C
Cacamaruggiu s. m., reattino, scricciolo, persona di poco conto.
Cacentaru/casentaru ( greco ghs enteron, ghes enteron ) s. m., lombrico.
Caddhipu ( greco kalluntron calluntron, kallopizv callopizo ) s. m., il palo alla cui estremità veniva attaccato uno straccio bagnato per ripulire il forno, tirare la bracia, prima che venisse infornato il pane.
Caggia ( latino cavea; francese cage ) s. f., gabbia.
Ca’hisu ( arabo cafiz ) s. m., cafiso, antica misura di capacità per l’olio equivalente a 18 litri.
Ca’huna ( greco efagon - efagon, aor. di esqiv – estio ) s. m., profonda fossa dove va a finire ogni cosa inservibile; divoratore insaziabile.
Caja ( latino plaga ) s. f., piaga, ferita, dolore, dispiacere.
Calandriaddhi ( latino calandra? ) s. m., piccole allodole; sandali a strisce di pelle che portavano i nostri contadini. Per analogia ricordiamo le ciocie dei contadini della provincia di Frosinone, la Ciociaria.
Caliò ( greco kalos kalòs ) n. pr., bello. Cognome diffuso in Calabria.
Caloma ( cfr italiano calumare, calare a mare adagio funi, gomene; greco kalummia calummia;
spagnolo calomar ) s. f., fune dei pescatori; fame eccessiva, avidità, desiderio di qualcosa. Fr.:Mentra l’atri mangiavanu iddhu stacìa a la caloma, mentre gli altri mangiavano egli aspettava che gliene dessero.
Calostra ( latino colostra ) s. f., il latte subito dopo il parto.
Cambriccu ( inglese cambric ) s. m., Cambrì, tela finissima di cotone bianco detta pure pelle d’uovo. Cambric forma inglese della città francese di Cambray dove si fabbricava il tessuto.
Cammarara ( greco kammaronv , cammarono) v., mangiare carne nei giorni di digiuno prescritti dalla Chiesa. Fr.. Oia non mi cammaru, oggi osservo il digiuno, mi astengo dal mangiare carne.
Cammisa ( francese chemise ) s. f., camicia.
Canduscia/iu s. f/m, veste o abito mal cuciti e troppo larghi. Persona sgraziata e di poco conto.
Canigghi ( latino canicae ) s. m., crusca. Alimento che si dava ai cani.
Canigghiola ( latino canicae ) s. f., la forfora che per la sua squamosità somiglia alla crusca.
Cannamieli ( greco kanna + meli, canna+meli; latino canna mellis ) s. m., canna da zucchero. Vecchio toponimo del IX Vico di Corso Garibaldi di Girifalco.
Cannataru ( greco kaneon kaneon/kanat a / kanata ) s. m., canestro di canne intrecciate, vaso di metallo o di terra; nella fattispecie piccolo vaso di terracotta nel quale veniva conservato il lievito.
Cannarutu ( latino cannae, le canne della gola ), goloso.
Cannavù ( greco kanna kanna ) n.pr., ctr di Girifalco ai confini con il comune di Borgia.
Cannistra ( latino canistrum; greco kanastron kanastron ) s. f., canestro.
Cannizzi s.m., canniccio o stuoia fatti con canne spaccate e intrecciate.
Cantàru ( greco kantaros kàntaros; latino cantharus; arabo qintar ) s. m., antica misura di peso equivalente a 90 kg.
Càntaru ( greco kantaros, kàntaros; latino cantharus ) s.m., vaso con larghe anse, vaso da notte, pitale, pop. orinale.
Capadirtu ( latino caput per erectum ) locuz., tirare innanzi per diritto.
Capizza ( latino capistrum/capitia ) s. f., cavezza, guinzaglio, capestro; apertura superiore della tunica per cui passa la testa.
Cappucciu ( latino caput ) s. m., cappuccio, copricapo, varietà di cavolo.
Carapucciulu ( latino caput ) s. m., cappuccetto, piccolo copricapo dei bambini, cuffia.
Carcara v., calcare, premere, pressare.
Carcara ( latino calcaria ) s. f., cava di calce, fornace dove si cuoce la pietra calcare.
Carcarazza ( greco karakaxia karakaxia ) s. f., gazza.
Cardiddhu ( latino cardinulum/cardillus/cardo ) s. m., piccolo cardine, perno, lucchetto.
Carìa ( greco karua karùa, albero di noce ) n. pr., ctr. di Girifalco.
Carminu ( latino carmen ) s.m., il presunto incantesimo dei serpenti del sampavularu.
Carpinieddhu ( latino carpinus, albero ) n. pr., contrada nel comune di Girifalco.
Carpitieddhu ( francese carpette ) s. m., pannolano rustico che scendeva dalla testa ai fianchi e veniva indossato dalle donne in costume.
Carratiaddhu s. m., piccola botte per vini pregiati e liquori. Botte che veniva trasportata con i carri, donde il nome.
Carrera ( spagnolo carrera ) s. f., carriera, corsa, strada petrosa, acciottolata.
Carusara ( latino ca(put)+rasura; greco karhnon, carenon ) v., rapare, tosare.
Carusieddhu (napoletano carusiello) s.m., palla di creta, salvadanaio. Il carosello in origine era un gioco in cui i cavalieri vestiti alla moresca lanciavano agli avversari palle di creta piene di cenere.
Cascetta ( francese caissette ) s.f., cassetta.
Cascettuna s. m., chi non riesce a tenere un segreto, delatore, spia.
Casciuna ( francese caisson ) s. m., cassone, grande cassa.
Casu ( latino casèus ) s. m., cacio, formaggio.
Catanannu ( greco kata + anno, katà + anno) agg., oltre gli anni, molto anziano, vecchio.
Catarrattu ( greco katarractos catarractos, katarrev catarreo ) s. m., imposta ribaltabile che mette in comunicazione due piani, botola.
Catarru ( latino catarrhus; greco catarrev catarreo.) s. m., catarro, raffreddore, gronda il naso.
Catricalà ( katorux katorux ) n. pr., sotterrato, nascosto ; costruttore di trappole. Cognome diffuso in Calabria.
Cattivo/a ( latino captivus ) agg., prigioniero. Nell’accezione dialettale vedovo cioè preso/a dal dolore per la morte del coniuge.
Catu ( latino cadus; greco kados -cados ) s.m., orcio, giara, urna; secchio.
Catuaiu ( greco katoikia catoichia ) s. m., sotto l’abitazione, sotterraneo, stalla.
Catusu ( arabo qadus ) s.m., tombino per la raccolta delle acque piovane, fosso di scolo.
Cazi s. m., calzoni, pantaloni.
Ccippieddhu ( latino cippus ) s. m., grosso ceppo di legno adibito a sedile.
Ceddharu ( latino cellarium ) s. m., dispensa, cantina.
Ce’haleddha ( greco kefalh kefalè ) n. pr., testa, capo. Ctr. di Girifalco
Cefaly ( greco kefalh kefalè ) n. pr., capo, testa. Cognome diffuso in Calabria.
Cerasaru ( francese cerisier ) s. m., la pianta di ciliegio.
Cerasu ( latino cerasum/cerasus; greco kerasion kerasion; francese cerise ) s. m., ciliegio, ciliegia.
Cerasi maiatichi s. m., ciliegie che maturano a maggio ( Maius ).
Ceravolo ( greco keraulhs keraules ) n. pr., suonatore di corno, incantatore di serpenti. Cognome diffuso in Calabria.
Cernìra ( latino cernere ) v., vagliare, separare, setacciare.
Cervieddhu ( francese chevrette) s. f., capretto.
Chiantara v., piantare, mettere a dimora una pianta.
Chiancatus ( latino vl. palanca/planca ) s. m., soffitta, palco fatto di tavole.
Chiatara v., mormorare, sparlare, criticare.
Chiatu (latino placitum; francese plait) s. m., critica, maldicenza, mormorazione, sussurro. F.: Chiatu e richiatu uattu juarni dura, la critica, il mormorìo dura non più di otto giorni.
Chicàra ( greco kicanv kai kichmi, chichano e chichemi; latino applicare ) v., approdare, arrivare, raggiungere.
Chippu ( greci epiploos epiploos e hpar hepar) s. m., pancia.
Ciaramidu ( greco keramis keramìs ) s. m., embrice, tegola.
Cicculatera s. f., vecchio utensìle di cucina che serviva per preparare il caffè.
Ciculijara ( francese chatouller ) v., solleticare.
Ciebba ( arabo gabiyah ) s. f., cisterna, serbatoio d’acqua, vasca per l’irrigazione.
Cinanaru ( latino cellularius ) s. m., nell’accezione dialettale colui che lavora la terra altrui.
Cirmieddhu ( greco kirba kirba ) s. m., piccolo sacco.
Cirriti s.m., funghi.
Cista ( latino cista ) s. f., cesta.
Cisteddha ( latino cestella ) s. f., cestella.
Ciucciu ( da ciocciare, poppare ) s. m., asino, animale che cioccia, poppa; persona stupida.
Coddàra ( latino caldarium/caldaria ) s. f., caldaia.
Coddhàru ( latino collare ) s. m., collare.
Cogghira ( francese cueillir ) v., cogliere, raccogliere; colpire, fare bersaglio. F.: Mi cogghìu ntra l’uacchiu, mi ha colpito nell’occhio.
Cognitu ( latino cognosco ) voce verb/agg., conosciuto, noto. F.: No llaju cognitu, non lo conosco.
Colaierni ( greco Ieros + kalos, ieros + kalos ) n. pr., forti, magnifici e sacri sacerdoti.Ctr di Girifalco.
Colèo ( greco kkalev, kalèo ) v., gridare, vociare.
Colèrcia s.f., tasca interna della giacca.
Colìra ( latino colère ) v., giovare, curare.
Combustibila ( latino comburo ) s. m., il necessario per vivere, cibaria, vettovaglie, provvista di generi commestibili.
Conaci ( greco eikvn eikon ) n. pr., icona, immagine sacra.Cognome presente in Calabria.
Coraddhi s. f., varicella, malattia ensematica caratterizzata dalla comparsa di papule vescicolari donde la voce dialettale.
Coratulu ( latino curator ) s. m., curatore, il capo degli operai di un frantoio e che ha la cura dell’opificio.
Corazzuna ( spagnolo corazon ) s. m., persona molto buona e generosa, dal cuore grande.
Cotraru/a ( latino quadratus/quadrarius, nel senso di robusto ) s.f., uomo giovane e forte, giovane, ragazzo..
Cotto (inglese coat) s. m., cotto, cappotto.
Cotulijara v., abbacchiare.
Cozzala ( da cuazzu, nuca ) s. m., villano, uomo rozzo, testardo.
Cramugghiera ( greco cremannumi – cremannumi ) s.f., catena che sosteneva la caldaia sul fuoco.
Crisara ( greco krhsera, cresera ) s. f., vaglio fine, utensìle d’uso domestico per separare la crusca dalla farina.
Criscè ( francese crochet ) s. m., uncinetto.
Crista ( latino crista ) s. f., cresta.
Cristofaro ( latino Christifer ) s. m., che porta il Cristo. Cognome presente in Calabria.
Crivu ( latino cribum ) s. m., crivello, setaccio sia di vimini sia di metallo.
Crocchetto ( francese crochet ) s. m., gancio ( per affibbiare i vestiti ) .
Cruaccu (francese croc; germanico krokr ) s. m., gancio, uncino, in modo specifico pertica adunca per tirare a sé i rami degli alberi.
Crucijara ( latino crucio ) v., tormentare, angustiare. Nell’ accezione dialettale ha acquisito anche l’ idea di movimento con riferimento alla “ Via Crucis “ e quindi farsi vedere, apparire, spuntare… da lontano. F.: Ancora non si vida nuddhu cruciàra, ancora non si vede nessuno arrivare/apparire.
Crustuli ( latino crustulum ) s. m., dolci fatti in casa.
Cuacciu ( greco kokkos coccos; latino coccum ) s. m., chicco, granello, seme; forunculo, pustola maligna, carbonchio.
Cuaddhu s.m., collo.
Cuazzu s. m., nuca.
Cucchia s. f., coppia.
Cuccuma ( latino cuccuma, cuccumella ) s. f., brocca, tazza arrotondata.
Cucùddhu ( latino cucullio ) s. m., cappuccio, bozzolo.
Cucuzza (latino cucutia) s. f., zucca.
Cudiespina ( greco oikodespoina oicodespoina ) s. f., padrona della casa, donna che ha cura della casa, buona amministratrice della casa, laboriosa.
Cugnata ( francese cognèe) s. f., scure. F:: A darvuru cadutu ognunu curra cu la sua cugnata…ad albero caduto ognuno corre con la sua scure.
Cumbijara ( latino…ire ) v., intimare, mandare, inviare qualcuno verso/a: Frs:: Lu cumbijau a la scola, lo fece andare a scuola.
Cumparira ( latino comparere ) v., apparire, fare bella/buona figura.
Cundima ( latino condimentum ) s. f., condimento, condire, olio, qualsiasi genere di condimento.
Cunfrunta ( latino cum fronte) s. f., incontro. Vedi pure affruntata .
Cunzulu ( latino consolor ) s.m., consolazione, conforto; pranzo che i vicini di casa a sera portano ai familiari di un defunto.
Cuofina ( greco kofinos cofinos; latino cophinus ) s. f., corba, corbello; contenitore di fibra vegetale usato nei vecchi frantoi nell’operazione di spremitura delle olive.
Cuoppu s. m., antica misura corrispondente alla 32.ma parte di un tomolo.
Cupara ( francese couper ) v., cavare, scavare; eliminare, ammazzare.
Cupeta ( arabo qubbaita ) s. f., dolciume preparato con miele e noccioline.
Curciu/i ( latino curtus ) agg., accorciato, monco; frutto del castagno selvatico, quindi, non innestato.
Curnazza ( latino corona ) s. f., strofinaccio che, raccolto a mo’ di corona, veniva sistemato sulla testa per attutire il peso delle cose che venivano trasportate.
Curramara ( latino ramus ) v., abbacchiare le ulive, le noci.
Currija ( latino corrigia; francese courroie ) s.f., correggia, cinta.
Curtagghia ( greco cortos cortos, cortazv cortazo; latino cohortalis) s. f., letame; della corte, che appartiene alla corte e da qui l’etimo di Cortale (R. Barillà).
Curupu ( greco kouroupion kouroupion; kvrukos korucos ) s. m., piccolo vaso di creta ; appellativo dispregiativo.
Custura ( francese couture; spagnolo costura ) s. f., cucitura, cucito. F.: De custura mi siervu de…, per farmi cucire i vestiti vado da…
Custuriari ( francese couturier ) s.m., sarto.
Cutuleo ( greco kotillo kotillo ) s. m., chiacchierìo, parlottìo.
Cuturni ( greco kotornos cotornos ) s. m., cotorno, gambaletti di lana grezza che portavano i contadini. Ricordiamo i cuturnati Achei.
Cuverira ( latino cooperire; francese couvrir ) v., coprire, nascondere; se riferito agli animali: accoppiarsi, ingravidare.
Cuzzica ( latino cuticula, cutis ) s. f., crosta della pelle.
Cuzzupa ( greco volgare koutsoupon koutsoupon ) s.f., dolce pasquale ornato di uova sode.
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