signora Carmela insieme ai figli e a tutti i parenti queste modeste e disadorne notazioni quale sincero omaggio alla memoria del loro caro congiunto!

E siano più che certi che del loro congiunto noi serbiamo un caro ricordo e che sarà presente nelle nostre preghiere!

Categorie: Non dimentichiamo
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4 commenti
  1. Francesco Deonofrio scrive:

    Non posso che ringraziare,per le bellissime e sentite parole,molte delle quali avrei volute dirle l’anno scorso durante la messa,ma chiaramente non era facile.
    Un omaggio veramente bello.
    Con Stima,Francesco,il nipote maggiore

  2. Silvia scrive:

    Grazie per le bellissime parole appena lette.Ha cercato di descrivere la personalità di mio nonno con molta discrezione,la stessa che l’ha contraddistinto per tutta la sua vita. E’ passato un anno,la sua assenza si sente,ma il suo ricordo sempre vivo e intenso riesce a colmarla.Grazie ancora! Silvia

  3. marta scrive:

    Che dire…parole meravigliose.
    Grazie per questo splendido ricordo che, da nipote, mi ha fatto commuovere. Marta

  4. Antonella Di Dio scrive:

    Nel leggere queste commoventi parole ho avuto come la sensazione di una carezza si sei tu zio caro che vegli su me e su tutti quelli che ti hanno dimostrato affetto sincero mi manchi tantissimo ma penso che lo sai ciao un bacio dalla tua affezionatissima nipote